Una delle soddisfazioni più grandi che mi ha regalato la Campania in questi tre decenni di attività è stata la straordinaria crescita dei Campi Flegrei. Si tratta di vini pazzeschi, identitari, che ti collocano immediatamente al centro di questo fantastico territorio. Riprovo questo 2013 grazie alla conoscenza di Armando De Benedictis, sommelier dello stellato Indaco di Ischia. C’è la mano di Vincenzo DiMeo e quando lo bevvi la prima volta nel 2015 predissi lunga vita. Ma non mi aspettavo proprio così lunga. Dieci anni di Falanghina purissima, sentori di idrocarburi e di pesca sotto spirito, note balsamiche, tanta energia vulcanica al palato, chiusura lunga, pulita, precisa. Un bicchiere che si rinnova di una bottiglia che avrebbe potuto vivere ancora ma che penso di aver beccato allo Zenith. Il piccolo grande prodotto di una famiglia meravigliosa che vive avvinghiata alle vigne da tre generazioni.
Scheda del 7 ottobre 2015. Ci godiamo le barche che beccheggiano nel piccolo porto di Baia a Bacoli sotto il cielo più azzurro del mare. La compagnia è buona, il senso di precarietà che trasmette questa zona frullata dai vulcani dove acqua e terra si confondono è ripagata dal sole catturato dalla Falanghina 2013 di Vincenzo Di Meo. Si chiama Cruna DeLago e non è la prima volta che la godiamo, anzi proprio lo scorso anno riuscimmo ad andare indietro nel tempo con una verticale di Falanghina La Sibilla di dieci anni constatando, per l’ennesima volta, la potenza dei bianchi campani sui tempi lunghi, quando l’eccesso di frutta si scarnifica lasciando spazio alla sapidità, alle note sulfuree, al piacere di bere davvero il territorio.
Non è un vino che piace a tutti, ma solo alla gente che piace, potremmo dire copiando una vecchia reclame. Piace a chi ama non essere omologato nel gusto, a chi nel vino ricerca soprattutto il carattere, oppure, più semplicemente, a chi usa il vino per mangiare meglio una buona cucina, come è capitato a noi usandolo sui piatti semplici e puliti, ma di grandissima materia prima, della brava Ilaria Aulicino nel suo Da Ninì, un posto imperdibile se siete davvero amanti dei sapori del mare flegreo.
Il vino nasce nelle vigneto coltivato dalla famiglia Di Meo poco lontano, tre generazioni al lavoro sempre sulla stessa terra, con il giovane Vincenzo che dopo aver studiato Enologia a Pisa ha preso in mano la conduzione della cantina mentre il padre Luigi è tornato volentieri nei campi.
Un vino di armonia perché nasce dalla energia positiva che solo il perfetto equilibrio tra la terra e l’uomo può regalare, quando non si forzano i tempi e non si trasforma il cibo in una merce e basta. Viene lavorata in acciaio, anche se è difficile crederlo quando passano gli anni. Questa 2013 esprime al massimo la qualità dell’annata fortunata per i bianchi campani che qui sta regalando buona evoluzione. Siamo infatti sicuri che nei prossimi anni sarà un bel bere.
Magari sempre qui, in questo angolo di Paradiso curato da Ilaria Aulicino.
Sede a Bacoli, via Ottaviano Augusto, 19. Tel. 081.8688778. www.sibillavini.it. Ettari: 9,5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 65mila. Vitigni: piedirosso e falanghina.
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