Uva: falanghina
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ogni qualvolta ho il privilegio di degustare un vino dell’annata 1998 lo faccio con una certa attenzione e grande curiosità. Si perché questa è per me un’annata speciale che ha dato una svolta decisiva alla mia vita. Volente o nolente ormai dovevo crescere e non pensare più solo a me stessa. Quell’anno nasceva mio figlio e sarei stata felicissima di poter portare a casa una bottiglia di Coste di Cuma 1998 per poter celebrare al meglio un’annata per me così memorabile. Le aspettative verso questa bottiglia sono state ampiamente soddisfatte. Anzi, sono andate di gran lunga oltre. Sono una profonda estimatrice dei vini dei Campi Flegrei perché appartengono ad un territorio unico e dalle molteplici facce, molto diverse ed in continuo divenire. I campi ardenti sono terra di fuoco e di mare.
Ma soprattutto sono patria di una storia antichissima ed importante che si manifesta attraverso numerosi siti archeologici di raffinata bellezza. La presenza di oltre venti crateri caratterizza decisamente l’identità dei luoghi e di coloro che vi abitano. Qui la gente sa bene che nulla è fisso, tutto può mutare da un momento all’altro. Nonostante la selvaggia antropizzazione del territorio, gli scorci panoramici mozzafiato sono ancora esuberanti in tutta la loro bellezza. E per me la bellezza di un luogo e la sua anima più profonda va ricercata soprattutto tra i suoi vigneti. La falanghina Coste di Cuma ha il privilegio di nascere proprio in un vecchio vigneto di appena 2,50 ettari. Qui, grazie alla natura sabbiosa e vulcanica del suolo, la fillossera non ha fatto danni e quindi le piante sono tutt’oggi a piede franco. Particolare questo che rende ancora più prezioso il nostro assaggio. Il gruppo Slow Wine della Campania si è ritrovato qualche giorno fa nella cantina della famiglia Martusciello per percorrere un viaggio a ritroso nel tempo attraverso 8 annate di questa etichetta, dalla 2010 alla 1997. Pensata in origine da Gennaro per affrontare i tempi lunghi, spinto dalla sua incurabile mania di sperimentare e di guadagnare un futuro felice per i vini dei suoi amatissimi Campi Flegrei. Devo dire ad onor del vero che la 98 ha totalmente oscurato le altre annate, pur avendo espresso ognuna di loro un carattere interessante. La capacità di raccontarsi e di infondere piacere di ogni millesimo è stata altalenante. Quando si stappa una bottiglia che ha qualche anno in più alle spalle è sempre un grande punto interrogativo. Per quanto l’annata possa essere stata fortunata, comunque intervengono altri fattori nel suo stato di evoluzione. A partire dalla tenuta del tappo per finire alle modalità di conservazione. Allora possiamo dire che i tanti fattori in questo caso hanno contribuito in maniera positiva al processo evolutivo del vino. Il colore integro e brillante ci anticipa un assaggio interessante. Al naso si racconta lentamente, ma con piglio deciso declina la sua ampiezza di profumi che sanno profondamente coinvolgere. Ci sono la mineralità del suolo, gli agrumi canditi e conditi da accenti di idrocarburi e tocchi fumè. Il sorso ci sorprende per la freschezza vivace, per la dinamicità dei toni che scivolano sulle note gliceriche per rialzarsi velocemente sulla spinta dell’acidità. Il vino si fa apprezzare lungamente accendendo i commenti dei commensali e la soddisfazione dei padroni di casa per la splendida serata ricca di emozioni.
Questa scheda è di Marina Alaimo
Sede a Quarto, via Spinelli 2. Tel. 081.8762566. www.grottadelsole.it. Enologo: Francesco Martusciello. Ettari: 42 vitati. Bottiglie: 800.000. Vitigni: aglianico, falanghina, piedirosso, fianco, greco, asprinio.
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