di Cosimo Torlo
Sempre di più parlare del vino in bottiglia è un diminutivo, oggi il valore del prodotto è strettamente legato al suo territorio di provenienza, perché per il consumatore realmente interessato il vino è anche una meta di vacanza, di approfondimento, di crescita culturale. Ecco perché il detto “vino che ami territorio che vai” ha sempre di più un suo perché.
Parlare di enoturismo in Italia vuol dire in particolare occuparsi della Toscana, la regione che secondo tutte le analisi sui flussi turistici legati al vino è quella di gran lunga al vertice nelle preferenze degli appassionati di bacco. Ben il 45% dei Wine lovers hanno questa destinazione in mente quando pensano ad una vacanza per cantine, con il Chianti Classico e Montalcino al vertice. Il dato è solo leggermente inferiore per quel che riguarda il turista straniero, questo anche perché la capacità ricettiva della regione ha raggiunto livelli di eccellenza, ma non è stato sempre così.
La prima volta che sono stato nel Chianti Classico era l’anno 1985, con degli amici scegliemmo una bella villona a Gaiole in Chianti, Villa Vistarenni, oggi splendida residenza d’epoca d’impianto rinascimentale immersa tra le colline del Chianti, affacciata sui borghi medievali di Radda in Chianti e Volpaia. La trovammo su uno di quegli opuscoli sugli agriturismi toscani, allora c’era solo questo strumento, e la scegliemmo per la sua posizione, la descrizione, e come avveniva allora andando a naso. L’impatto fu sicuramente problematico, la residenza che allora era gestita dalla proprietaria ed era certamente fascinosa, ma con le classiche magagne di residenze che un tempo avevano visto tempi migliori, non mancavano arredi interessanti, ma era sicuramente inadeguata per quel che concerneva servizi e riscaldamento. Essendo pieno inverno patimmo non poco il freddo, cosa che però ci spinse a frequentare più spesso i locali caldi dei dintorni. In particolare quelli dove era possibile bere del buon Chianti Classico mangiando i piatti tipici locali.
Erano quelli gli anni nei quali in quei territori era in corso quella fase storica che portava a compimento il passaggio da realtà chiusa e autoctona a un luogo dove investitori italiani e stranieri compravano le molte proprietà rurali abbandonate dai vecchi contadini ad ottime condizioni economiche. Un fenomeno che cambiò negli anni a venire completamente anche il mondo del vino, partirono allora i reimpianti dei vitigni, rifacimento delle cantine e grazie ad alcuni produttori il concetto stesso di sangiovese e del suo valore. Allora il vino costava poco, a parte alcuni nomi che già si erano affermati, il grosso del prodotto era ancora in mano ai grandi commercianti. Ma qualcosa di buono lo scovammo, e per me fu un inizio di un amore che è cresciuto col tempo. Tornammo a casa con una discreta scorta di Chianti Classico, che non durò molto, dello splendido olio extravergine d’oliva al pari dei salumi e formaggi prodotti dalla Antica Macelleria Falorni di Greve in Chianti, oggi come allora un indirizzo di eccellenza alimentare di quella terra.
Negli anni a venire il Chianti Classico ha avuto un boom tra i più significativi grazie alla sinergia che si è instaurata tra diversi soggetti presenti sul territorio; i produttori, sia quelli storici che i molti cha hanno deciso di trasferirsi in quelle colline per viverci oltre che fare vini, e alcuni nomi che fanno parte della storia della Toscana e non solo, ricordo Ricasoli, Antinori, Frescobaldi, così come chi amministrava la cosa pubblica, sindaci di grandissimo valore che hanno saputo accompagnare in maniera intelligente e lungimirante il processo di crescita, per tutti voglio ricordare quello che è stato per me anche un caro amico da poco tempo scomparso, Paolo Saturnini, che per quasi 15 anni, dal 1990 al 2004 fu sindaco proprio di Greve in Chianti. Ed ovviamente il Consorzio del Chianti Classico, che grazie all’apporto di tutti i produttori e dei vari presidenti che si sono succeduti hanno saputo portare il Chianti Classico al traguardo del suoi 300 anni di storia “senza neanche una penna bianca”, come recitava uno degli slogan scelti per le celebrazioni del 2016.
