Coronavirus, la lettera piena di dignità ma disperata di un giovane cuoco a Conte e De Luca. Noi stagionali non lavoriamo da ottobre, tra poco manco una doccia calda potremo fare
Salve Sig.Pignataro scusa se la disturbo, sono uno Chef che lavora come stagionale, siccome per la mia categoria vedo che nessuno ne parla io ho scritto una lettera dove ho fatto un analisi. Ho provato a scrivere anche al presidente Conte e De luca, ma già lo so che non vengo preso in considerazione, sto provando a scrivere a voi per cercare di fare da portavoce. Attualmente vedo che a noi del settore ristorazione ci hanno abbandonati. Le allego la mia lettera, la ringrazio. A presto
di Gaetano Borrelli
Ciao a tutti, le righe che seguiranno sono indirizzate al nostro primo concittadino, ossia il presidente Conte, e al presidente della regione Campania
Noi gente comune siamo ridotti allo stremo, non della sopportazione dello stare in casa, bensì delle nostre capacità di tirare avanti, di continuare a sostentare le nostre famiglie.
Scusate, chi vi parla è un giovane ragazzo del Sud, da Torre Del Greco, città in provincia di Napoli. Sono cresciuto con amore e dedizione per il mio territorio, tant’è che, anche se probabilmente altrove avrei trovato una più florida situazione quanto a possibilità lavorative, ho deciso di restare qui, in Italia, anche dopo essermi sposato, lo scorso giugno, e che io e mia moglie siamo diventati genitori di uno splendido bambino. Ho lavorato fino ad oggi come Executive Chef presso una struttura nella mia zona che si occupa di eventi e turismo. Raccontato così tutto suona fantastico- se non si tiene conto di tutti i sacrifici che ho dovuto compiere per arrivare a porre quelle che sono soltanto le basi del mio ideale di vita semplice, vita familiare fatta di momenti frugali e dimessi.
Ma anche se si dimentica per un attimo tutto questo, ad oggi in verità mi trovo di fronte ad un grosso scoglio che ora come ora mi sembra insormontabile, come nessun’altra avversità nella mia vita mi sia mai persa finora e per ciò mi rivolgo a Voi, perché il suo governo possa darmi delle risposte concrete, perché possa darle a tutti gli appartenenti alla mia categoria lavorativa.
Sì è proprio di questa che si tratta, vorrei in effetti portare alla vostra attenzione che quella di cuochi, camerieri, receptionists, facchini ed inservienti di ogni tipo sia una classe dimenticata forse anche da Dio in questa triste vicenda del Coronavirus. Noi siamo una grande famiglia di persone generalmente impiegate in lavori a tempo determinato, abbiamo dei contratti che di solito presentano durata stagionale da aprile fino a ottobre all’incirca: questa è stata la situazione che, anche se un po’ precaria, ci ha comunque sia permesso di lavorare sino ad oggi, e noi tutti-credo di parlare in nome anche di tanti colleghi- siamo grati e felici di ciò.
Adesso però la situazione, come per tutti, è mutata, ma per noi il cambiamento è maggiormente drastico: abbiamo smesso di lavorare a fine ottobre e alcuni di noi, nella migliore delle ipotesi, hanno percepito un indennizzo di disoccupazione per la metà dei mesi in cui si è lavorato, quindi, si metta caso di aver lavorato per 7 mesi, fino a febbraio; a regime regolare avremmo ripreso a lavorare questo mese(aprile) per cui ci sarebbe toccato sopravvivere soltanto un mese o due, il che forse si può ancora fare ma con tutta questa faccenda del corona virus dovremo ritenerci fortunati, secondo quelle che sono le direttive, se riprenderemo a lavorare l’anno seguente.
Per cui io mi chiedo- e lo faccio in primis a nome di tutti i componenti della mia brigata che è ormai una FAMIGLIA per me-: come faremo d’ora in avanti a garantirci l’entrata di un flusso economico che ci permetta di sostenere il peso delle spese che gravano su di noi per il mantenimento delle nostre famiglie? I ragazzi con cui ho lavorato erano già tutti oberati da condizioni economiche per nulla semplici e con questo momento difficile si ritrovano con praticamente nulla tra le loro mani da poter offrire alle rispettive famiglie, non hanno nemmeno percepito indennità NASPI se proprio vogliamo dirla tutta, quindi mi dica signor Conte come crede sia possibile sbarcare il lunario anche soltanto per i prossimi 15 giorni, figurarsi un anno?
Quello che le sto chiedendo sono delle misure realmente concrete, non promesse e progetti a lungo termine e ciò non per fare pressioni inutili ma per poter evitare veramente catastrofi familiari irrecuperabili. Le parlo di me, ma penso che ciò possa valere per ogni padre o madre di famiglia che si è fatto carico di svariati impegni economici per poter dare alla sua famiglia quella che oggi viene definita una vita normale: un tetto sulla propria testa, un’auto per spostarci in caso di necessità, bisogni e beni nel campo della tecnologia, che se non acquistati ci portano ad essere tagliati fuori dal mondo, esempi ne sono i cellulari ma anche un televisore per poter ascoltare i suoi discorsi, internet e promozioni per telefonare.
