Uva: chardonnay
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio
Bellavista è una storia italiana. Quella di Vittorio Moretti, imprenditore delle costruzioni, che ha contribuito ha creare un territorio vitivinicolo unico puntando non al ribasso come insegnano i ragionieri bocconiani specialisti del tagliare costi e uomini, ma investendo, investendo ogni oltre ragionevole previsione di entrata.
Ma oltre che sulla qualità, cosa mai serve a fare la differenza? Lo abbiamo detto più volte: solo il tempo.
Si può essere senza soldi ma usare quelli delle banche, ma il tempo non si compra, bisogna aspettare che trascorra con tanta pazienza.
Per dire: Bellavista vende un milione e mezzo di bottiglie l’anno, ma per farlo ha in stoccaggio 6,5 milioni. Eppure proprio questa filosofia ha consentito all’azienda di crescere, fare reddito e dare reddito ai terreni come nessuna speculazione edilizia avrebbe potuto mai fare.
L’altra sera è stato presentato a un gruppo di amici il nuovo spumante Meraviglioso, ma di questo avremo modo di parlare. Qui invece mi soffermo su uno dei vini bianchi più sconvolgenti della mia vita. Lo sapete, sono un bianchista e adoro i vini invecchiati. Una vita mi è appena bastata a spingere i bianchi campani di un anno ma sono contento lo stesso, perché sono convinto che quando i produttori capiranno che più tempo passa più potranno fare reddito non ci sarà nulla che fermerà più Fiano, Greco, Falanghina e Coda di Volpe.
Questo 1995 ha invece la forza di un giovincello. Parte da un vitigno internazionale rodato, lo Chardonnay, con protocolli dunque verificati e studiati anche se ogni collina è una storia a se. La 1995, ricorda Mattia Vezzola, da trent’anni insieme a Moretti in questa avventura, ebbe la particolarità di sviluppare una muffa nobile e, a memoria, è stata la prima e unica volta.
Ne è uscito un bianco lavorato in barrique che dopo venti anni esatti si presenta al palato di una freschezza sconcertante dopo i sentori di frutta bianca evoluta, conserva di albicocca, note balsamiche, mentolato. Al palato queste dolcezze si trasformano in note austere, sapide, quasi amare con un finel lungo, immenso, pulito e che spinge a bere.
La cosa impressionante è che se si pensa ai vini dell’epoca, ricchi di effluvi dolciastri di legno americano, esprime una modernistà sconcertante.
Un capolavoro assoluto, ecco per me cosa è un vino da 100/100.
Sede a Erbusco, via Bellavista, 5. Tel. 030 7762000. www.bellavistasrl.it. Ettari: 190. Bottiglie prodotte: 1.500.000. Enologo: Mattia Vezzola.
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