Un vino che è leggenda, nato in quel medioevo che è forse l’epoca più straordinaria del Gallo Nero, il simbolo del territorio e allora della sua Lega Militare. C’è un racconto molto divertente sulla definizione dei confini tra Siena e Firenze, allora acerrime nemiche che per fissare i confini, senza troppi spargimenti di sangue decisero che due cavalieri dovevano partire dalle rispettive città al primo canto del gallo e nel punto dove si sarebbero incontrati si sarebbe fissato il confine. Ma i fiorentini più scaltri e furbi presero il Gallo Nero e lo lasciarono senza mangiare per qualche giorno, in modo che cantasse prima dell’alba. Fu così che il cavaliere fiorentino partì per primo e arrivò a Fonterutoli prima d incontrare il rivale senese, spostando in questo modo più a sud il confine del territorio. Quel luogo segna ancora oggi i confini tra le due province.
Il Chianti Classico è un vino che potrei definire completo, rassicurante, amorevole, schietto e con le sue diverse tipologie in grado di offrire espressioni organolettiche talmente diverse da soddisfare sia consumatori acerbi che sofisticati. Mi piace inserirmi nella categoria dei consumatori country, che amano la convivialità, la bella musica, il cibo schietto, e il vino buono. Tutto questo ne ho avuto ennesima conferma in un’ampia degustazione che ho potuto realizzare grazie al contributo del Consorzio del Chianti Classico, campioni di oltre 70 aziende che mi hanno permesso di assaggiare o riassaggiare le diverse tipologie prodotte di diverse annate; Chianti Classico Annata, Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione. Un lavoro complesso, impegnativo e decisamente entusiasmante oltre che un balsamo in questi tempi di quarantena.
Qui di seguito le mie personali valutazioni, suddivise in tre fasce, i migliori, con i Tre Ghiottoni, quelli con due e quelli con uno. Troverete tra le diverse classificazioni dei contributi personali sul loro modo di vedere il Chianti Classico di alcuni dei recenti presidenti del Consorzio, testimonianze che raccontano dal di dentro questo territorio, la sua cultura, la sua anima.
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Chianti Classico annata 2019: si presenta con un grande equilibrio, ottima la materia prima, dicasi il Sangiovese, un vino che si esprimerà sicuramente alla grandissima anche negli anni a venire. Lo dimostra la valutazione complessiva che do ai campioni che ho degustato.
Con tre Ghiottoni; Riecine, Castello di Volpaia, Rocca delle Macie – Tenuta S. Alfonso, Brolio, Carpineto, Cecchi – Ribaldoni, Bibbiano, Castello di Ama.
Due Ghiottoni; Podere Terreno, Poggerino.
Un Ghiottone; Arillo in Terrabianca, Cigliano di Sopra, Poggio Regini, Cantine Guidi, Terre di Meluzzano.
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Per Giovanni Manetti, attuale Presidente del Consorzio del Chianti Classico e titolare dell’azienda Fontodi il periodo che stiamo vivendo è tra i più duri della storia del Chianti Classico ma “il valore del territorio oggi come ieri sarà il futuro del Chianti Classico. Nell’universo dei vini di alta qualità, a cui il Chianti Classico appartiene, il territorio è il fattore che riveste sempre più importanza per raggiungere livelli di eccellenza. Infatti, con tutte le sue sfaccettature ricche di elementi naturali quali il suolo, il microclima, l’altitudine, ed elementi umani quali le tradizioni e la cultura, è proprio il terroir che dona unicità e autenticità al nostro vino. Caratteristiche queste che sono e saranno ancor più apprezzate dopo che saremo tornati alla normalità dai wine-lovers, essenziali per vincere la concorrenza con gli altri grandi vini del mondo. Cresce infatti ogni giorno la consapevolezza nei viticoltori chiantigiani di avere a disposizione un territorio “magico” per la bellezza del suo paesaggio collinare così vario, armonioso e ricchissimo di biodiversità.
Il nostro impegno quotidiano sta nel trasferire il carattere unico del territorio nei vini del Gallo Nero: è questa la strada maestra verso una qualità sempre più elevata. Naturalmente un patrimonio come il territorio non deve essere solo valorizzato ma anche tutelato, ed è per questo che i viticoltori del Chianti Classico da tempo mostrano un’attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente. Il prendersi cura della terra non solo risponde ad una sfida quanto mai attuale, ma è anche il principio ispiratore della candidatura del paesaggio culturale del Chianti Classico a Patrimonio dell’Umanità.”
Chianti Classico annata 2018: Nel complesso una squisita annata, vini freschi e piacevoli, che in alcune versioni saranno apprezzate anche nel medio e lungo invecchiamento. Una serie di campioni mi hanno letteralmente entusiasmato.
