di Roberto Giuliani
Saverio Basagni è un piccolo produttore di Gaiole in Chianti, che con sua moglie Fabiana Giuliani porta avanti l’azienda vinicola e agrituristica Monterotondo. Come lui stesso ci racconta “l’azienda nasce nel 1959 per volere di mio nonno, rimanendo un hobby di mio padre fino al 1994. Da allora io e mia moglie abbiamo deciso di fare di Monterotondo la nostra vita. Abbiamo ricostruito tutti i vigneti oramai vecchi e non più adatti a produrre vino di qualità. Adesso abbiamo circa 4,5 ettari di Chianti Classico, di cui 3,2 a Sangiovese e la rimanente parte a Canaiolo, Malvasia nera, Colorino, Ciliegiolo, Mammolo e altre uve locali anche a bacca bianca. La cantina è stata negli anni rinnovata completamente e attrezzata con vasche e un impianto di imbottigliamento e confezionamento tutto in acciaio inox. La stanza di invecchiamento è stata arredata di botti da 7,5 hl e 10 hl dove i vini trascorrono un periodo di 12 mesi. La nostra filosofia è quella di produrre un ottimo vino senza l’utilizzo di prodotti chimici, infatti la nostra azienda è biologica dal 2003.”
Saverio, l’arrivo del Sars-cov-2 ha colto tutti di sorpresa, i provvedimenti presi dal governo sono stati subito drastici con il primo lockdown di questo millennio. Che conseguenze ha portato nella vostra azienda e cosa avete potuto fare per ridurre il danno?
Il lockdown ha fatto chiudere enoteche e ristoranti che sono il nostro mercato principale, quindi totale azzeramento delle vendite. La distribuzione che si occupa della commercializzazione dei nostri vini, in pochi giorni ha annullato tutti gli ordini di Pasqua, facendoci piombare in smarrimento e preoccupazione. Nelle settimane successive sono comparse offerte di siti e-commerce, poteva sembrare una soluzione immediata e di basso costo per le aziende, ma invece quello è un settore molto complicato che richiede grande competenza per non incorrere in sanzioni e soprattutto per non cadere in “incasso subito-con sconto”. Noi non abbiamo ceduto a questa tentazione. Purtroppo non abbiamo potuto fare quasi niente, siamo stai contattati da clienti fedeli che si sono fatti spedire a casa il vino, una piccola cosa ma in quel momento molto importante.
Il periodo estivo sembrava consentisse una seppur lenta ripartenza delle attività, ma in autunno siamo precipitati in una seconda fase altrettanto difficile. Nel frattempo tu e Fabiana avete affrontato la nuova vendemmia. Siete riusciti a trovare gli spazi sufficienti per poter vinificare la nuova annata?
Sì apparentemente c’era stata una timida ripresa con un po’ di lavoro di turismo tutto italiano, i ristoranti lavorando con meno della metà della capienza ci hanno fatto poco più del 20% del lavoro annuale. Purtroppo per poter arrivare alla vendemmia abbiamo dovuto con notevole sacrificio comprare un serbatoio grande per poter stoccare il vino non ancora imbottigliato. Comunque una vendemmia di qualità ma con grandi problemi. Certo è che un anno questa situazione la si può cercare di arginare, due no!
Da parte dello Stato che tipo di sostegno avete avuto? E il Consorzio del Chianti Classico quali azioni ha intrapreso per supportare i propri soci?
Lo Stato ci ha dato due volte 300 euro. Purtroppo non siamo rientrati nel contributo a fondo perduto perché hanno calcolato il fatturato del solo mese di aprile dell’anno precedente; questo calcolo è stato del tutto inadeguato per valutare la situazione economica, le aziende agricole hanno spese di gestione ogni mese, non si può interromperle come per altre attività. Il Consorzio ci ha sostenuto nella prima fase con webinar su come lavorare sui social (quindi più una sponsorizzazione delle società di marketing! Perché sarebbe un investimento molto alto economicamente parlando) Successivamente ha reso operativo “il pegno rotativo” (consente di trasformare in liquidità economica il vino che riposa in cantina, che funge come garanzia di un prestito; il prodotto, però, rimane a disposizione del produttore, che all’occorrenza può sostituirlo con quello delle annate successive, ndr). Niente altro.
Ora siamo nel 2021, ma si dà già per certa una terza fase con zone rosse, arancioni e gialle, sembra che il cappio continui a stringersi, pochi spiragli per essere ottimisti. Per voi che siete una piccola azienda a conduzione familiare e non potete contare sui grandi numeri, qual è l’impatto di un periodo così lungo di difficoltà e quali strategie pensate di adottare per portare avanti l’attività?
Pregare!!! A parte gli scherzi, essere una piccola azienda da un lato in questo momento ci aiuta, non avendo dipendenti e personale da stipendiare. Cerchiamo di fare tutto in casa senza aiuti esterni, limitando così le spese. Cerchiamo di mantenere i contatti con i nostri clienti e speriamo in una piccola ripartenza almeno in primavera. Fermo restando che nulla sarà come prima e nessuno può sapere come ripartiremo, è sicuro che la strada sarà tutta in salita.
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