Degustazione vini Mastroberardino – Nuove annate

Pubblicato in: Avellino
Con il professore Piero Mastroberardino, Massimo Di Renzo e due amici lombardi

di Enrico Malgi

Risalire all’inizio della viticoltura campana attraverso la fondazione delle prime aziende non è molto semplice, ma per fortuna alcune date sono state scolpite a lettere indelebili sul libro della storia, per cui è facile individuarne almeno un paio che sono ancora in attività. La prima è quella di Cantine di Marzo di Tufo già presente sul territorio irpino fin dal XVII secolo, mentre la registrazione ufficiale presso la Camera di Commercio di Avellino è avvenuta nel 1833 e subito dopo al secondo posto si piazza l’azienda Mastroberardino di Atripalda, che ha incominciato i primi esperimenti nella produzione del vino a metà del XVIII secolo col capostipite Pietro di Bernardino, mentre l’anno di nascita ufficiale è datato 1878.

Si tratta di due storiche ed antiche aziende che ho visitato in questi giorni in compagnia di amici lombardi. In questo frangente parliamo prima di Mastroberardino, una vera corazzata capace di produrre mediamente 1.700.000 bottiglie di vino l’anno e capitanata attualmente dal professore Piero Mastroberardino quale esponente della quarta generazione, dopo il bisnonno Angelo, il nonno Michele ed il papà Antonio. Un’azienda che non solo ha segnato un’epoca, ma che rappresenta a giusta ragione un modello virtuoso da seguire per l’efficienza manageriale e per la produzione altamente qualitativa, tanto da attirare l’attenzione su di sé da parte dei più importanti mezzi di comunicazione e degli stessi appassionati di tutto il mondo.

Dopo un’interessate visita al Mima (Museo d’Impresa Mastroberardino Atripalda), ricco di cimeli antichi, preziosi documenti storici e bottiglie di vino datate ed ancora ben conservate, abbiamo assaggiato cinque straordinarie etichette: due di bianchi e tre di rossi, attraverso un’eccellente masterclass guidata dall’ottimo e talentuoso enologo aziendale Massimo Di Renzo.

More Maiorum Bianco Irpina Doc 2017. Un blend paritario di Fiano e di Greco confezionato in questa versione proprio attraverso questo millesimo. Affinamento in barriques per un anno e mezzo e poi elevazione in vetro per 42 mesi. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo finale di 24,00 euro.

Alla vista si manifesta uno scintillante colore giallo dorato. Bouquet estremamente attraente, tanto da affascinare un naso scalpitante ed impaziente di decifrare tutta l’ampia gamma di profumi, che iniziano con gradevoli fragranze fruttate di pesca gialla, albicocca, mela annurca, nocciola ed ananas. Di seguito si percepiscono sontuosi effluvi di ginestra, biancospino ed erbe aromatiche, tratteggi speziati, spunti di pasticceria secca e sentori terziari. In bocca penetra un sorso subito frescamente salivante e morbido, sapido, sulfureo, arrotondato, vibrante di energia, sferzante, agrumato, fibroso e denso. Gusto accattivante, succoso, reattivo e scattante. Serbevolezza a lunga scadenza. Finale persistente ed appagante. Da provare su un risotto ai frutti di mare e mozzarella campana.

Stilema Fiano di Avellino Riserva Docg 2018. Ovviamente soltanto Fiano allevato nei vocati territori di Montefalcione e Manocalzati ad oltre 500 metri di altezza. Raccolta manuale delle uve a metà ottobre. Affinamento per due anni in acciaio, mentre il 10% fermenta e matura in barriques per un anno. Elevazione in boccia per un anno e mezzo. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo finale di 35,00 euro.

Nel calice risalta un sublime e lucente colore giallo paglierino. L’ampio spettro aromatico è portatore di esuberanti e goduriose credenziali fruttate di pera spadona, melone bianco, mela golden, clementina, nocciola e mandorla, innestate poi su conturbanti ed eterogenee suadenze di gelsomino, acacia, tiglio, menta, noce moscata, cannella e zenzero. Sontuoso l’attacco in bocca da parte di un sorso che si rivela immediatamente teso, glicerico, scorrevole, balsamico, pervasivo, centrato, sapido, minerale, elegante, equilibrato, polposo, arioso, dinamico e ben ritmato. Espressione palatale ottimamente articolata, cangiante e focalizzata su un crescendo rossiniano. Appeal seducente, affascinante, sensuale e balsamico. Siamo ancora all’inizio del percorso. Finale decisamente edonistico. Da abbinare ad un bel piatto di vermicelli a vongole e carne bianca.

Radici Taurasi Riserva Docg 2016. Antico e prestigioso marchio aziendale risalente al 1986. L’Aglianico viene coltivato nel vocato comune di Montemarano e vendemmiato ad inizio di novembre. Macerazione sulle bucce per 25 giorni. Affinamento in barriques di rovere francese e botti di rovere di Slavonia per 30 mesi e poi elevazione in bottiglia per 40 mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 41,00 euro.

