Ci viene in mente durante le periodiche visite per la prossima guida Slow Wine, girando proprio per le vigne di Lapio, di organizzare una degustazione con i Fiano di Lapio, mettendo sotto i riflettori l’annata 2011. Eh si, chi l’avrebbe mai detto, che nel giro di un decennio da tre cantine esistenti saremmo riusciti a mettere in piedi un’orizzontale di Fiano dell’areale di Lapio con ben otto aziende!!! E questo è il concetto centrale espresso nell’introduzione da Luciano, insieme alla constatazione che le generazioni passate, come sempre lungimiranti, avessero centrato l’individuazione in Lapio, di una dei siti più vocati dell’Irpinia per la produzione del Fiano.
Il responsabile Slow Wine Campania, Basilicata e Calabria entra anche nel tema dell’annata 2011. Parte da una considerazione a livello nazionale spiegando che per i bianchi d’Italia l’annata in questione è stata particolarmente difficile, spiegando poi, che l’unica regione che si è salvata rispetto a questa valutazione è stata la Campania, ma più segnatamente l’Irpinia. E perchè questo? Perchè in annate particolarmente calde come la 2011, è la presenza di forti escursioni termiche che fa la differenza.
Ma cos’ha questo territorio, nello specifico, che riesce ad esprimersi a livelli così alti da consentirsi la realizzazione di vini che non temono confronti nemmeno con alti blasoni d’oltralpe? Ci viene in aiuto Massimo Di Renzo, enologo di Mastroberardino, che dopo averci descritto le caratteristiche del suolo, piuttosto argilloso e con scheletro calcareo, rispetto ad altri areali dove prevalgono i terreni sciolti, punta il dito sulla collocazione geografica del territorio in questione, che si trova in una condizione di perfetta soleggiatura estiva, ma anche in una ottimale ventilazione.
Infatti l’influenza del monte Tuoro che si trova a ridosso dei territori in questione è fondamentale per la protezione dalle correnti fredde e al tempo stesso ne determina le forti escursioni termiche che rappresentano la chiave di volta per le alte acidità e per la ricchezza e complessità dei profumi che riscontriamo nei vini. Anche se una volta non era così, ci spiega Angelo Pizzi, enologo di lungo corso che cura la cantina di Clelia Romano, Colli di Lapio.
La vitivinicoltura di oggi a Lapio – dice Angelo – è completamente diversa da quella di una volta, ora l’allevamento delle viti è a spalliera, una volta si praticava il tendone con altre colture associate alla vite. Una volta si usava il torchio, ora le presse soffici, all’epoca si vinificava senza usare lieviti, con macerazione sulle bucce per ottenere un vino dolce, che poi veniva filtrato proprio per fermarne la fermentazione ad un certo grado zuccherino. Insomma era una vinificazione che può considerarsi l’antesignana dei cosiddetti vini naturali. Alcuni di questi erano anche molto longevi. Ma la caretteristica principale che fa questo territorio diverso dagli altri, secondo Michele D’Argenio, enologo di Montesole, oltre agli intensi e “lunghi” sentori floreali, si concretizza in una particolare forte sapidità che alcuni definiscono “gusto Umami” che rende questi Fiano molto più opulenti e carichi rispetto a quelli più snelli di altri areali.
Evitiamo di analizzare nel dettaglio i singoli vini, sia perchè l’esperimento che avevamo fatto di distribuire una scheda di valutazione grossolana ci ha consegnato, in linea di massima, un risultato che mette in evidenza (chi più, chi meno) i caratteri comuni riguardo ai diversi vini in degustazione, sia perchè lo scopo della orizzontale non era quello di verificare quale vino emergesse rispetto agli altri, quanto piuttosto capire e far emergere le specificità dell’areale che sopra vi abbiamo descritto.
Per completezza del lavoro, invece, preferiamo far seguire le principali informazioni e riferimenti delle aziende dell’areale.
Colli di Lapio
L’azienda nasce nel ’94, la storia è sempre quella, prima conferitori di uve e poi il salto a vinificatori e imbottigliatori. Chi muove i fili dell’azienda è l’inossidabile e simpaticissima Clelia Romano, coadiuvata dal marito Angelo che si occupa delle vigne e dal figlio Federico che prevalentemente sovrintende alla logistica, agli acquisti, e l rapporto con i clienti. Tre sono le etichette dei vini prodotti, inizialmente solo il Fiano, poi anche l’aglianico ed il Taurasi. I terreni a disposizione consistono in 6 ha di Fiano di proprietà e 4 ha di aglianico oggetto di accordo con alcuni vignaioli della zona. Bottiglie prodotte 50000/60000(40000/50000 solo di Fiano).
Feudo Apiano
Una delle ultime nate a Lapio, la prima etichetta è proprio del 2011, l‘azienda agricola si estende sui territori dei comuni di Lapio e Taurasi. A conduzione familiare, coltiva i propri terreni adottando sistemi di lotta integrata nel rispetto dell’ambiente e della salubrità delle produzioni. Attualmente, ha un‘ estensione di circa 9 ettari, di cui 6 coltivati a vigneti di Fiano ed Aglianico, nei comuni di Lapio e Taurasi, circa 2 Ha coltivati ad uliveti a Lapio e poco meno di un ettaro a castagneto e noceto. Produce anche un ottimo olio.
