Crescono il numero e la fama delle donne assaggiatrici di vino. Esiste per davvero un approccio “femminile” alla critica del vino o al suo racconto e, nel caso, come si distingue?
Come membro dell’Associazione italiana nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle critiche di vino in Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo Laura Franchini
Dopo gli studi economici e di marketing, prevalentemente all’estero, Laura ha iniziato a collaborare come giornalista a livello locale, con la Gazzetta di Modena, per la quale si occupava di cronaca, costume e attualità. Dopo due anni ottiene l’iscrizione all’Albo dei Giornalisti, sezione Pubblicisti.
Contemporaneamente approfondiva l’interesse per l’eno-gastronomia, presente dall’infanzia, frequentando eventi di settore e corsi e acquisendo, tra gli altri, il diploma di sommelier AIS.
Ha così iniziato a collaborare con numerose riviste di settore, tra le quali Meridiani – I Viaggi del Gusto, Il Corriere Vinicolo, Il Sommelier, Gulliver, Bravacasa, Premiata Salumeria Italiana, dove cura la rubrica dedicata alle degustazioni vini e con diverse realtà, siti e blog.
Ha inoltre curato la redazione e la presentazione di alcuni servizi sul mondo delle tipicità locali per la trasmissione “Mangiar Bere”, trasmessa per due stagioni sul canale Tele Modena. Da alcuni anni svolge alcuni speciali per la rivista CER, organo di stampa dell’Associazione Industriali Ceramici.
Dal 2004 al 2019 ha collaborato come responsabile regionale per l’Emilia Romagna, con la guida Vinibuoni d’Italia del Touring Club Italiano, per la quale ha seguito anche alcune manifestazioni e presentazioni. Ha inoltre curato la parte inerente alla regione Emilia Romagna per la guida “100 vini da non perdere” di Luciano Pignataro, edizione 2010.
Da 2009 al 2017 ha collaborato con la guida Ristoranti Identità Golose di Paolo Marchi.
Nel 2019 è stata nominata “Ambasciatrice della Coppia Fumante” dalla Confraternita del Gnocco D’oro, riconoscimento attribuito ogni anno a giornalisti e chef che più hanno lavorato nei rispettivi ambiti per affermare la cucina e le tradizioni emiliane e modenesi nel mondo.
Quando e come nasce il tuo amore per il vino?
L’amore per il vino nasce in famiglia grazie a mio padre che era particolarmente attento a questo mondo quindi ho iniziato innanzitutto a individuare il vino buono (sorride). Noi abbiamo vissuto diversi anni in Piemonte e mio padre mi faceva provare i vari Dolcetto, Barbera, Barolo. Poi sono diventata sommelier ma per puro caso perché vivevo negli USA e volevo il visto per restarci essendo sentimentalmente legata a un ragazzo che viveva a New York. Scoprii che cercavano sommelier così tornavo a casa ogni 3 mesi (come necessario se hai solo un visto turistico) per fare corsi ed esami e così mi sono diplomata sommelier nel giro di due anni. Poi la storia è naufragata e ho deciso di concentrarmi sull’attività che più mi piaceva: scrivere. Ho avuto sin da subito l’opportunità di lavorare con Meridiani – I viaggi del Gusto e così è partita la mia carriera come giornalista eno-gastronomica.
A tuo avviso, come e quanto credi sia evoluta la critica del vino negli ultimi 20 anni?
Io in questo momento sono un po’ delusa, sono stata frastornata il giusto, non sono molto ottimista. Credo stiamo vivendo un momento di passaggio in cui il web certamente ha agevolato la comunicazione e alcuni professionisti ma anche dato spazio, e non solo nel mondo del vino, a un genere di comunicazione poco profonda, poco professionale. Questo ha creato confusione. Trovo la critica eno-gastronomica – e quella del vino ancor di più – molto ombelicate, autoreferenziale. Vedo sul web e sui social molte persone che parlano tra di loro senza, invece, agevolare la comunicazione a 360 gradi che dovrebbe rivolgersi ai consumatori e cioè ciò che è realmente necessario: comunicare al pubblico e non solo ad appassionati, sommelier o esperti di settore. Io ultimamente sto riflettendo proprio su questo seppure anche per ragioni personali. Fino a un certo punto, ho creduto in una crescita e non solo a livello personale e di risultati professionali, poi mi sono sentita frustata: mi sono resa conto che non stavo facendo quello per cui mi sentivo portata cioè la comunicazione vera e propria. Mi stavo rivolgendo ai riferimenti sbagliati quindi adesso sto vivendo un momento di riflessione: ho “tirato i remi in barca” per cercare di capire quello che è più giusto per me e per i consumatori perché parlare di vino tra di noi, tra coloro che se ne intendono, non ha molto senso; è come se Armani si rivolgesse esclusivamente a Versace (fosse ancora vivo): ha senso fino ad un certo punto. Credo comunque che ci sarà una contrazione, che ci sarà un momento in cui ritorneranno determinate dinamiche istituzionali. Non intendo certo dire che tornerà la carta stampata e riapriranno tutte le edicole, però penso che si tornerà a comunicazioni più pulita che è quello che cerco in prima persona. Non ho più 30 anni, non sono più una guerrafondaia, vorrei una situazione professionale pulita, calma, sincera; delle liti sul web, sui social io non so che farmene e, soprattutto, credo non siano utili a nessuno.
