di Giovanna Pizzi
New York è un luna park. Di luci, di grattacieli, di attrazioni e… di “roba da mangiare”.
Perdonerete il parallelismo sui generis, ma la sensazione che mi da Manhattan è la stessa che provo quando passeggio per Napoli (appartenenza a parte) e cioè quella di non sapere se riempirmi prima gli occhi di meraviglia o le fauci di una quantità infinita di cibo.
E si potrebbe disquisire per sempre sull’abissale differenza tra la cucina americana (che non esiste) e quella italiana (perché, esiste?), sulla tradizione secolare di una cultura alimentare e il “multistrato” come unica regola, sulla dieta mediterranea e il junk food, quel che è vero è che a New York si può fare il food tour più entusiasmante della vita, tra viste mozzafiato e quello che si mangia nei film, tra cibo di strada e grandi ristoranti.
Il comune denominatore è l’eterogeneità, la “contaminazione” di tecniche e sapori che è naturalizzata e non solo un termine da usare perché è cool.
Ma soprattutto New York è una città da visitare, quella sul gradino più alto del podio dell’ “almeno una volta nella vita”.
Ecco allora una piccola guida, una selezione ragionata e appassionata fatta da turista e per il turista che intreccia cibo, luoghi e fascino: dall’hot dog al ristorante stellato, i “must” nella Grande Mela.
Ah, com’è facile immaginare, a Manhattan si può godere di superbe espressioni delle cucine di tutto il mondo, dall’italiana alla cinese, dalla sudamericana alla francese ma non è questo il caso. Quella che segue è più una selezione da “tu vuo’ fa’ l’americano” che permette di calarsi nell’atmosfera della metropoli dove tutto è possibile, simboleggiata dalla sua Statua della Libertà.
– Joe’s pizza
Prima tappa di un viaggio a New York che si rispetti è Time’s Square, il centro del mondo, imprescindibile per farsi rapire subito delle luci e della maestosità della città che non dorme mai.
Di conseguenza, prima esperienza gastronomica non può che essere una “slice pizza”. L’iconico trancio triangolare per il quale pare che gli americani si ritengano addirittura gli inventori della pizza.
A poca distanza dalla piazza c’è infatti Joe’s Pizza, uno dei capostipiti della pizza americana per eccellenza e certamente il più famoso. Per arrivarci basta individuare una lunga fila di gente e accodarsi. Non è escluso trovarsi gomito a gomito con un personaggio del jet set. Obbligatorio ordinare una “pepperoni” (che non è con i peperoni ma al salame) per sentirsi i protagonisti di un film americano.
– Gray’s Papaya
Si fa presto a dire hot dog. Li trovi ad ogni intersezione di “street” e “avenue” e sono il classico boccone fast & cheap mentre si cammina, cammina, cammina per Manhattan.
Ma questo ha un sapore diverso, non fosse altro perché è stato immortalato in decine di film, perché è tappa obbligata di celebrità varie ma soprattutto perché in questo storico locale, a due passi dal Central Park e vicino al Museo di Storia Naturale, gli hot dog sono una questione di principio, sia per la provenienza delle carni sia perché non vengono bolliti come nella maggior parte degli altri casi ma cotti alla griglia come tradizione newyorkese comanda. Ah, una volta che siete qui, un succo di frutta super naturale, magari alla papaya, è da non perdere.
– Nathan’s famous
Ad ogni modo, se il “languirono” vi assale all’angolo tra il Central Park e la Fifth Avenue l’alternativa è il food truck all’angolo che è una succursale della leggendaria sede di Coney Island di Nathan’s famous, simbolo del “sogno americano”.
– Katz’s delicatessen
E se di set cinematografico si parla, non ci si può perdere l’ambientazione di una della scene più celebri del cinema mondiale. Per sentirsi Harry o Sally giusto il tempo di un… sandwich questo è il posto. Anche se la sua fama e la sua storia vanno certamente oltre il film.
Dal 1888 un deli ebraico (nasce infatti come gastronomia rumena) che serve il pastrami più famoso di tutta New York. Fila lunghissima ma che vale assolutamente la pazienza.
Strati e strati di sfilaccevoli fettine di manzo affumicato, preparato secondo i dettami della cucina kosher, che impiega quasi 30 giorni per essere pronto, chiusi tra due fette di pane di segale, senape e gli immancabili cetriolini ad accompagnare. La storia affascinante di questo locale, che da sempre ha un’unica sede nel Lower East Side, sa di integrazione e rinascita.
