dall’inviata a Torino
Marina Alaimo
Lungo le spire suggestive della Rampa Nord del Lingotto di Torino si è raggruppata una fetta d’Italia straordinaria ed entusiasmante in occasione della grande degustazione Slow Wine seguita alla presentazione della guida ai vini 2013. Una lunga carrellata di volti rassicuranti, di piccole ed emozionanti storie di viticoltori hanno percorso la pista dove questa volta si sono collaudati i vini italiani che sanno raccontarsi e coinvolgere.
Per gli appassionati del settore è stata una esperienza eccezionale. Forse paragonabile a quella di un bambino che per la prima volta si reca in un grande luna park. L’organizzazione di un evento di tale portata ha funzionato molto bene. Le aziende partecipanti sono state 550 e quasi 1000 i vini in degustazione.
Il tutto condito da un’atmosfera di grande allegria e partecipazione. Una opportunità straordinaria per conoscere e rivedere quanti lavorano con coerenza e determinazione tra i vigneti e le cantine del nostro paese. E parto da Sud, rovesciando lo stivale almeno in questa occasione. Ecco il Grecomusc’ 2011 di Cantine Lonardo, chicca imperdibile. Poi il Satyricon 2009 ed il Poliphemo 2008 di Luigi Tecce, profondi ed avvolgenti. Il fiano mediterraneo della cantina San Giovanni ed i vini rassicuranti di Nicola Venditti.
Le etichette dei Sorrentino raccontano con leggiadria il suolo vulcanico del Vesuvio.Brindo alla grande energia che la Puglia ha saputo trasmettere in questa occasione con il metodo classico Gran Cuvèe XXI Secolo dell’azienda D’Araprì diretta da Girolamo d’Amico il quale, in maniera eccentrica, ha deciso di produrre esclusivamente bollicine in questa terra tradizionalmente vocata per altra tipologia di vini.
Come non provare i bianchi sorprendenti di Lino Carparelli prodotti nell’incantevole Valle d’Itria: bianco d’Alessano, verdeca e fiano minutolo.
Profondo, avvolgente e scorrevole il primitivo di Gioia del Colle Riserva2008 di Pietraventosa. Ottima interpretazione di aglianico del Vulture messa in campo dai vini di Gerardo Giuratrabocchetti (Cantina del Notaio), Elena Fucci e Musto Carmelitano.
Il Cirò A’ Vita sa sempre raccogliere ampi consensi. E poi la mia amatissima Sicilia. Mi soffermo con entusiasmo su una etichetta che conosco poco: il cerasuolo di Vittoria Dorilli 2009 di Planeta, vino di facile approccio, amico della convivialità e della leggerezza. Poi un vino sardo di antica memoria che solo un perfetto ricercatore di emozioni enoiche ha potuto portare sulla Rampa: Malvasia di Bosa Riserva2007 di Emidio Oggianu.
I vini sono tantissimi ed io vorrei provarli tutti, ma è umanamente impossibile. Così mi oriento verso una regione che conosco pochissimo, quasi per nulla, la Liguria. Scopro ed immagino un viaggio da realizzare al più presto tra vermentino e pigato – mi sorprendono soprattutto i bianchi.
Molto interessanti il Vermentino Colli di Luni 2011 Santa Caterina ed il Riviera Ligure Pigato 2011 Terre Rosse. Spuntano i lunghi baffi di Mario Pojer tra i vini del Trentino e lungamente sorseggio il suo Filii 2011 che ricorda i vini della Mosella: bassa gradazione alcolica, grande bevibilità, un gioco divertente di sapori e profumi. Esuberante e di gran carattere il Colli Tortonesi Timorasso Il Montino 2010 di La Colombera. In chiusura i grandi nebbiolo piemontesi. O almeno una piccola parte.
Piacevolmente austero e coinvolgente il Barbera d’Alba 2011 di Punset. Classicheggia con vigore il Barolo Le Brunate 2008 di Francesco Rinaldi. Racconta un’annata interessante il Barbaresco Basarin 2009 di Marco e Vittorio Adriano.
Un viaggio di questo tipo vale qualsiasi sacrificio. Anche quello di percorrerlo con le scarpe sbagliate. Non riesco mai a rinunciare ai tacchi, anche quando sono proprio fuori luogo.
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