Crescono il numero e la fama delle donne assaggiatrici di vino. Esiste per davvero un approccio “femminile” alla critica del vino o al suo racconto e, nel caso, come si distingue?
Come membro dell’Associazione italiana nazionale Le Donne del Vino mi rivolgo alle critiche di vino in Italia per saperne di più.
Oggi lo chiediamo a Giovanna Moldenhauer
Giornalista professionista dal 1994, vive e lavora a Milano. Dopo avere scoperto il magico mondo del vino e dei personaggi a esso correlati, ha iniziato a visitare diverse cantine e le più importanti manifestazioni di settore, ha studiato da sommelier iniziando a scrivere, ormai da decenni, prima per Cucina & Vini poi per Artù, ora Bartù, negli anni a seguire per Gusto Sano prima, per Viaggiare con Gusto poi visitando vigneti e territori alla scoperta delle loro peculiarità che rendono unica la nostra Italia. Negli ultimi anni si sono aggiunte altre collaborazioni per le quali realizza, su richiesta del committente, articoli “taylor made”.
Quando e come nasce il tuo amore per il vino?
Tutto è cominciato per caso vent’anni fa con la manifestazione Cantine Aperte in Val Tidone e la visita a una cantina della zona. Ho pensato poco dopo di avere trovato qualcosa che mi piaceva al punto di appassionarmi, così da visitare banchi di degustazione e fiere enologiche per approfondire le diverse tipologie di produzione, interpretate in territori molto diversi fra loro e avendone quindi influenza. A quel tempo scrivevo di arredamento, di arte della tavola e il nuovo interesse mi ha dato un rinnovato entusiasmo. Ho poi realizzato, qualche anno dopo, che un corso di sommelier mi avrebbe dato gli strumenti per capire e valutare con maggior competenza, trovando nel corso degli studi nuovi spunti. Il coinvolgimento con il mondo del cibo e degli chef è stato una conseguenza naturale.
A tuo avviso, come e quanto credi sia evoluta la critica del vino negli ultimi 20 anni?
La critica del vino partita da figure come Luigi Veronelli si è evoluta, a mio avviso, già da vent’anni con un’ulteriore accelerazione nell’ultimo decennio. Partiamo dalle Università dove troviamo tra i professori Attilio Scienza della cattedra di viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano noto per i numerosi studi compiuti su molte delle varietà autoctone di cui l’Italia è ricca, partecipando a degustazioni e proponendo relazioni tecniche con un approccio tecnico e comprensibile al tempo stesso. Luigi Moio invece è professore di enologia presso il Dipartimento di Agraria presso l’Ateneo di Napoli Federico II. Ho scoperto io stessa quanto sia un narratore avvincente al punto da inchiodare letteralmente alla sedia i presenti ai suoi incontri di degustazione dove valuta ogni vino con estrema correttezza, sintetizzando nel libro “Il respiro del vino” uscito circa tre anni fa, il risultato di oltre 20 anni di studi legati agli aspetti sensoriali, biochimici e tecnologici degli aromi che si ritrovano in un calice. Come presentazione scrive “Vi parlerò di quel profumo coinvolgente, di quel suo respiro trattenuto, al quale è impossibile opporre resistenza, che anticipa tutto ciò che si sente in bocca subito dopo aver avvicinato il bicchiere alle labbra”. Senza dubbio desidero citare Luciano Ferraro, caporedattore centrale del Corriere della Sera che sottotitola su DiVini, rubrica curata da lui, “Notizie, dettagli, percorsi, successi e scivoloni del vino (soprattutto italiano) e di chi lo produce”. Personalmente lo apprezzo molto come relatore per le sue retrospezioni del contesto produttivo vinicolo dei decenni passati, dove si è fatta e costruita l’Italia del Vino, come confermato ai 90 anni del Corriere Vinicolo, ma anche su scenari più recenti. È poi indubbiamente cresciuto il numero di figure che popolano oggigiorno le numerose Guide nazionali con personaggi di riferimento come Gianni Fabrizio del Gambero Rosso e diverse figure femminili che collaborano come per esempio Stefania Vinciguerra, Erika Mantovan e Alessandra Piubello, con altre che hanno fondato la loro come Daniele Cernilli con Doctor Wine. L’accresciuto numero di personaggi conferma la crescita di cultura e competenza dei critici del vino.
Quali sono i tuoi riferimenti?
