La scorsa estate la notizia dell’abbandono di Domino’s del mercato italiano aveva fatto il giro del mondo. In questo articolo sul blog avevamo spiegato quali potevano essere i motivi, perchè il cibo non è solo carboidrati, proteine, zuccheri e fibre, ma cultura, accoglienza, gusto. Il modello latino trionfa sull’asettico approccio anglosassone nonostante il bullismo dei manager delle multinazionali verso gli artigiani.
La notizia era stata data dal Financial Time e ripresa da tutti i media, con la BBC che intevistava in con un collegamento in diretta con Massimo Bottura per cercare di capire i motivi di questo fallimento. Una tegola nella strategia commerciale della catena nord Americana, complicata ancora di più nella seduta di Wall Street lo scorso 23 febbraio. Infatti il titolo del marchio chiude la seduta in ribasso dell’11,6% a cui ha fatto seguito un ulteriore -3,37% nella giornata di venerdì.
Le vendite negli Stati Uniti sono cresciute si dello 0,9%, contro una stima degli analisti del +3,7 per cento. Alla base di questa performance, come si legge su Reuters, c’è l’aumento dei costi di delivery nei confronti dei consumatori che, scoraggiati, hanno limitato gli acquisti che sono risultati in flessione del 6,6%. L’outlook dei ricavi per i prossimi due-tre anni è stato quindi modificato e previsto ora nella forchetta tra il 4-8% contro il 6-10% previsto precedentemente.
Numeri che testimoniano un continuo aumento nelle scelte di qualità dei consumatori per il prodotto pizza. L’artigianalità è tornata ad essere un valore per chi sceglie di mangiare pizza, ovviamente Domino’s resta uno dei leader economici del mercato, ma la tendenza è chiara, cede fette di mercato sempre più significative.
Una tendenza che avevamo colto già da tempo dando spazio alle catene artigianali con una classifica apposita la 50 Top World Artisan Pizza Chains. La pizza, infatti, è per sua natura un cerchio irregolare, per quanto bravo possa essere il pizzaiolo, non è mai uguale al precedente. La ricerca nell’impasto, nelle materie prime, lo studio delle combinazioni e degli alimenti, l’accoglienza quando cisi siede, la possibilità di scegliere una birra artigianale piuttosto che un cocktail o un vino, sono questi i valori aggiunti che l’industria alimentare di stile anglosassone sembra completamente ignorare, che ha portato negli ultimi anni ad una vera e propria rivoluzione della pizza in Italia e presa come spunto in tutto il mondo.
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