di Enrico Malgi
Numerosa e variegata batteria di bottiglie in vetrina al Paestum Wine Festival, nell’ambito della manifestazione “I Migliori Vini della Campania”, curata e diretta da Luca Maroni e splendidamente ospitata nei saloni dell’Hotel Mec Paestum. Un campionario certamente non esaustivo delle grosse potenzialità che può esprimere al momento la regione Campania, che è all’avanguardia in questo settore a livello nazionale, come ha giustamente sottolineato lo stesso Luca Maroni, ma certamente si è trattato di una proposta qualitativamente attendibile. Stranamente, però, quello che mi ha stupito in negativo è il fatto che sul versante bianchista si è registrata la mancata premiazione di etichette di Fiano e di Greco, mentre di contro la Falanghina ha recitato la parte del leone, razziando copiosi riconoscimenti anche in versione spumante.
Le ventidue aziende campane partecipanti hanno proposto in degustazione al pubblico in sala non solo i loro vini vincitori della kermesse, ma anche altre etichette parimenti valide. Personalmente ho assaggiato buona parte delle bottiglie vincitrici. Ecco allora qui di seguito le mie impressioni sensoriali ricavate su alcune di esse.
Kapnios 2011 Aglianico Amaro Appassito di Masseria Frattasi. Punteggio di 98 e premiato come miglior vino rosso della Campania insieme con il Radici Riserva di Mastroberardino.
Si tratta di un vino ricavato da uve appassite in fruttaio all’aperto e prodotto con limitato numero di bottiglie. Una vera chicca per palati fini, che si riferisce ad una sorta di Amarone campano molto giovane, ma già in grado di esprimersi adesso su ottimi livelli.
Caratteristico bouquet ampio ed avvolgente, che mette in rilievo sentori inebrianti di frutta rossa matura come le prugne e le marasche, insieme con ricordi del sottobosco come le more ed il ribes; a vezzi floreali di rosa appassita e poi in itinere il vino evidenzia aromi di tabacco e di goudron e speziate rimembranze di vaniglia e di noce moscata. In bocca il sorso è caldo per l’elevata alcolicità, ma è anche fresco per la buona acidità. E’ vibratamente tannico, ma evoluto; sapientemente fruttato, ma non cede certamente a tipologiche lusinghe marmellatose. La struttura portante è potente, ma anche morbida e vellutata; il vino è poi succoso ed appagante. Il finale è lungo e pervasivo e lascia la bocca dolcina, piena e soddisfatta. Tra un lustro o due darà il meglio di sé.
Taurasi Radici Riserva 2007 di Mastroberardino. Aglianico. Punteggio di 98 e miglior vino rosso della Campania insieme col Kapnios.
Il profilo aromatico evidenzia subito un ricco e composito bouquet, che regala gradevoli sensazioni profumate di ribes, amarena, violetta, vegetali, tabacco, vaniglia, cioccolato e tostato. In bocca il gusto rivaleggia a pieno titolo con l’olfatto, laddove il sorso regala infinite emozioni fruttate e floreali. Il vino è ancora sostenuto da un’ottima e gradevole intelaiatura tannica e da scapitante vitalità. E’ poi sapido, maturo, seducente, minerale, vellutato, morbido, armonico, equilibrato, austero, corposo, maestoso, opulento, empireumatico e potente e segnato da un grip di rimarcata acidità che rinfresca tutto il palato. Finale lungo e godereccio. Anche qui il meglio deve ancora avvenire, perché la spinta propulsiva è ancora in fase di crescita.
Fiorduva 2012 di Marisa Cuomo. Ripoli, ginestra e fenile. Punteggio di 90 e miglior vino della Costiera Amalfitana.
Si tratta certamente di un vino molto giovane e vivace, che simboleggia inconfondibilmente l’unicità territoriale e che conquista subito per il suo seducente appeal.
