La crisi sanitaria che stiamo vivendo, senza dubbio ha accelerato alcuni processi, ed ha messo in risalto tante lacune croniche del Belpaese. Prima fra tutte la burocrazia e i suoi mille rivoli, ma soprattutto ha mostrato la vera essenza della classe politica italiana. Una classe politica con poca voglia di approfondire, che vive di annunci sui social e di comparsate televisive. Certo, queste sono le regole del mondo moderno, ma è evidente il decadimento di un’intera generazione che pare abbia voglia di restare solo sulla superficie dei temi.
La Politica, uso la maiuscola non a caso, dovrebbe avere soprattutto il compito di approfondire, di entrare nei processi, per poterli gestire e condizionare. Al fine di tracciare le linee che portino allo sviluppo in chiave non solo economica ma anche umana e sostenibile. Creare il futuro. Quello che è successo con il settore della ristorazione fino a questo momento, ha quasi del grottesco. Basti pensare ai miseri aiuti previsti, al ritardo delle casse integrazioni o dei controlli riservati praticamente ad un comparto che rispettava le regole più di tutti.
Già questo basterebbe a far capire quanta poca attenzione c’è per questo settore, nonostante sia un asse importante per l’economia italiana. Infatti quasi un terzo del nostro PIL è prodotto da agroalimentare e turismo (sempre più legati a temi gastronomici). Resta sordo il Governo e pare non interessato al presente e al futuro di questo comparto. Probabilmente a causa del fatto che si tratta di un settore frastagliato nella rappresentanza e che non garantisce sacche di voti come può essere Confindustria o altre lobby.
La cosa che meraviglia di più è l’attitudine a dare risposte che fanno allegramente di tutta l’erba un fascio. Con tutto il rispetto che possiamo avere per il bar dietro la stazione, o per il locale fighetto che fa gli aperitivi, che sicuramente vanno aiutati, la classe dirigente non si è accorta per niente della rivoluzione culturale e dell’indotto economico e di occupazione enorme che si è creato intorno alla ristorazione egli ultimi venti anni.
Per i nostri politici, con la p minuscola, i ristoratori sono quelli che evadono le tasse, vedi Bersani. Forse aveva ragione Albert Einstein, nella vita è davvero più difficile rompere un pregiudizio che un atomo. Oggi mangiare in un grande ristorante equivale a vivere un’esperienza intellettuale a tutti gli effetti. Veri e propri centri di cultura ed energia di interi territori. Portare alla luce il lavoro di artigiani, agricoltori, casari, pescatori è stata una rivoluzione economica culturale senza precedenti nel nostro Paese.
Partendo da Nord, citando random alcuni esempi. Dall’Alta Badia di Norbert Niederkofler, un territorio non facile che attraverso il cuoco ed il suo progetto “Cook the Mountain” ha dato vita ad un indotto importante. Ciccio Sultano e il suo Duomo a Ragusa Ibla, forza e vetrina di un territorio. Per arrivare all’Osteria Francescana e a Massimo Bottura. Pranzare alla Francescana oggi è una delle esperienze intellettuali migliori che si possono fare in giro, è al pari di vedere una mostra di Andy Warhol o leggere Allen Ginsberg.
Per non parlare di tutto quello che sta succedendo di virtuoso nel mondo della pizza. Come successo per i ristoranti, anche le pizzerie diventano sempre più centri di cultura gastronomica e volano economico.
Possiamo capire che durante il primo lockdown siamo stati tutti presi alla sprovvista e ci siano state misure stringenti per tutti, ma ora, con una seconda ondata prevista, con una serie di informazioni a nostra disposizione ci saremmo aspettati un metodo di gestione della crisi diverso, una differenziazione, prima di tutto di pensieri.
Passato l’assunto che per evitare una catastrofe sanitaria ed economica si debba ragionare guardando le situazioni dei singoli territori, nello stesso modo andava affrontata la situazione nella ristorazione. Andavano guardate le tipologie dei locali di somministrazione, dando regole diverse alle differenti tipologie di attività.
Un Governo forte, ed una Classe Politica, con la P maiuscola, ha il dovere di approfondire in tutti i settori, dalla sanità, ai trasporti, alla ristorazione. Fare di tutta l’erba un unico fascio è la peggiore sciagura che ci poteva capitare.
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