di Stefano Tesi
Cercavo un ristorante di pesce a Verona, fuori dal centro storico, facile fa raggiungere, con un servizio agile e – si capisce – affidabile, cioè di buona qualità sotto tutti i punti di vista.
Me ne hanno suggerito uno dal nome curioso, Da Anna al Metano, ma non c’era tempo per indagare.
Ci sono arrivato in un’umida notte del tardo autunno. Nell’oscurità si intravedevano, tra le caligini e le nebbie di uno scenario cupo, il lento scorrere dell’Adige e un ponte ferroviario di mattoni rossi su cui passavano convogli rari e veloci, coi finestrini illuminati che parevano stelle filanti nel buio padano.
Fuori, una sobria veranda. Dentro, un intimo e curato bistrot dove, con cortesia e rapidità, prima ci offrono e poi ci servono un ottimo crudo di pesce, un ancora più buono pesce alla griglia e una carta dei vini non certo monumentale, ma neppure banale nè per scelta, nè per provenienza.
Abbiamo fretta, ma usciamo soddisfatti, facendo in tempo a capire che, oltre al pesce, lì si mangia anche cucina tipica veronese.
Passa un mese e con le stesse persone devo tornare a Verona.
Sul ristorante non abbiamo dubbi: Da Anna al Metano.
Stavolta di giorno, però. Lo scenario è completamente diverso. C’è sempre l’Adige, è ovvio: su una delle anse del quale, a ridosso sull’acqua, si trova il locale. Intorno è zona periferica, quasi semindustriale: capannoni, depositi, aziende, distributori di carburante. Posti dove si lavora. Scopriamo che il nome viene proprio dal fatto che una volta, lì’, c’era appunto il deposito del metano. Ma la veranda è apparecchiata accuratamente, l’atmosfera è informale e familiare, stufe e funghi a gas la riscaldano. Insomma l’ambiente diurno è gradevole e l’accoglienza pure.
Arriviamo prima di mezzogiorno e ci facciamo qualche problema a entrare così presto. Invece, sorpresa, ci ricevono senza problemi, come se per loro fosse normale.
Ci sediamo belli rilassati, a nostro agio. Tra noi c’è chi chiede il pesce, chi il lesso con la pearà, chi i tortellini di Valeggio. Il tutto plana sul tavolo con abbondanza, discrezione, sorrisi. Dentice ottimo, antipasto idem, bollito gustoso. Poi, mentre mangiamo il locale piano piano si riempie. Arriva un artigiano da solo, in abito da lavoro. Dopo, un gruppo di amiche di mezz’età, garrule e gaudenti, che ha l’aria di chi si tratterrà a lungo. Dopo ancora, un’altra tavolata di giovani e giovanissimi, composti e educati però.
Gli spazi sono ampi, nessuno ascolta le conversazioni degli altri. Se il pane (buono e variegato) finisce, se ne accorgono e te lo riportano senza chiedere. Passano spesso per accertarsi che tutto sia a posto, ma te ne avvedi a fatica. In un’ora mangi e hai la sensazione di essere rimasto seduto due ore e passa.
Io un ristorante di quartiere così fuori quartiere, penso tra me e me, non l’avevo mai visto.
Poi scopri che l’anno riaperto nel 2011 madre e figlia, dopo che la prima ci aveva lavorato una vita. Che fanno anche il menu fisso per la pausa pranzo a 14 euro, ma se vuoi mangi quanto ti pare fino all’ora che ti pare.
Arriva il conto: 45 euro più i vini (a prezzi onestissimi).
Paghi, saluti e sai già che li rimetterai alla prova durante il Vinitaly. Salvo ritorni anticipati, si capisce…
Trattoria da Anna al Metano
Via Avesani, 7/9
Verona
tel. 045 595199
Chiuso la domenica
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