22 giugno 2002
Un piatto, un ristorante, un vino. A volte è questo il percorso migliore per finire in cantina. Crotone, metti una sera a cena alla Casa di Rosa, quando, stufi della solita carta ci si alza e si comincia a curiosare: così, su una madia, ancora in incognito, c’è il Petraro dell’Azienda Dattilo, l’ultimo nato in casa Ceraudo grazie anche alla collaborazione di Fabrizio Ciufoli, il wine maker di Francesco Siciliani alla Fattoria San Francesco. Tra il pattume urbanistico made in Secondigliano che non è riuscito a stravolgere la bellezza calabrese c’è questo paradiso di vigne, ulivi e frutta nel cuore di un borgo del ’500 a Marina di Strongoli (Contrada Dattilo, appunto. Tel. 0962 865613). Il Petraro è gaglioppo per metà, ma anche cabernet e montepulciano, strepitoso blend da noi male abbinato ad un piatto di gnocchetti di grano duro al ragù di pescatrice: siamo infatti al limite del vino da meditazione. Mentre il nuovo bianco, Yrim, è solo chardonnay fermentato in legno con esplosione di pesche sciroppate e mango al naso. Bell’indirizzo. E poi si discettava, fuori i soliti 38 gradi, su cosa abbinare a quel benedetto involtino di bufala in foglia di verza farcito con l’anguilla preparato da quel diavolo di Renato Martino del Vairo del Volturno a Vairano Patenora. Sguardo alla carta e scelta fulmante: Angibé del nostro amico Diego Cusumano (Palermo, Contrada San Carlo, tel. 091 8903456), ottimo protagonista allo scorso Vinovip di Cortina. Chardonnay e inzolia, l’abbinamento è riuscito. Al momento del bill ci accorgiamo che questo bianco, due bicchieri sulla guida Slow Food-Gambero rosso, incide con… 10 euro! Signori siamo, non parliamo mai di soldi, ma stavolta, cari seguaci di Bacco, non possiamo non farvi notare che nessuna, dico nessuna, etichetta campana costava meno di quel vino capace di metterne tanti alla frusta di avidi vinificatori vesuviani. Yrim, Angibé: australiani e californiani no pasaran.