Tre Ghiottoni; Badia a Coltibuono, Vallone di Cecione, Isole e Olena, Castellinuzza e Piuca, Casaloste, Fontodi, Monsanto, Ruffino – Santedame, Querciabella, Le Corti, La Sala del Torriano, Rocca di Montegrossi, Rocca delle Macie – Tenuta S. Alfredo, Panzanello, Brolio, Torlinbrecoli.
Due Ghiottoni; Montefioralle, Podere Terreno, Fonterutoli, Banfi – Fonte alla Selva, Castello di Querceto, Melini – Granaio, Montecalvi, Rignana, Ormanni, Castello di Meleto, Castello la Leccia, Vigna Maggio – Terre di Prenzano, Vallepicciola, Pomona.
Un Ghiottone; Castello di Grevepesa – Clemente VII, Querceto di Castellina, Tenuta di Nozzole, Casavecchia alla Piazza, Geografico – Castello di Radda, Valiano – Poggio Teo, Terre di Melazzano, Porona, San Michele a Torri – Tenuta la Gabbiola, Concadoro.
Riserva 2018
Tre Ghiottoni; Riecine, Castello di Volpaia, Castello di Ama – Montebuoni, Bibbiano – Capannino e Montornello, Brolio.
Due Ghiottoni; Torcibrencoli – Maria Gioconda.
Gran Selezione 2018: Tre Ghiottoni a Bibbiano – Montornello. Un Ghiottone Piccini – Valiano 6.38.
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Sergio Zingarelli, titolare di Rocca delle Macie è stato il penultimo Presidente e “Mi ricordo ancora adesso la grande emozione di quando sono stato nominato Presidente del Consorzio nel 2012 e, non è stata da meno nel 2015, quella quando sono stato confermato per altri 3 anni. Un onore presiedere il primo Consorzio vitivinicolo d’Italia, per storicità e importanza.
Un’esperienza bellissima, gratificante, ma anche molto impegnativa e piena di responsabilità.
Sono stati 6 anni ricchi di cambiamenti e avvenimenti che hanno influito, in maniera positiva, sul successo della nostra denominazione. L’introduzione della Gran selezione nel 2014, a coronamento di un lavoro partito tempo prima, il restyling dopo 90 anni del nostro marchio storico, il Gallo Nero, al quale abbiamo donato maggiore fierezza e importanza.
I festeggiamenti per i 300 anni dal primo documento storico della nostra denominazione, coronata con l’organizzazione di una tappa a cronometro del Giro d’Italia, svolta interamente all’interno del territorio del Chianti e che, per la prima volta, è stata chiamata con il nome del nostro vino, la “Tappa del Chianti Classico”. Una vera e propria finestra sul nostro magnifico territorio.
Una finestra che continua ad essere uno dei luoghi più desiderati dagli amanti del vino, del bello, del piacere intangibile e materiale al tempo stesso. Affascinanti da quel mondo schietto e franco quali sono i suoi abitanti, con i colori caldi del grano e dei vigneti, sono alcuni degli elementi che affascinano e stimolano il viaggio per vivere una sicura esperienza multisensoriale. Sono contento che tutti i produttori continuino a investire e credere sulla valorizzazione dei nostri vini e del nostro territorio. In poche parole un luogo unico al mondo.”
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“Chianti Classico annata 2017: Un annata media, buone cose, altre non perfettamente riuscite, ma non mancano campioni che sicuramente sapranno sorprenderci col tempo.
Tre Ghiottoni; Vecchie Terre di Montefili, Molino di Grace, Filetta di Lamole, Querciabella, Castellinuzza, Poggio Torselli, Tenuta di Geggiano – RBB1961.
Due Ghiottoni; Caparsa, Villa Cerna – Primo Colle, Le Capitozze – Casa di Monte, Le Fonti, Villa Calcinaia, Poggio Bonelli, Castelvecchi – Capotondo.
Un Ghiottone; Pieve di Compoli, Fattoria La Ripa, Villa Trasqua, Tenuta San Vincenti, La Ranocchia.”
Riserva 2017
Tre Ghiottoni; Castello di Meleto, Lilliano, Monsanto, Castello di Ama – San Lorenzo, Ruffino – Riserva Ducale, Banfi, Mazzei – Ser Lapo, Casaloste, Cinciano – Camponi, Casa Sola.
Due Ghiottoni; Torcibrencoli, La Sala del Torriano, Rocca delle Macie – Famiglia Zingarelli, Castello di Querceto, Montefioralle, Torcibrencoli – Maria Gioconda, Valle Picciola, Podere Terreno.