Provengo da una famiglia assolutamente non agiata e che ha sempre dovuto fare grossi sacrifici per arrivare a fine mese con una certa dignità e permettere a noi figli una vita conforme a quella della gente più semplice, perciò tutto ciò che le ho elencato ho dovuto necessariamente acquisirlo per tramite di agevolazioni quali pagamenti dilazionati e simili. Cosa risponderò agli enti che, dunque, a fine mese verranno a bussare alla mia porta (per modo di dire)? Come farò ad evitare che la mia famiglia si ritrovi da un giorno all’altro catapultata per strada e come potrò offrire anche solo una parola di conforto ai miei compagni che versano nelle medesime condizioni?
I nostri datori di lavoro, albergatori e ristoratori, magari non potranno essere biasimati perché come si fa ad assumere personale quando si sa che di fatto non ci sarà da lavorare? Chi, secondo lei, si potrà permettere una vacanza nelle nostre isole o anche solo di spendere qualche soldo per andare a mangiare al ristorante quando tutto questo, come ci state ripetendo da ormai troppo tempo, sarà finito?
Non finga di non sapere che gli effetti della crisi avranno conseguenze devastanti e ripercussioni su tutti noi, anzitutto sugli strati sociali meno abbienti come regolare amministrazione insomma. Nessuno, in conclusione, può essere stigmatizzato per aver badato ai propri interessi e su questo siamo chiari.
Ma chi deve pensare a noi allora? Perché le vostre disposizioni sono del tutto insufficienti: è difatti impensabile che noi possiamo sostenerci mensilmente solo grazie al dispenso dei 600€ che avete previsto e che sa tanto di contentino per placare il clamore popolare. Quello che le sto chiedendo, mi ripeto, sono dei rimedi più efficaci, incisivi e che davvero salvaguardino la nostra integrità come uomini e donne riuniti in famiglie. Pur restando a casa abbiamo infatti pur sempre degli obblighi finanziari nei confronti di banche, uffici postali ed enti erogatori di servizi elettrici, idrici, forniture di gas e quant’altro.
Penso alle famiglie più numerose che forse perderanno il diritto ad una doccia calda, a tutte le persone che già mal versavano in disagi di vario genere e che ora si ritroveranno ancora più angustiati nelle ristrettezze economiche che scaturiranno da questa situazione di crisi. Penso alla mia categoria che, come dicevo, è sì stata dimenticata anche da Dio perché i nostri capi guardano, forse giustamente forse no ma ormai poco importa, ai loro tornaconti, perché il governo dispone e ordina ma alla fine non ho ancora trovato caf, enti o qualsiasi altra cosa che sia stato in grado di espormi una soluzione ai tarli che ho in testa, alla preoccupazione per me, per i miei cari e tutti quelli che conosco.
Non vorrei sembrare indelicato a parlare di “soldi” in un momento che anche sul piano umano ci pone dinanzi a difficoltà tremende, ma c’è, nonostante tutto, questa urgenza di essere pragmatici, poiché mio figlio ha bisogno di determinate cose come quelli di tutti quanti, e queste hanno dei costi, la vita ha un costo, nostro malgrado, e noi dobbiamo assicurarci di potercela permettere se non vogliamo finire male, caro presidente.
Per queste ragioni, chiudo rinnovandole la mia richiesta a pensare a dei provvedimenti di chiaro intento risolutivo ma non per una futura crisi inflativa o cose del genere, bensì per la nostra condizione di disagio, per quella di indigenza di tanti altri, di bisogno materiale e non solo morale, giacché, vorrei far notare, se non ve ne rendeste conto da soli, che se alla fine di tutto questo non ci saremo più noi cittadini, italiani, allora non ci sarà nessuna crisi da risolvere, nessun altro problema da estinguere. In questo momento abbiamo bisogno che si accantonino tutti i consueti quesiti politici e che il focus delle discussioni si sposti dall’arginare i problemi di uno stato ormai vuotato del suo senso alla cura- sensu stricto- delle sue membra; non servirà a niente preoccuparsi di non far crescere lo spread o quel che volete se al termine della situazione di emergenza non esisteremo più come popolo.
Non voglio essere apocalittico, profetico o che altro ma vi inviterei a considerare che da sempre la miseria sociale è il nostro più grosso grattacapo e per troppo tempo è stato messo da parte. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le organizzazioni, dalle più grandi e sotto il controllo di altri enti alle più piccole ed autonome, per l’impegno e la solidarietà profusi ad assistere concretamente le occorrenze delle persone tutte, impegniamoci sempre in questo verso; spero che fungano da esempio e da ispirazione anche per il nostro governo siccome se poche persone riunite apportano un certo sollievo, la grande macchina dello stato cosa può effettivamente fare? Va da sé che la vera domanda a questo punto sia: lo Stato è davvero disposto ad aiutarci, seriamente e tangibilmente?
Questo non è accanimento politico, signor Presidente perché le assicuro che non c’è la testa per preoccuparci di ciò in questo periodo, ma è la necessità viva di risposte che mi spinge a parlare in questi termini così accorati, questo è un urlo autentico di sincera disperazione. La saluto calorosamente in attesa delle risposte concrete che le ho chiesto, per me, per i miei cari, amici e per tutti i miei concittadini che abbraccio virtualmente tutti; con la speranza che trovi un po’ di tempo per interessarsi di ciò che veramente conti, le persone (questa epidemia dovrebbe avercelo insegnato). Ce la faremo, sì, tuttavia aggiungerei: se ci verrà data una mano.