Veste cromatica segnata da un appariscente e radioso colore rosso rubino intenso. Ventaglio olfattivo riccamente costellato da molteplici e variegati profumi, che rimembrano in successione deliberati e sfrontati vezzi di amarena, prugna, piccole drupe del sottobosco, viola, macchia mediterranea, noce moscata, pepe nero, chiodi di garofano e zenzero. Nuances prettamente terziarie consolidano e vanno a completare tutto l’ottimo registro aromatico. In bocca esordisce un sorso molto compiacente e collaborativo, che di primo acchito sfodera un appeal avvolgente, profondo, polposo, arrotondato, armonico, monumentale ed ottimamente equilibrato. Gradevolissima la freschezza che fa salivare tutto il palato. Maglia tannica magnificamente cesellata ed evoluta. Potenzialità di invecchiamento ancora intonso. Scatto finale assolutamente epicureo. Perfetto l’accostamento con un capretto al forno con patate e formaggi stagionati a pasta dura.

Naturalis Historia Taurasi Riserva Docg 2016. Anche questo Taurasi rappresenta un grande classico aziendale. Aglianico in purezza allevato a Mirabella Eclano. Lunga la macerazione con le bucce a temperatura controllata. Maturazione in barriques di rovere francese per due anni e poi affinamento in boccia per trenta mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 41,00 euro.

Nel calice occhieggia un sontuoso colore rosso fuoco. Impronta olfattiva decisamente avvincente e granitica, in cui si espandono a dismisura performanti profumi provenienti da un calibrato e bene articolato crogiolo. In soldoni emergono preziose e multiformi espansioni di visciola, cassis, mirtilli, fragola, violetta, muschio e menta. Seducenti poi le attinenze speziate, subito seguite da connotazioni terziarie di liquirizia, tabacco, cacao, caucciù, cioccolato fondente, cuoio, grafite, goudron e sospiri puramente empireumatici. Tuttavia è in bocca che il vino fa subito la differenza, virando verso un’esuberante accelerazione palatale, che conferma in toto le promesse già espresse all’olfatto attraverso un sorso maestoso, potente, avviluppante, imperioso, complesso, temperamentale, opulento, infiltrante, sublime e poderoso. Vino che sa trasmettere poi un fascino emozionale, gradevoli sapori ed una grande precisione tecnica. Il tutto supportato da una morbida percezione tattile, croccantezza del frutto, tannini talentuosi e ben cesellati ed una spalla acida gioiosamente impostata, che alita una ventata di freschezza per tutto il cavo orale. Uso del legno ben dosato. Ne avrà ancora per molti anni. Scatto finale epicureo. Su piatti di cacciagione e pecorino laticauda.

Stilema Taurasi Riserva Docg 2016. Aglianico raccolto tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre presso i vocati areali di Pietradefusi, Montemarano, Paternopoli e Mirabella Eclano. Affinamento per due anni in rovere di legno di Slavonia di circa 50 ettolitri e barriques di rovere francese non di primo passaggio. Elevazione in vetro per trenta mesi. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 65,00 euro.

Livrea decisamente rubineggiante e sfolgorante. Dall’ampio e promiscuo caleidoscopio si sprigiona un voluttuoso ed orgoglioso arsenale effusionale che ricorda la marasca, la prugna, la scorza d’arancia, i mirtilli, il ribes, le more, la viola mammola, l’iris, le erbe aromatiche, afflati speziati e convincenti costumanze terziarie. Bocca larga e ben disponibile, che accoglie un sorso avvolgente, voluminoso, centrato, etereo, austero, materico, sostanzioso, reattivo, balsamico, complesso e strutturato. Ma nel contempo il vino sa anche arruffianarsi il palato attraverso proposizioni di grande freschezza, morbidezza, purezza, sapidità, agilità, sensualità, aristocrazia, eleganza ed un’ottima bevibilità, insieme ad una trama tannica affusolata e setosa. Insomma, si tratta di un Taurasi diverso, segnato da uno specifico protocollo di vinificazione al modo antico e per questo connotato da un colore non molto concentrato, alcolicità non eccessiva, tannini molto morbidi ed un legno niente affatto invasivo. “Una interpretazione moderna dello stile dei grandi Taurasi degli anni ‘50 e ‘60” come si legge nella brochure. Longevità a lunga scadenza. Retroaroma impagabile. Abbinamento trasversale su piatti a base di carne, ma anche su una bella zuppa di pesce ed un tagliere di salumi irpini.

Abbiamo assaggiato una batteria di vini davvero eccellenti, che vogliono testimoniare con fierezza la loro appartenenza ad un territorio così unico e speciale come quello irpino. Tutto questo è frutto di un progetto aziendale altamente qualificato e determinante, che aggiunge valore assoluto a tutta la produzione vitivinicola, forte com’è di una lunga e consolidata esperienza.

Quasi alla fine della degustazione ci ha raggiunti il professore Piero Mastroberardino che, oltre a partecipare con noi ad una foto di gruppo, è stato protagonista di un interessante ed esauriente excursus storico sull’azienda di famiglia, molto gradito da tutti noi.

 

Mastroberardino Società Agricola Srl.
Via Manfredi, 75/81 – Atripalda (Av)
Tel. 0825 614111 –
pr@mastroberardino.com – www.mastroberardino.com
Enologo: Massimo Di Renzo
Ettari vitati: 260 – Bottiglie prodotte: 1.700.000
Vitigni: Aglianico, Piedirosso, Sciascinoso, Fiano, Greco, Falanghina, Coda di Volpe e Caprettone.


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