Un Ghiottone; San Michele a Torri – Tenuta la Gabbiana, Casavecchia alla Piazza – Buondonno, Poggio Bonelli, Vegi, Pomona, La Ranocchia, Cantine Guidi.
Gran Riserva 2017; Ricasoli – Roncicone, Ricasoli – Colledilà, Ricasoli – Ceni Primo, Castello di Meleto – Poggioarso, Fontodi – Vigna del Sorbo, Mazzei – 36, Torcibrencoli.
Due Ghiottoni; Mazzei – Castello di Fonterutoli, Castello di Meleto – Casi, Banfi – Fonte alla Selva, Castello di Querceto – il Picchio, Castello di Querceto – La Corte.
Un Ghiottone; Querceto di Castellina, Villa Calcinaia – Vigna Bastianino.
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Per Emanuela Stucchi Prinetti, proprietaria dell’azienda Badia a Coltibuono, e Prima donna Presidente del Consorzio del Chianti Classico dal 2000 al 2006 “Il vino di oggi è tutto buono, la differenza la fa il vino quando è creato come un opera d’arte: il prodotto di artigiani che con modestia, sapienza e somma pazienza, dalla potatura alla vendemmia interpretano l’ambiente in cui esso nasce. In particolare la terra chiantigiana è un ambiente antico, difficile da raggiungere con le sue impervie strade, remoto ed escluso dall’urbanizzazione per via dei suoi territori scoscesi, rocciosi, durissimi da coltivare, ricchi di foreste, puntellato da Castelli e Badie fortificate, luoghi ancor oggi in molti casi fuori dal tempo. La gente del luogo, una popolazione dall’identità forgiata lungo molti secoli fra mille difficoltà anche geografiche, trovatasi spesso nel campo di battaglia e di passaggio di eserciti che combattevano per il potere di città lontane, grazie a generazioni e generazioni, con caparbietà, amore per la propria terra, con spirito arguto e finezza di pensiero ha costruito attorno a questo nome Chianti un alone di leggenda.
La tecnologia, la scienza oggi possono facilitare la vita, aiutare l’economia e il benessere delle genti, ma la condizione è che non si perda di vista l’importanza vitale che risiede nella salute della natura per la salute stessa delle persone, che si guardi al futuro lontano e che la ricerca scientifica sia indirizzata ad una visione di sostenibilità per creare un benessere diffuso, serenità per tutti, e che il vino sia sempre fatto con animo poetico: essenza sobria ma sorridente, la cui squisitezza ispiri simpatia e benevolenza fra gli uomini e le donne. Questa è la nostra responsabilità: avere attenzione per il territorio e per le persone che ci abitano facendo del vino che sia un avamposto di bontà a tutto tondo.”
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Chianti Classico annata 2016: Un’annata splendida che già mi aveva favorevolmente colpito quando fu presentata alle anteprime, oggi con un po’ di bottiglia in più emerge nella sua grandezza, un Sangiovese pieno di elementi che donano unicità, concentrazione, e molta eleganza. Le migliori espressioni di Gran Selezione mai degustate.
Tre Ghiottoni; Villa a Sesta – il Palei, Castello di Cacchiano, Cecchi – Ribaldoni.
Due Ghiottoni; Prunetto, Villa Montepaldi – Tagliafune.
Riserva 2016
Tre Ghiottoni; Capanelle, Villa Le Corti – Cortevecchia, Carpineto, Badia a Coltibuono – Cultus Boni, Castelvecchio – Lodolaio, Cinciano, Castellinuzza, Melini – La Selvanella, Il Molino di Grace, Vignamaggio – Gherardino, Rocca delle Macie – Sergioveto, Panzanello 1427, Caparsa – Caparsino.
Due Ghiottoni; Cecchi – Villa Cerna, Le Fonti, Tenuta di Nozzole – La Forra, Villa a Sesta, Castello La Leccia – Giuliano.
Un Ghiottone; Tenuta di Giggiano, Le Capitozze, Poggio Torselli, Terra di Seta, Villa Trasqua, Geografico – Montegiacchi, Geografico – Contessa di Radda.
Gran Selezione 2016
Tre Ghiottoni; Vignamaggio – Monna Lisa, Monsanto, Villa Le Corti – Don Tommaso, Vecchie Terre di Montefili – Vecchia Vigna, Casaloste, Rignana – Villa di Rignana, La Sala del Torriano, Rocche delle Macie – Fizzano, Ruffino – Riserva Ducale Oro.
