CASEBIANCHE
Uva: aglianico, barbera, primitivo
Fascia di prezzo: 7-8 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 24/30 – PALATO 24/30 – NON OMOLOGAZIONE 28/35
Diciamoci la verità (anche se per me è dura ammetterlo), la viticoltura cilentana, dopo i fasti vissuti dalla metà degli anni Novanta in poi e che si sono protratti fino a poco tempo fa, si è come bloccata. Sembra un’auto di media cilindrata che sbuffa in salita dietro un tir, senza riuscire a sorpassarlo. In generale, purtroppo, non c’è stato quel salto di qualità, quella spinta in avanti che tanto si auspicava, dopo le ottime premesse iniziali. Le bottiglie prodotte dai pur ottimi vignerons nostrani hanno avuto un parziale ed effimero successo commerciale e di critica, ma poi hanno segnato il passo. Le cause di questa defaillance sono molteplici e complesse. Certamente in tutto questo ha influito la crisi economica, la concorrenza spietata proveniente da altri territori vocati, i prezzi non sempre convenienti, lo spezzettamento terriero, l’inguaribile individualismo cilentano, un approccio a volte poco professionale, un inadeguato marketing, la carenza di know-how, ecc. Fatto sta che alcune aziende locali sono in affanno, lamentano un forte deficit finanziario, con un trend sul mercato decisamente negativo e hanno bottiglie invendute stoccate in cantina.
Per fortuna però, pur in un contesto così poco roseo, non mancano aziende cilentane che hanno avuto la lungimiranza di programmare per tempo il loro futuro, cercando di adeguarsi agli eventi e diversificando i loro prodotti. Certamente una di queste è rappresentata da Casebianche di Torchiara, condotta con impegno e passione dai coniugi Betty e Pasquale Mitrano, coadiuvati dal genio illuminante dell’enologo Fortunato Sebastiano. Betty e Pasquale sono due architetti che, stufi della routine cittadina, un bel giorno dell’anno 2000 ebbero il coraggio di lasciare tutto e di trasferirsi nella florida e quieta campagna cilentana alle porte di Torchiara. Qui essi si sono interamente dedicati all’agricoltura biologica su un terreno che si estende per 14 ettari tra il monte Stella e il torrente Acquasanta, non lontano dal mare di Agropoli. Soprattutto la loro occupazione e gli sforzi principali sono stati subito indirizzati verso una vigna di cinque ettari e mezzo che è impiantata non solo con i canonici vitigni locali di Aglianico, Fiano, Malvasia e Trebbiano, ma anche con Barbera, Piedirosso e Primitivo, per una produzione altamente qualitativa, seppur limitata a soltanto quattro tipologie di vino.
Betty e Pasquale, persone schiette e simpatiche, sono accomunati da un solido idillio amoroso che non conosce limiti. Sembrano due giovani colombi innamorati alle prime armi, sempre teneri e affettuosi. E questo loro amore vicendevole l’hanno trasferito proprio nella cura del loro vigneto da cui traggono il meglio.
In un tiepido e poco soleggiato mattino marzolino, in cui i tralci glabri sono in attesa di vedersi spuntare le prime gemme fogliari, sono ritornato a far visita in azienda ai coniugi Mitrano. Comodamente seduti sul sofà, abbiamo degustato i quattro vini della Casa in abbinamento ad alcune sfiziosità preparate da Betty. Alla fine ho deciso di porre l’accento sul rosso Dellemore 2009, affastellato da un uvaggio che comprende in modo predominante Aglianico, Barbera e poi saldo di Piedirosso e Primitivo, tutti vitigni allevati sul classico terreno locale di argilla mista a calcare, con il sistema a Guyot e con resa di appena 60 quintali per ettaro. La macerazione è naturale, cioè senza aggiunta di lieviti selezionati, e dura otto giorni in vasca d’acciaio. Dopo la fermentazione malolattica, che avviene in tonneau di legno, l’affinamento persiste sei mesi in contenitori di acciaio. La gradazione alcolica arriva fino a 13° C.
Guardiamo il vino nel bicchiere. Il colore è segnato da un cromatismo porpora con brillanti riflessi violacei, che sottolineano l’ancora giovane età. I profumi sono avvolgenti, vinosi, fruttati e ricordano le ciliegie, le more, e le amarene sotto spirito e sentori floreali di viole. In bocca è friand, perché ha un ottimo equilibrio tra zuccheri residui e acidità e con tannini che appena si percepiscono, soprattutto per il peso dell’Aglianico, ma non sono astringenti, tutt’altro. Il finale è fresco, balsamico e molto persistente e richiama le note fruttate già percepite al naso. Ideale compagno di formaggi semi-stagionati, salumi, minestre, risotto ai funghi, pasta al sugo e carpaccio di carne. Temperatura di servizio 16-18 gradi. Se potete fatene incetta, perché il prezzo qui è veramente conveniente. Provate!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Torchiara (SA) – Via Case Bianche, 8 – Tel. 0974/843244 – 3358147332 – Fax 0974/841491 – casebianche@tiscali.it – www.casebianche.eu – Enologo: Fortunato Sebastiano – Ettari vitati: 5,5 – Bottiglie prodotte circa 15.000 – Vitigni: Fiano, Trebbiano, Malvasia, Aglianico, Primitivo, Barbera e Piedirosso.
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