Si occupa soprattutto delle coltivazioni, ma anche delle altre fasi della produzione, Angelo Silano, tecnologo alimentare ed agronomo, che dopo varie esperienze, anche in Francia con il G.I.V., oltre a lanciare l’azienda di famiglia, ora segue agronomicamente alcune aziende insieme a Vincenzo Mercurio.
Femìa
La storia di questa azienda inizia verso la fine dell’800. Il capostipite viticoltore fu Gaetano Todisco che, emigrante di ritorno dalle americhe, iniziò a coltivare viti. L’impresa continuò attraverso il figlio Giuliano che a causa della guerra dovette interrompere per poi riprendere appena tornato in patria vero la fine degli anni ’40.
Il testimone, passato per le mani del figlio Giovanni, è ora saldamente nelle mani di Marco e Giuliano Todisco, figli di Giovanni. Negli ultimi anni, dalla mera coltivazione dei 9 ha vitati di proprietà, si passa anche alla vinificazione ed all’imbottigliamento delle circa 30.000 bottiglie prodotte tra Fiano di Avellino(soprattutto), ma anche Aglianico e Taurasi.
Nicola Romano
L’Azienda Romano nasce ufficialmente nel 1985, anche se la vite era coltivata già dalle generazioni precedenti, ma non in termini intensivi. Infatti Nicola conserva ancora qualche piccolo appezzamento con il tradizionale sistema d’allevamento a starseta. Nel 1988 comincia l’imbottigliamento del Fiano di Avellino “Apianum” DOC, e l’azienda è tra le prime ad iscriversi nell’albo della viticoltura irpina. La superficie aziendale vitata è di circa 4 ettari seguiti direttamente da Nicola Romano e dal figlio Amerino.
I vini prodotti, esclusivamente con uve provenieti dai propri vigneti, sono il Fiano di Avellino, il Taurasi e l’ Aglianico.
Le bottiglie prodotte ammontano a 15.000/20.000.
Rocca del Principe
La piccola, ma accorsatissima azienda, nasce del 2004, anche se quell’anno è da considerarsi il primo ma solo per quanto riguarda l’imbottigliamento, infatti le vigne si coltivavano da sempre, in famiglia. L’estensione attuale dell’azienda è di circa 10 ha, di cui 5ha coltivati a Fiano, 1 ha circa ad aglianico ed il restante a colture arboree , frutteto, oliveto ed ortaggi. Ercole Zarrella, insieme alla moglia Aurelia, sono gli elementi più impegnati nel progetto di famiglia, ma collaborano anche il papà ed il fratello.
E’ dell’anno scorso la decisione di uscire sul mercato, con il Fiano, l’anno successivo alla vendemmia. Infatti nella degustazione, abbiamo sentito la 2011 ancora in affinamento in una nuova bottiglia dalla forma diversa (champagnotta) e con una grafica più accattivante!!!
Tenuta Scuotto
La 2011 è la prima uscita dell’azienda, nel mentre si completano i lavori di ampliamento della cantina. Il titolare Edoardo Scotto, imprenditore di successo a Napoli nel campo della stampa fotografica, innamoratosi dei territori di Lapio, ha deciso qualche anno fa di investire in Irpinia e realizzare una piccola azienda vitivinicola di soli 2 ha di estensione con allevamento a guyot. L’incontro con Angelo Valentino, enologo, teorico dei bianchi in legno, lo porterà di qui a breve a sperimentare un altro Fiano d’avanguardia fermentato nelle botti grandi alsaziane. Totale di bottiglie prodotte circa 20.000, due etichette, Fiano ed Aglianico, almeno per il momento.
De Maria
Con i suoi 12 ha ed oltre di terreni vitati , forse è la cantina di Lapio con maggiori potenzialità produttive. L’azienda, fondata nel 2008 dal professore Michele De Maria, enologo e presidente della neonata Associazione Viticoltori di Lapio, è seguita dai due figli, Lucio e Carmine, il primo veterinario con la passione per i cavalli (ne possiede 3), il secondo geometra impegnato anche nel campo immobiliare.
E per di più, in vinificazione si avvalgono dei consigli di Michele D’Argenio, enologo dell’azienda Montesole. In progetto sperimentazioni di Fiano in legni particolari : gelso(tostato e al naturale) e rovere irpino (non tostato). Attualmente la produzione annuale si ferma tra le 15.000 e le 20.000 bottiglie, ma con potenzialità enormemente maggiori. Le etichette sono quattro : Fiano, Aglianico, Rosato e Taurasi.
Filadoro
Nel 2008 il primo imbottigliamento dei coniugi Lepore-Filadoro, ma la coltivazione delle viti lì si fa praticamente da sempre. I 6 ha circa di vigna di proprietà sono condotti
da Giancarlo, dal suocero e dai cognati con grande passione e volontà. Anche qui, per il Fiano, si è arrivati alla determinazione di uscire sul mercato l’anno successivo alla vendemmia, e per il crù Santàri, addirittura dopo due anni. Una aizenda che produce solo 30.000 bottiglie ma punta alla qualità, testimoniato anche da un altro esperimento in corso : uno spumante di Fiano metodo classico che promette bene, almeno per il momento.
La degustazione si chiude con alcuni piatti preparati dalla mamma di Andrea Capobianco, titolare dell’Enoteca che ci ha ospitato e al quale vanno i nostri ringraziamenti, i cecatielli con i broccoli, dall’ agriturismo “Il Torchio” di Montecalvo Irpino, la pasta e fagioli, e le famose polpette dell’ agriturismo ” A Casa di Susanna”di Sorbo Serpico.
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