Quali sono i tuoi riferimenti?
Siamo partiti tutti con l’idea di Veronelli, invece, per quanto riguarda il presente, io ho stimato molto il lavoro di Luciano Pignataro che trovo utile, pulito, solare proprio come tipologia di espressione giornalistica; mi sono trovata molto bene a lavorare con Mario Busso. Ecco, io cerco un po’ delle figure che puntino su ciò che potremmo definire eleganza, sovoir-faire, su una comunicazione poco caciarona.
Credi che l’approccio alla degustazione cambi tra uomo e donna?
Io questo l’ho sempre pensato, non so se si tratti di ragioni fisiche, chissà magari è una questione ormonale (sorride). Credo molto nel ricordo sentimentale che le donne riescono a legare ai profumi in generale. È una cosa molto personale: sin da bambina ho avuto un olfatto fin troppo sviluppato. Mia mamma mi raccontava che in alcune case non riuscivo a entrare però sento molti amici che, ad esempio, dicono: “questa canzone mi ricorda quel periodo”, a me questo capita con determinati profumi e penso che le donne abbiano una sensibilità e una memoria più forti in questo senso. Chiaramente non si può generalizzare ma credo che le donne, come in altri settori della vita, riescano a trovare nella degustazione una sorta di memoria atavica. È un’idea del tutto personale, non essendo mai stata uomo non so se capita anche a loro (ride).
E come cambia l’approccio ai social e/o al modo in cui il vino si racconta nonché alla formazione di settore?
Io credo che non solo i social ma il web in generale abbia portato a un’esternazione dei livelli di aggressività veramente eccessivi. Più recentemente sto assistendo, fortunatamente, a un cambiamento in positivo ma penso che il testosterone maschile, in alcune situazioni, abbia dato il peggio di sé. Chiaramente non è così per tutti, ci sono tante persone che riescono a interagire in modo sereno ed elegante ma in generale c’è stato un momento in cui veniva fuori il peggio dell’essere umano, non solo nel vino. Adesso, almeno a me, la situazione sembra un po’ migliorata ma io mi sono distaccata da queste dinamiche perché non mi facevano bene e non fanno bene al mercato o al mondo del vino. Si rischia di subire anche attacchi gratuiti, spesso specialmente come donne, questo non accade solo nel mondo del vino però, specificamente, trovo che questo campo sia ancora molto maschio-referenziale quindi o ti metti in cucina ricoprendo il ruolo della cuoca, ruolo socialmente riconosciuto come femminile, istituzionalizzato, oppure sei fuori dallo schema e da lì partono gli attacchi. Ci sono periodi che te ne freghi, ora vivo un momento – sarà l’età – in cui non ho più voglia di vedere personalità maschili che devono fare la gara a chi è più bravo nella degustazione, nel modo più assoluto. Bisognerebbe trovare un modo di comunicare più pulito e soprattutto più rivolto ai consumatori. Io non sono mai stata curatrice di una guida, mi sono solo occupata degli assaggi per la mia regione però, probabilmente, le stesse guide dovrebbero fare un passaggio diverso: mirare a qualcosa di più semplice e chiaro, non saprei dirti nemmeno io quale ma credo ci sia bisogno di un cambiamento, mi sto interrogando proprio su questo. È la mia personalissima opinione.
Chi vedi nel futuro della critica enologica?
Spero che cambi un pochino il fenomeno relativo a questi ultimi wine blogger internazionali che non fanno il bene del vino focalizzandosi prevalentemente sul luxury, non comunicano niente di nuovo. Mi spiego meglio: io sono sempre stata orientata al futuro, non ho mai criticato le nuove generazioni e credo, infatti, che un giorno le nuove generazioni troveranno ciò che a noi adesso sfugge proprio perché non siamo giovani magari; troveranno una chiave che va oltre l’immagine della blogger con la borsa firmata e la boccia di Cristal stappata con il Rolex – tanto per capirci – e troveranno un modo di comunicare che a noi ancora non è chiaro e che sarà un po’ più lindo. Adesso, anche per il passaggio storico, c’è ancora molta confusione. In ogni caso, il futuro lo vedo positivo: il web si pulirà e sarà più chiaro per tutti, adesso è ancora complicato così assistiamo al successo di personaggi che non veicolano il mondo del vino ma solo il lusso del mondo del vino da quello che vedo, senza dare quel valore aggiunto che poi si traduce nell’essere capace di rispondere alle domande veramente molto semplici e immediate dei consumatori. Qualcuno troverà la strada e probabilmente sarà qualcuno di giovane come dicevo oppure anche chi è già nel settore e riuscirà pian piano a ripulire dando un tono di eleganza; ecco, vedo ancora molto bene Pignataro oppure Giuliani però loro hanno i propri seguaci, è diverso. Servirebbe portare un po’ di novità in questo mondo.
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 1| Stefania Vinciguerra
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 2| Cristiana Lauro
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Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 8 | Laura Di Cosimo
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 9 | Antonella Amodio
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 10 | Valentina Vercelli
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 11 | Giovanna Moldenhauer
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