Avendo ora un certo background a parte i sopra citati che stimo e da cui traggo ispirazione per articoli e approfondimenti, amo ascoltare vignaioli come Franz Haas mentre dialoga a tu per tu in cantina soprattutto del Pinot Nero sua grande passione, i fratelli Renato e Sebastiano De Bartoli tra la cantina a Marsala e la magica atmosfera di Bukkuram a Pantelleria, tra le tre versioni di Terzavia Metodo Classico ai vini in anfora Integer, oltre ai Marsala e ai passiti, passando in direzione opposta sul nostro stivale dal visionario Mario Pojer, entusiasta sperimentatore non solo di vino ma anche di distillati, a Fausto Maculan che ha creato negli anni ’70 quella che oggi è la sua cantina. Un incontro con lui, oratore affabulante, è scoprire la storia del Torcolato, le sue sperimentazioni, la sua scelta di qualità in anni dove si produceva per quantità.
Credi che l’approccio alla degustazione cambi tra uomo e donna?
Penso di sì per la nostra capacità, tutta femminile, di cercare di capire nella valutazione di ogni singola etichetta, come sono state coltivate le uve in vigna, quale è il profilo del produttore circa la sostenibilità, la capacità di lavorare con destrezza e al tempo stesso delicatezza in cantina. Sono convinta che questo permetta di enfatizzare alcune caratteristiche di un vino valutato da una donna.
E come cambia l’approccio ai social e/o al modo in cui il vino si racconta nonché alla formazione di settore?
Partendo dal proliferare dei corsi delle diverse associazioni più conosciute come Ais, Fisar e Onav che rilasciano un attestato a fine percorso didattico, è reale l’alternativa di “mini corsi d’avvicinamento” fatti per permettere di valutare se affrontare la spesa e il dispendio di tempo, di energie per lo studio di un corso per un attestato/diploma. Entrambi sono una chiara testimonianza della crescita d’interesse e di desiderio di padroneggiare la materia. Le cantine dal canto loro oltre ad avere spesso un ufficio stampa per comunicare i vini, la storia, l’enologo e l’agronomo, hanno profili social, come Instagram e Facebook, molto attivi. Tuttavia questa crescita d’interesse finisce spesso in post poco interessanti, talvolta fuorvianti, mal scritti e documentati in modo errato. Il racconto di bottiglie bevute, inseriti come post oppure su blog, avrebbe bisogno di essere supportato da un’introduzione che lo contestualizzi, di valutazioni qualitative che indirizzino il lettore, creando al tempo stesso maggiore interesse a chi legge. In realtà trovare scritti interessanti non è poi così evidente e scontato.
Chi vedi nel futuro della critica enologica?
Penso che i giovani che stanno frequentando la facoltà di viticoltura ed enologia possano diventare nel futuro ottimi critici, unendo una grande obiettività di giudizio e una capacità di descrivere vini e territori in modo non solo tecnico ma rendendo l’argomento avvincente. Una sorta di solidarietà femminile mi porta a citare, oltre ai nomi sopra indicati, anche Sissi Baratella e Adua Villa. Tra gli uomini sono diversi quelli già presenti che portano il loro sapere non solo nelle guide ma anche nelle riviste specializzate, portali e blog di settore.
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 1| Stefania Vinciguerra
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 2| Cristiana Lauro
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 3| Monica Coluccia
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 4| Elena Erlicher
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 5 | Chiara Giannotti
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 6 | Divina Vitale
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 7 | Adele Elisabetta Granieri
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 8 | Laura Di Cosimo
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 9 | Antonella Amodio
Critiche e degustatrici: il vino italiano al femminile 10 | Valentina Vercelli
Dai un'occhiata anche a:
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 38| Le sorelle Cotarella
- I miei migliori morsi del 2024 in ordine di apparizione : 023 Il Rito condivisioni di gusto, a Carate Brianza la felicità a spicchi
- L’uomo cucina, la donna nutre – 17 Bianca Mucciolo de La Rosa Bianca ad Aquara
- La curiosità: dall’album di Maria Rosaria Boccia spunta anche Gino Sorbillo
- Donne produttrici: il vino italiano al femminile 36| Milena Pepe
- La Top10 della 100 Best Italian Rosé 2024
- L’uomo cucina, la donna nutre – 15 Laila Gramaglia, la lady di ferro del ristorante President a Pompei
- Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 12| Leila Salimbeni