di Emanuela Sorrentino
L’umiltà e la voglia di emergere, la passione e la consapevolezza che dal passato e da chi ha più esperienza si può imparare davvero tanto. L’entusiasmo di Davide Zaccagnino, uno dei proprietari di Pizzium, è contagioso. Lo si è visto anche a Madrid, durante il First World Pizza Summit, la convention organizzata da 50 Top Pizza, che ha visto anche l’annuncio della classifica e la premiazione delle migliori catene di pizzerie nel mondo (50 Top World Artisan Pizza Chains 2022).
Cosa ha significato parteciparvi?
«Una forte emozione, un’occasione di confronto tra tante realtà trasversali: dalle storiche tradizionali come Da Michele alle novità come Big Mama, Berberè e tante altre. Condividere lo stesso prodotto, la pizza, ma in storie e offerte diverse è una ricchezza per tutti noi».
Che riflessione ne è scaturita?
«Senza dubbio che “fare nuova impresa” rivisitando la tradizione in chiave contemporanea è possibile. Ho avuto scambi di opinioni con personalità del modo pizza: da Gino Sorbillo di cui mi ha colpito l’umiltà ai tanti giovani desiderosi di emergere per il proprio impegno, di creare valore e portare il prodotto pizza all’estero. Insomma, sono state rappresentate le situazioni, i progetti, le aspettative nel loro stato reale».
Il giovane imprenditore di oggi cosa deve imparare?
«Oggi le aziende sono dei corpi sociali. Gli imprenditori non devono rappresentare più il potere ma la responsabilità. Devono prendersi cura dei propri collaboratori cercando di coniugare profitti e valori sociali».
Come si fa oggi ad essere competitivi?
«Bisogna lavorare sul prodotto, ma soprattutto sul modello di business, con una solida organizzazione aziendale».
Lo studio è importante?
«Io ho 30 anni, sono cresciuto a Potenza e ho una formazione giuridica che mi ha dato un metodo nell’azione. Oggi devi saper fare tutto, più cose conosci e più puoi farne».
Quando siete nati?
«Siamo relativamente giovani, la catena Pizzium è nata nel 2017 con stata la prima apertura di un locale a Milano. L’idea è stata di Stefano Saturnino e Giovanni Arbellini e poi la società si è allargata con il mio ingresso. Abbiamo 35 pizzerie in Italia, in Campania una a Napoli in via Luca Giordano e l’altra a Salerno, in corso Vittorio Emanuele. C’è anche una community di pizza lovers che ci segue e ne siamo orgogliosi. Abbiamo con loro un rapporto fiduciario, interagiscono con il brand sia online sia nel punto vendita».
E la vostra proposta pizza?
«Il ritorno alla tradizione napoletana non manca, purché sia rivisitata. La nostra è una pizza che possiamo definire contemporanea, con il cornicione alveolato ma non troppo. L’impasto è a lunga lievitazione, molto digeribile, adoperiamo una miscela di grani con l’aggiunta di germe di grano. Gli ingredienti sono quelli regionali dop e igp per le nostre Pizze Regionali che sono il nostro must e l’elemento distintivo della nostra catena».
In menu non solo pizze, vero?
«Sicuramente le pizze vanno ovunque per la maggiore. Ma offriamo anche il “panuozzum” realizzato con l’impasto della pizza, per un veloce spuntino o un pranzo, le bruschette come antipasto, sempre scegliendo ingredienti di qualità. Poi non manca una varietà di secondi, insalate e dolci per accontentare i gusti di tutti».
Quali i progetti futuri?
«Altre aperture e poi rispettare sempre il nostro modello di business che prevede ad esempio un’accurata scelta di partner e fornitori, migliorare la customer experience all’interno dei locali, offrire un assortimento variegato di pizze, circa 25, rispettare la stagionalità dell’offerta e fare attenzione all’atmosfera dei locali affinché sia calda e accogliente».
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