– Chelsea market
Non è un ristorante ma certamente il luogo più amato dai “gourmet”. Nel cuore del quartiere dalle centinaia di gallerie d’arte, un’ex fabbrica di biscotti è stata trasformata in un mercato in cui convogliano specialità da tutto il mondo. Più di 50 attività dove dal sushi ai tacos si può fare il giro del mondo nei sapori tipici.
Sicuramente commerciale ma qui si viene obbligatoriamente per addentare un’aragosta (che in realtà è un astice) come fosse cibo da strada; per il più modaiolo lobster roll velocemente accomodati ai banconi d’acciaio; e per una scorpacciata di ostriche, le più disparate, da scegliere tra una trentina di varietà di diverse grandezze e sapidità. Agli amanti del genere, me compresa, non possono non brillare gli occhi.
E per sentirsi americani a Manhattan ecco due opzioni di tutto rispetto. Si potrebbero definire “diner” anche se nel corso del tempo le sembianze di quella tipica tavola calda americana di provincia, col bancone centrale e gli sgabelli tonti, ha assunto diverse sfumature.
Certo è che dalla colazione, passando per il brunch, fino ad accomodarsi per il pranzo o la cena, quello che offrono è quello che mangiano regolarmente i locali. Pancake, avocado toast, uova strapazzate, patate e salsiccia, sandwiches e ovviamente hamburger pluristratificati, tutti accompagnati dalle immancabili salse, oltre che milkshake e caffè… da litro! Uno è il
– Pershing square. Locale storico situato esattamente di fronte all’ingresso della Grand Central Station, impossibile che non si noti tanto che sembra familiare anche a chi non c’è mai stato. Ambiente retrò e tappa obbligata per almeno una colazione.
L’altro è
– Friedman
Sempre affollato ma con servizio veloce. Ha 4 sedi in città e, informazione importante, è il punto di riferimento per chi cerca una cucina gluten free. Anche qui la colazione è come quella dei film.
– Ellen’s Stardust diner
Un’americanata è invece andare all’Ellen’s Stardust diner. Qui non è tanto la qualità del cibo a farla da padrone ma le performance e gli straordinari virtuosismi canori dei camerieri che in realtà sono cantanti professionisti.
Uno spettacolo vero e proprio al quale si assiste mentre si addenta un bagel arcobaleno, un french toast o un waffle a colazione; un sandwich al formaggio o una caesar salad a pranzo o delle americanissime “penne alfredo” a cena. Sulla Broadway e in perfetto stile Broadway, vicino a Times Square. Da fare.
– Gallagher’s Steak House
Sempre a due passi da Time Square si varcano le porte del paradiso della carne. New York è una città decisamente carnivora e il suo cuore batte qui, in questa steakhouse dal quasi secolo di vita.
Ambiente old style e servizio impeccabile, old style anche questo, e soprattutto la scenografica cella di maturazione della carne, che in realtà è una stanza, con bistecche a vista, che stupisce appena varcato l’ingresso.
Quasi non serve il coltello, che pure forniscono e di grande pregio, per i tagli decisamente burrosi. La “porterhouse” è quasi d’obbligo, ovviamente accompagnata da patate fritte americane, quelle più dolci, fritte alla perfezione. Carta dei vini americana e filofrancese ben curata. Imperdibile è anche la loro cheese cake che pare essere la migliore della metropoli.
– Carlo’s Bake Shop
E allora, visto che gira e rigira si torna sempre a Time square, un’altra americanata da fare è entrare in una delle pasticcerie del televisivo “boss delle torte” che si trova proprio lì a due passi.
Dolci super estetici e super colorati: cupcakes, cookies, l’immancabile fetta di rainbow cake, donut, cheese cake, apple cake e in particolare delle coreografiche torte in miniatura perfette per festeggiare una ricorrenza. Perché, diciamolo, il sapore non potrà mai accontentare chi si aspetta l’eccellenza, ma vuoi mettere spegnere una candelina, illuminati da centinaia di luci, nella piazza più famosa del mondo? È senz’altro un ottimo motivo per fare una fila anche qui.
