Cristoforo Trapani lascia il Caruso Belmond Hotel di Ravello. Lo fa con un post su Facebook nel quale ringrazia la proprietà senza precisare le motivazioni di una decisione così clamorosa a pochi mesi dall’ingresso. Per il cuoco stabiese è il terzo addio: il primo, inaspettato, a Piazzetta Milu nel 2015 per andare al Byron di Forte dei Marmi dove conquistò la stella. La famiglia Izzo fu costretta a rivedere i piani, ma le cose andarono bene perché Luigi Salomone, secondo di Paolo Barrale al Marennà, all’epoca stellato, divenne il più giovane cuoco campano stellato dell’anno. Il secondo, appunto, al Byron per arrivare a Ravello.
Al di là delle parole di circostanza (la proprietà deve ancora emettere un comunicato), l’abbandono di Trapani rompe davvero quella che doveva essere la gioiosa macchina da guerra della catena Belmon annunciata a tutto spiano in questo comunicato del 22 marzo.
In questo 2022 alcuni nomi di assoluto rilievo entrano in Belmond: da Riccardo Canella, che lascia le cucine del rivoluzionario Noma di Copenaghen per approdare a Venezia e guidare il nuovo corso dell’offerta complessiva dell’hotel Cipriani, a Cristoforo Trapani, che dopo la stella Michelin conquistata a Forte dei Marmi, lascia la costa Toscana per insediarsi su quella Amalfitana, all’hotel Caruso, a Ravello. Due talenti italiani che tornano nelle loro terre d’origine ricchi di esperienze maturate a fianco di brillanti interpreti della gastronomia contemporanea e di passione senza confini.
Non solo nuovi chef, anche conferme come Alessandro Cozzolino, Executive Chef di Villa San Michele, che introduce La Loggia, il ristorante gourmet con solo 8 tavoli riservati per la cena, affiancandogli il bistrot italiano San Michele, aperto a pranzo e cena e il Pool Grill, formula più informale dalla cui terrazza si può ammirare la bella vista di Firenze e il bosco secolare di Monte Ceceri.
Dai giardini di Fiesole, ai 1700 ettari della tenuta di Castello di Casole, dove è in atto un importante intervento per la realizzazione degli Orti del Castello con aree di coltivazione alternate a spazi dedicati all’accoglienza degli ospiti per rendere più immersiva la loro esperienza nella natura toscana. Con questo ambizioso progetto e la produzione diretta di verdure, frutta, fiori eduli che si accompagnano agli altri prodotti della tenuta, vino, olio, miele, l’Executive Chef Daniele Sera, al ristorante Tosca, sviluppa una linea di cucina integralmente “from farm to table”, biologica e stagionale.
Dalla terrazza e dai giardini del Grand Hotel Timeo di Taormina, l’Executive Chef Roberto Toro del ristorante stellato Otto Geleng accompagna gli ospiti in esperienze sul territorio alla scoperta dell’autenticità siciliana: della coltivazione delle vongole insieme ai pescatori sul lago di Ganzirri, alla raccolta dei pistacchi che crescono sulle colate laviche di Bronte.
Dopo averla ammirata dall’alto si può scendere nella baia di Mazzarò di Taormina e raggiungere Villa Sant’Andrea: qui da giugno a settembre ci sarà una nuova esperienza immersiva nel nuovo temporary restaurant “pieds dans l’eau” con menu dedicato elaborato dal sicilianissimo Executive Chef Agostino D’Angelo.
Saliamo a nord, a Portofino, dove oltre alle Regate di Primavera che si terranno dal 21 al 25 aprile, allo Splendido Mare riapre il ristorante DaV Mare dello Chef Roberto Villa con la partnership dei tristellati fratelli Cerea. Una collaborazione vincente che ha contribuito a elevare la scena gastronomica della celebre Piazzetta e che continua a deliziare i palati più esigenti anche per la stagione 2022.”
Cosa succederà ora a Ravello, perno di questa strategia?
Tra i clienti abituali c’è già chi rimpiange Mimmo Di Raffaele, storico executive della struttura dal 2007, a cui non è stata data la possibilità di esprimersi dopo la svolta fine dining del gruppo avviata nel 2021.
Certamente capiamo la strategia di chi vuole accorciare i tempi e dunque reclutare uno stellato, cosa che spesso e volentieri, anche se non sempre, significa portarsi la stella a casa perchè la Michelin segue i cuochi a cui è stato dato questo riconoscimento. Ma questa vicenda, al di là dei contorni che riguardano solamente il rapporto fra Trapani e la proprietà, dimostra come è buona cosa per una azienda rispettare chi ha dimostrato solido attaccamento senza protagonismi per ben 14 anni.
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