ANTONIO CAGGIANO
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Qualcuno si sarà stupito di non trovare mai una recensione del Devon in questo sito, ma chi mi conosce sa il perché. Ci sono infatti due motivi: il primo è che non ho mai approvato fino in fondo la scelta di Antonio (ma neanche quella di Molettieri) di iniziare a produrre anche Fiano e Greco di Tufo, lui che è a Taurasi avrebbe dovuto fare un po’ di Coda di Volpe oppure restare al Fiagre, un divertimento bianco come il Grecomusc’ per Lonardo. Purtroppo sono proprio i ristoratori la croce e la delizia dei vini italiani: da un lato li promuovono, dall’altro contribuiscono ad alzare i prezzi, ritardare i pagamenti e, quel che è peggio, spingono i singoli produttori, anche quelli piccoli, a fare di tutto e in questo trappolone, complici alcuni rappresentanti annoiati, ci sono caduti un po’ tutti. Ma al di là del motivo, se volete, ideologico, il punto vero è che questi bianchi non mi sono mai piaciuti particolarmente e dunque ho preferito non parlarne perchè io parto sempre dal presupposto che chi lavora va rispettato e non insultato. Lo so, lo so: l’insulto è di moda e fa audience, spesso aiuta psicologicamente a ridefinire il proprio ruolo di analfabeta teppistello del web, ma noi invece preferiamo concentrarci su quello che ci piace dopo averlo provato. Questa, in fondo, è la caratteristica che da fiducia in questo sito. L’attesa in questo caso è stata premiata, complice una bottiglia tirata fuori dal cofano dell’auto durante un robusto pranzo cilentano dall’amico Maurizio Zito, grande appassionato del lavoro di Antonio. Ascoltiamo volentieri anche il consiglio di un amico e rivediamo allora questo bianco capace di confermare anzitutto la grande stagione 2006 vissuta dal Greco di Tufo, qualcosa in crescita continua con il passare dei mesi capace di ridisegnare persino la mappa delle nostre preferenze come in questo caso. Il Greco di Antonio viene dal freddo, nasce su terreno argilloso e calcareo a circa 500 metri di altezza, la resa si attesta non oltre i 65 quintali per ettaro, ben al di sotto del disciplinare. Il vino, giusta dosa di legno leggero, si presenta in buon equilibrio, elegante e al tempo stesso ben strutturato, capace cioé di occupare tutto il palato senza lasciare zone scoperte e di chiudere in modo lungo, netto e pulito. Mineralità, ma soprattutto freschezza al palato, l’alcol ben amalgamato con tutte le altre componenti, sicché la beva è gradevole, comunque impegnativa e cerebrale. Ci piace, per la sua sapidità, su tutta la cucina di mare rivisitata, convinti che sia necessario aspettare ancora un po’, diciamo un annetto, prima che sia capace di raggiungere il massimo. Ma anche l’inizio della fase di ossidazione sarà interessante e coinvolgente, spesso in questa fase tecnicamente di declino i grandi vini riescono ad essere fiabeschi. Ne riparleremo, spero, con l’amico che ce lo ha consigliato.
Sede: Taurasi, contrada Sala. Tel. e Fax 0827 74043 – info@cantinecaggiano.it – www.cantinecaggiano.it. Enologo: Giuseppe Caggiano con i consigli di Luigi Moio. Ettari: 20 di proprietà. Bottiglie prodotte: 100.000. Vitigni: aglianico, fiano di Avellino, greco di Tufo.
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