– Blue Box Cafè
Ed in tema di “esperienze da lista dei desideri”, vale certamente un viaggio a New York fare “Colazione da Tiffany”.
Per i romantici, gli appassionati di cinema o… di diamanti, la nota maison del lusso ha reso reale il mito aprendo negli ultimi anni, al quarto piano della leggendaria gioielleria sulla ancor più iconica Quinta Strada, le porte del “Blue Box Cafè”. Una sala elegante, quasi eterea, dove sentirsi Audrey Hepburn per un giorno. Porcellane pregiate, bocconi deliziosi frutto della creatività dello chef Daniel Boulud e il tipico colore verde della maison ad avvolgere l’ambiente. Non solo colazione, si può prenotare un tavolo all’ora del tè ma anche per un pranzo o una cena veloce.
Se non si riesce a farlo ci si può sempre armare di pazienza per mettersi in coda all’ennesima fila.
Beh, lo ammetto, l’esperienza mi ha regalato un brivido di frivola emozione!
E siamo all’apice del “crescendo emozionale”, che si è rivelato essere questa mini guida, con il capitolo “esperienze da sogno”.
L’effetto WOW a NY è ad ogni angolo.
Luci, ponti, teatri, vetrine e skyline (giusto per accennare ad un paio di cosette)… e per continuare la lista suggerisco di raggiungere il 70 di Pine Street, nel Financial District, a due passi da Wall Street. Si deve varcare l’ingresso di questo palazzo in stile Art Deco, prendere l’ascensore e salire in cima.
Ah, per farlo bisogna aver prenotato, of course. O al SAGA al 63esimo piano o all’Overstory al 64esimo. O meglio ancora in tutti e due per non farsi mancare nulla.
Vi assicuro che, nonostante l’effetto wow di cui sopra dopo diversi giorni a Manhattan possa aver dato un po’ di assuefazione, la meraviglia si annida proprio lì in cima.
La vista di New York che si spalanca sotto gli occhi una volta affacciati al balcone del ristorante o del cocktail bar è letteralmente da togliere il fiato.
E già questa da sola contribuisce al pregio di questi due luoghi del gusto, della stessa proprietà, che si fregiano, rispettivamente, di due stelle Michelin il primo e del 17esimo posto nella World’s 50 Best Bars 2023 il secondo.
Premettendo che non vuole essere una recensione da gastrofighetti ma una pillola informativa, certamente il panorama, l’atmosfera e il servizio la fanno da padrone in entrambi i casi e se si vuole cavillare (come magari si potrebbe in posti di tal pregio), magari non troverete il miglior ristorante o il miglior bartender di tutta NY ma sicuramente una delle esperienze più “da urlo”.
– Saga
Fusione, questo è il termine che mi viene in mente pensando alla cucina dello chef James Kent. Di culture, stili, cotture e aromi. Dai crudi iniziali che sanno di Giappone al tajine di anatra che porta in Marocco e che è stato il piatto che ancora ricordo.
Sette portate, un unico menù, dove, com’è facile intuire, non mancano foie gras, caviale e aragosta. Luci più che soffuse (instagrammer astenersi) e carta dei vini all’altezza della situazione.
Un tavolo accanto ad una delle finestre panoramiche è la ciliegina sulla torta.
– Overstory
Un cocktail bar al quale si può chiedere poco altro. Drink futuristici in termini di estetica e componenti, eleganti bocconi d’accompagnamento (e da calabrese gongolo per la presenza della ‘nduja nel tagliere dei salumi), cura estrema dei dettagli e atmosfera friendly e seducente. Consigliatissima la prenotazione ma si può anche essere temerari e optare per la solita fila.
Credevate fosse l’epilogo? E invece no.
Cosa ci può essere di più “spettacoloso” dopo l’ultima tappa? Niente.
E infatti quelli che seguono sono due posti in cui non sono riuscita ad andare, ma che restano nella mia lista del “dove andare a mangiare”. Voci di corridoio dicono si tratti del miglior hamburger e della migliore pizza di New York. Sicuramente sono due esperienze da fare. Eventualmente fatemi sapere.
-Burger Joint at Le Parker Meridien, uno speakeasy dell’hamburger diventato icona.
-Una Pizza Napoletana, il regno di Anthony Mangieri, pioniere dello stile napoletano negli Stati Uniti e già campione del mondo per l’autorevole guida 50Top Pizza.