di Marco Galetti
L’approccio al vino da parte di un giovane può avvenire, sostanzialmente, in due modi: partire dal basso, abboccando ad improbabili super offerte della grande ma piccola piccola distribuzione per poi salire di livello e di prezzo, oppure, se le fiananze lo consentono, partire dal top di gamma.
Nel primo caso, sarà inevitabile sorbirsi innumerevoli ciofeche che potrebbero addirittura allontanare dal mondo del vino, nel secondo, potendoselo permettere, bisogna ricordarsi quel che mi disse chi ne capiva: indietro non si torna, se costretti a doverlo fare per ragioni economiche si sarà destinati a soffrire.
Ma c’è una terza via, l’approccio con la linea, chiamiamola “jeans” (come fece Armani) di una grande azienda agricola che riserverà soddisfazioni lasciando peraltro intatta la curiosità di scoprire il top di gamma di quella stessa azienda o di quel grande produttore, magari riservando ad occasioni particolari una bottiglia di altissima fascia, regalandole valore aggiunto e regalandosi confronti istruttivi e formativi.
Nessuno nasce “imparato” tranne Silvia che da bambina venne indirizzata all’assaggio di un aglianico in purezza dai lungimiranti nonni e che con questo Rosso Core, per nulla ingrato, ha trovato la strada giusta per affiancare al suo top di gamma, (il mitico Montevetrano, ormai riferimento campano e nazionale) un ottimo ed abbordabile prodotto destinato ad un mercato giovane ma anche ad un consumatore attento e contento sia dopo averlo pagato ma soprattutto dopo averlo degustato.
“Core ha un nome rotondo e caldo, vuol dire amore in dialetto e centro, essenza in lingua inglese”, è un Aglianico in purezza di tredici gradi e mezzo, le cui vigne hanno piede nel Sannio e “Core” a Salerno, è fresco, con un accenno di acidità, rosso come i frutti che richiama, rosso rubino intenso ma penetrabile, vino di territorio seguito nel suo cammino di formazione dall’Enologo Riccardo Cotarella, garanzia dell’Azienda Agricola Montevetrano che consiglia di degustare questo vino versatile con formaggi di capra poco stagionati e cucina rustica del territorio.
Non avendo specificato quale territorio, l’ho provato con piacere, trasversalmente, su tipici mondeghili milanesi e, naturalmente, su un cacioricotta cilentano non troppo stagionato.
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