Due Ghiottoni; Cecchi – Villa Rosa, Carpineto, Castellinuzza e Piuca, Vecchie Terre di Montefili, Ruffino – Romitorio. Brolio, Villa Le Corti – Zac, Cinciano, Le Fonti.
Un Ghiottone; Poggio Torselli, Terra di Sesta, Poggio Torselli.
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Marco Pallanti del Castello di Ama, è stato per due mandati (2006-2009 e 2009-2012) Presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico, anni complessi ed impegnativi ma anche ricchi di soddisfazioni per lui sui risultati raggiunti; “la mia elezione avvenne dopo la decisiva e sostanziale riunificazione dei Consorzi del Marchio Storico e del Chianti Classico, una operazione certamente complessa ed impegnativa ma che dimostrò la volontà dei produttori di voler appartenere, fieramente ed in maniera compatta ad un territorio unico e bellissimo, con radici antiche e profonde. Un territorio che tutti i Paesi del mondo ci invidiano, meta di turismo culturale di grande qualità. Vino ed olio sono a pieno titolo i capisaldi della cultura chiantigiana perché sono state la coltivazione della vite e dell’olivo che hanno modellato il paesaggio, ma sarebbe ingiusto spiegare l’origine di tanta bellezza facendo esclusivo riferimento alla tecnica agraria. Sono stati la Cultura, la Tradizione, la Storia e la grande Passione dei propri abitanti, per questo straordinario fazzoletto di terra tra Siena e Firenze, che gli hanno conferito un’anima.
Vorrei ricordare ancora due cose di cui vado fiero, la prima è che sotto la mia Presidenza, e su mia proposta, fu introdotta nel Disciplinare del Chianti Classico la Gran Selezione ossia una nuova categoria che, affiancandosi alla Riserva, finiva per legare in maniera completa l’origine del vino e dunque il vigneto alla bottiglia. In pratica è una zonazione indicata questa volta dai produttori stessi e non proveniente da burocrati esterni. L’ultima è forse più intima e personale, quella di aver aperto il Chianti Classico a forme artistiche, prima fra tutte l’Arte Contemporanea che rendono le nostre cantine, ma anche i nostri vigneti ancora più belli e ricchi di quel patrimonio immateriale qual è l’arte nel suo complesso.”
Chianti Classico annata 2015: L’annata è di altissimo livello qualitativo, che ha esaltato le caratteristiche del Sangiovese: dai profumi varietali all’altissima concentrazione. Una delle migliori annate di Chianti Classico del decennio scorso.
Qui solo due campioni di Chianti Classica annata, Tre Ghiottoni a Podere Poggetto – Tinià e Due a Concadoro – Cerasi. Tra le Riserve con Tre Ghiottoni; Melini – La Selvanella, Castellinuzza e Piuca, Castello di Cacchiano. Con Due Ghiottoni; Concadoro – Cerasi, Villa Calcinaia. Con un Ghiottone; Villa Montepaldi – Riserva Tagliafune, Terre di Melazzano – Cantinato.
Gran Selezione 2015
Tre Ghiottoni; Rocca di Montegrosso – San Marcellino, Il Molino di Grace, Castelvecchio – Madonnino della Neve, Capannelle.
Due Ghiottoni; Tenuta di Bozzole, Castellinuzza, Castello La Leccia – Brusciana, Castelli di Greve pesa – Lamole, Villa a Sesta.
Un Ghiottone; Tenuta di Gaggiano – RBB 1961, Pieve di Melazzano, Tenuta San Vincenti, Villa Montepaldi.
Segnalo infine una grandissima espressione di Gran Selezione 2013 di Castello di Cacchiano – Millennio e la Gran Selezione 2014 di Casa Sola.
In conclusione ancora una volta grande dimostrazione di eccellenza del Gallo Nero, un vino sempre più accattivante grazie ad una crescita costante e uniforme che ha visto coinvolte le piccole, le medie e le grandi cantine. Con certamente prodotti Top anche nel prezzo, ma la media complessiva permette di poter scegliere e godere del piacere del sorso anche con prezzi assolutamente ragionevoli, in particolare per la tipologia Annata, che è poi quella che i consumatori italiani consumano di più nel loro quotidiano. Personalmente la mia predilezione va sulle Riserve, le Gran Riserve risultano più impegnative e di decisa struttura.
Tutte le info sulle cantine presenti nell’articolo le trovate sul bel sito del Consorzio. E buon viaggio nel Chianti Classico.
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