Dal maritozzo alla lepre: Il percorso sensoriale firmato da Chef Denis Nardin alla Tavernetta al Castello di Spessa (Go)

Pubblicato in: I vini da non perdere

Una cena molto speciale alla scoperta del Collio, in cui il vino diventa emozione e la cucina un’arte da scoprire.

Chef Denis Nardin

di Luca Roncadin e Francesca Di Leo

Il cielo plumbeo di novembre e l’aria frizzante del Collio goriziano hanno fatto da cornice alla nostra visita alla Tavernetta al Castello di Spessa, un luogo dove tradizione e modernità si intrecciano, creando un’esperienza culinaria unica. La Tavernetta al Castello è il ristorante gourmet del Castello di Spessa, un elegante country resort, con una Vinum SPA, un campo da golf a 18 buche, 3 ristoranti e diverse camere e appartamenti tra le vigne. Oggi la Tenuta conta 70 ettari nella DOC Friuli Isonzo e 28 ettari nel Collio.

L’occasione era speciale: la cena-evento “Segreti di-Vini”, una serata pensata per sfidare i sensi dei partecipanti attraverso un percorso enogastronomico originale e coinvolgente.

Ad accoglierci abbiamo trovato la calda atmosfera del ristorante, dominata da legno e pietra con luci soffuse ed una curata una mise en place. Qui, lo chef Denis Nardin, con il suo braccio destro Andrea Zammarian, ha dato prova di una maestria che va ben oltre la tecnica: una cucina che celebra la semplicità e l’essenza delle materie prime, con un approccio pop ma radicato nella terra friulana.

Il cuore dell’evento era una degustazione alla cieca di quattro vini selezionati della Tenuta, guidata da Eleonora Beviglia, assaggiatore ONAV e “Donna del Vino”, che ha saputo trasformare ogni calice in un enigma intrigante. Senza nomi né etichette a influenzarci, abbiamo lasciato che fossero i sensi a parlare: il rubino nel bicchiere, i profumi complessi di frutti rossi e spezie, l’elegante mineralità di un bianco. Ogni vino ha rivelato storie e segreti, culminando nella scoperta di una perla enologica: il Torriani 2004, Merlot DOC Collio, che ha saputo sfidare il tempo con grazia.

Ma il vino non era il solo protagonista. Ogni calice trovava la sua perfetta controparte nei piatti dello chef Nardin, un susseguirsi di creazioni che hanno saputo stupire senza mai perdere il legame con il territorio. Il percorso gastronomico ha preso il via con un maritozzo di patate e maionese di soia all’aglio orsino: un benvenuto che, nella sua semplicità, anticipava l’equilibrio che avrebbe contraddistinto l’intera cena, con il Brut Millesimato, Amadeus del 2018, e il suo perlage ben si abbinava a questo interessante inizio.

L’antipasto, un cubo di melanzana con fondente di patate e funghi nel loro ristretto, è stato un omaggio alla stagionalità, con sapori profondi e terrosi, accompagnato eccellentemente dal Pinot Bianco DOC Collio del 2022, Santarosa con le sue note di crosta di pane.

Il primo piatto, gnocchetti soffiati e tostati con finferle, zucca, cremoso di Castelmagno e salvia, ha stupito per la combinazione di consistenze e aromi, un gioco di leggerezza e intensità, supportato molto bene dalle note minerali e fruttate di albicocca del Friulano DOC Collio del 2022, del Rassauer.

Il secondo, stracotto di lepre con fondente di patate e pastinaca, ha portato in tavola la tradizione nella sua veste più raffinata. La carne, cotta a lungo, era un’esplosione di gusto, arricchita dalle dolci note della pastinaca, bilanciata dal Merlot DOC Collio del 2004, Torriani, un vino che presenta note balsamiche, molto vellutato con sentori di frutta a bacche rosse. Questo vino viene messo in barriques di rovere e matura nel bunker del Castello per ben 24 mesi.

Elegante, come tutta l’atmosfera del Castello, è un chicca che ci è stata donata in degustazione, di una bottiglia che ha ben 20 anni.

Infine, il dessert: un cannolo alla ricotta con zucca e Marsala, delicato e avvolgente, ha chiuso la cena in dolcezza, come un sigillo sulla perfezione di un’esperienza completa.

Il successo di *Segreti di-Vini* risiede nella sua capacità di coinvolgere tutti i sensi, trasformando una cena in una sfida sensoriale. È stato affascinante vedere come gli ospiti, di fronte ai calici senza identità, si affidassero al proprio intuito per decifrare i sapori e gli aromi, con una curiosità quasi infantile. Questo approccio ludico, ma profondamente rispettoso, ha evidenziato quanto sia emozionante il mondo del vino quando viene scoperto senza preconcetti.

A fine serata, un ultimo brindisi ha suggellato il successo dell’evento. Gli ospiti, con gli occhi brillanti e i palati appagati, si sono salutati con una promessa: tornare alla Tavernetta al Castello di Spessa per la prossima edizione. Perché in fondo, ogni cena è una storia, e questa crediamo abbia lasciato un segno indelebile nei cuori e nei sensi di chi l’ha vissuta.


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