Cucina ebraica di Arcangelo Dandini, mazza’ pista: polpette di farina azzima in brodo di pollo

Pubblicato in: i primi

Il cibo inizio’ il suo percorso di demarcazione tra un essere umano ed un ‘altro nel 1555 e precisamente il 14 luglio, per mano anzi per penna d’oca e calamaio di un illustre Papa, Paolo iv, che con la sua bolla cum nimis absurdum….relega nel ghetto di Roma e sancisce gli usi ed i costumi gastronomici degli ebrei romani, vietando loro di fatto, non solo di uscire da tal ora a tal ora, ma come dovevano vestire e cosa dovevano mangiare.
Questa e ‘ storia e da li inizia il nostro racconto del cibo giudio a Roma: l’utilizzo delle interiora degli animali ( il quinto quarto), i pesci piu’ poveri ( alici e triglie), le verdure piu’ a buon mercato ( broccoli e rape ) . Questo cibo che veniva considerato degradante e quindi chi lo mangiava veniva a sua volta degradato venne pero’ trasformato dal popolo del ghetto in un manifesto popolare e di democrazia che ha unito la parte gentile di Roma (come gli ebrei definivano i cristiani) e gli stessi ebrei, tant’ e’ che ad oggi, le ricette tramandate dall’epoca sono arrivate fino alle nostre tavole, inalterate.


 Per 4 persone:

500 gr di farina azzima, 4 uova, 1 lt di brodo di pollo, 2 prese di sale.

Procedimento:

In una ciotola molto capaceimpastare la farina di azzima con le uova interee, se l’impasto risultasse troppo duro, ammorbidire con poca acqua, poi aggiustare di sale. Dall’impasto ricavare delle polpette rotonde di circa 3 cm di diametro e tuffarle nel brodo bollente. Servire ben calde ma non bollenti con un po di brodo per ciascun commensale.

Ricette tratte da: Memoria a Mozzichi di Arcangelo Dandini e Betta Bertozzi, Aliberti editore.


 


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