I profumi che salgono al naso sono esplosivi e penetranti e si manifestano in nuances fruttatamente esotiche di papaya e di mango; fittezze floreali di gelsomino e di ginestra; aromi speziatamente coinvolgenti; ebbrezze vegetali di rosmarino, di salvia e di foglie di limoni della Costiera; ed essenze mosse di acqua marina. In bocca il vino esplode in un approccio palatale ricco e pervasivo. Ad abundantiam, ecco farsi avanti un corollario ricco di frutta fresca, secca e candita, di miele e di zafferano. Il vino è anche sapido, minerale e fresco. Il finale ha uno slancio felino che prima s’impossessa del palato e poi lo aggrazia voluttuosamente. Siamo ancora all’inizio della storia e, quindi, la serbevolezza durerà all’infinito.
Montevetrano 2011 di Silvia Imparato. Cabernet sauvignon, merlot ed aglianico. Punteggio 91 e miglior vino della provincia di Salerno.
Che aggiungere ancora di quanto già scritto e riscritto di questo Supercampano straordinario che è entrato ormai nella leggenda. Come degno ambasciatore della Campania enologica, rappresenta l’orgoglio di tutta la viticoltura meridionale e/o di quella nazionale, stando ai copiosi e reiterati premi di cui immancabilmente fa incetta da anni.
L’unico difetto che si può trovare a questo millesimo è quello di essere un vino molto giovane, non ancora nel pieno del suo fulgore, ma già così è sfacciatamente voluttuoso e segnato da un futuro lungo e radioso.
Dal bicchiere salgono fino al naso profumi intensi e conturbanti di piccoli frutti boisé di mirtillo e di ribes; serene grazie di fiori secchi; umori di erbe mediterranee; speziate costumanze di chiodi di garofano e di anice; e pregevoli sensazioni di fumé, di goudron, di liquirizia e di balsamicità. La bocca è ancora tenera come quella di un lattante, seppur assalita da vibranti rigurgiti tannici. La beva è comunque fresca, equilibrata, sapida, minerale, morbida, elegante, dinamica, polposa, eterea e materica. La chiusura è gradevolmente e pervasivamente lunga e godibile. Mi raccomando, acquistate le bottiglie adesso e dimenticatevele in cantina per lunghi anni.
Omaggio a Gillo Dorfles 2010 di San Salvatore. Aglianico. Punteggio 90 e miglior vino del Cilento, insieme con il Mimì Rosso.
Corredo aromatico invitante e prorompente, in cui risaltano dolci esuberanze fruttate alberose e sottoboscose, tra cui “un mirtilloso squillo di bosco” e parvenze territorialmente floreali. Odoroso bouquet terziario di spezie orientali galleggianti in etere, di tostatura di caffè, di erbe aromatiche e di mentolo. Il sorso, appena ingollato, si va a distendere placidamente sulla lingua e subito raggiunge la vetta del puro edonismo: frutto maturo e delicato, sapidità, carnosità, morbidezza e freschezza, con quest’ultima che contrasta e modula la quasi integra spigolosità della componente tannica e l’elevata alcolicità. Ampie potenzialità di evolversi nel tempo. L’allungo finale è ampio ed accattivante. Chapeau!
Mimì Rosso 2012 di I Vini del Cavaliere. Barbera, sangiovese e cabernet sauvignon. Punteggio 90 e miglior vino del Cilento, insieme con il Gillo Dorfles.
Non si può certamente definire un blend puramente territoriale ma ormai, come insegna il Montevetrano, tutte le strade sono percorribili per ottenere comunque un’ottima resa.
All’olfatto salgono compositi effluvi floreali e fruttati tout en finesse di more, mirtilli, amarene e viola. Le papille gustative, appena ricevuto il sorso, registrano e scansionano subito due importanti componenti: cremosa vinosità ed accentuata tannicità, ottimamente bilanciate però da note acidule e morbide che pervadono tutto il cavo orale. Il vino, senza esibire particolari ghirigori, è comunque godibilmente fruttato e floreale e con incipienti sensazioni di tostato, di vaniglia, di cannella, di sapidità e di mineralità. Non ha trascorso un lungo periodo nel legno, che anzi è stato dosato sapientemente. In questo modo il vino non è per niente concentrato ed appiattito, ma anzi è godibile già da adesso e sicuramente migliorabile in futuro. Retrogusto libidinosamente lungo.
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