di Alfonso Del Forno
Quella che stiamo vivendo in queste ultime settimane è una situazione a dir poco irreale. Un mese fa il mondo della birra artigianale italiana era da poco rientrato da Rimini, dove si era tenuta Beer Attraction, la fiera di settore più importante in Italia. Centinaia di premi assegnati dai giudici di Birra dell’Anno, il concorso di Unionbirrai, e centinaia di birrifici che proponevano i loro classici e le novità. Tantissime aspettative grazie agli accordi chiusi con distributori e buyer, in attesa delle stagioni calde alle porte, in cui aumentano i consumi di birra. Tornati da Rimini, i birrifici hanno subito cominciato a programmare le cotte in funzione degli ordini e i publican hanno tirato a lucido i locali per prepararsi con entusiasmo all’arrivo delle nuove birre.
L’emergenza Covid-19
Poi all’improvviso il buio, come se si fosse spenta una lampadina. Lombardia ed Emilia Romagna prima, seguite da tutte le altre regioni italiane nel giro di pochi giorni, hanno cominciato a vivere un incubo che neppure nei peggiori film apocalittici statunitensi si era mai visto: la chiusura di tutti i locali della ristorazione per contrastare la diffusione del Covid-19. Un evento unico, che neppure durante le due guerre mondiali si è verificato. La chiusura totale della ristorazione si è immediatamente ripercossa contro i fornitori dei locali, tra cui i produttori di birra artigianale. In un attimo quella lampadina ha spento uno dei settori più trainanti dell’economia italiana, l’enogastronomia. Uno dei settori che ha sempre dato lustro alla nostra nazione, da tutti invidiato e imitato nel mondo.
La Birra Artigianale Italiana
La birra artigianale italiana, seppur giovane nel panorama dell’enogastronomia italiana, è un fiore all’occhiello grazie alle capacità dei birrai italiani, bravi nel dare personalità alle proprie birre, anche quando si ispirano a stili internazionali storici. In questo momento estremamente difficile per l’economia del settore, molti birrifici stanno cercando di correre ai ripari, tamponando i mancati introiti con forme di vendita nuove. Alcuni si sono appoggiati a società di delivery già esistenti per poter raggiungere i consumatori costretti a stare chiusi in casa, mentre altri hanno messo in piedi in poco tempo delle piattaforme di vendita online delle birre. Queste due modalità di consegna stanno riscontrando un buon successo e per alcune piccole realtà costituiscono una boccata di ossigeno.
I ristoratori
Cosa diversa per i ristoratori, che non hanno alternative alla chiusura, soffrendo ancor più dei birrifici. L’incertezza sulla durata dell’emergenza non consente ad oggi di poter fare programmi sul futuro. Ciò che accadrà alla riaccensione della lampadina è una grande incognita. Sono troppe le piccole realtà che operano in questo settore alle prese con i mancati incassi e il grande quesito è capire quanti di questi avranno la forza di rialzarsi.
La reazione di birrai e publican
La reazione degli attori della birra artigianale, dopo le prime settimane di quarantena, è stata di grande determinazione quando è stato chiesto di reagire con unità e solidarietà: “Dobbiamo farcela” (Vincenzo Serra – Birrificio dell’Aspide); “Non si molla una virgola” (Carmen Ridolfi – Birrificio Fjei); “Noi ci siamo” (Maria Luisa Benedetta Gargione – Birrificio Lievito e Nuvole); “Parole sacrosante” (Prisco Sammartino – Birrificio Bella ‘Mbriana); “Siamo Forti” (Emanuele Menny Ambrosino – Pub 27); “Speriamo di farcela…è una sfida ardua e dura…quando si tratta di combattere io non mi tiro mai indietro…ma questa volta è durissima” (Adele Barletta – Malto Reale Pub); “Ritorneremo a fare quello che sempre amiamo” (Bartolo Cioffi – Drop Pub); “Siamo tutti vogliosi di ritornare ai posti di combattimento… Ma bisognerà fare i conti con la dura realtà economica e finanziaria… Il difficile sarà ripristinare gli equilibri con i fornitori, con i clienti, con lo Stato, con i dipendenti, affitti, bollette, chi come me ha 2 mutui e 2 finanziamenti… Sarà una dura battaglia” (Nello Marciano – Birrificio Maneba); “Ce la faremo, non vediamo l’ora di ripartire, qui si morde il freno, abbiamo voglia di spaccare” (Francesco Ferro – Il Monaco ubriaco Pub); “Ripartiremo più forti di prima” (Giacomo Delle Cave); “Io dico avanziamo proposte per il futuro. Una può essere “Adotta un birrificio”: tutti i pub della Campania si impegnano per primi sei mesi dalla nuova apertura a dedicare una via ai soli birrifici campani” (Alberto Mochetti – Birrificio Okorei); “Sono disposto a fare qualsiasi cosa possa far bene al movimento… Sediamoci e confrontiamoci” (Livio Barra – Demetra Pub); “C’è sicuramente da lavorare, mettere da parte gli individualismi e collaborare, ma sarà dura, la strada per ora la vedo lontana e tutta in ripida salita” (Nino Calenda – Brew Inn Fermento Pub).
Lo scenario che ci attende
Qualunque sia lo scenario che si presenterà nel futuro, somiglierà tanto al dopoguerra. Qui si tratta di ricostruire un settore pesantemente danneggiato da questa emergenza mondiale e questo può avvenire solo se saranno recuperati valori come solidarietà e unità, oltre alla necessità di un grosso intervento economico da parte delle istituzioni. Nel caso della birra artigianale, la cooperazione territoriale può dare un forte contributo di rinascita. Birrifici, pub e consumatori, ognuno nel proprio territorio, possono creare un Rinascimento Brassicolo fondato su valori umani e civili, fondamentali in situazioni di emergenza come questi che stiamo vivendo. Se bisogna rinascere bene, lo si faccia tutti insieme, senza lotte e divisioni, cancellando ciò che divideva prima che il Covid-19 distruggesse il mondo attuale. Cheers!