Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 ero
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Quello che mi piace di questo vino è la cifra del timbro aziendale. Cosa non facile da ottenere con l’Aglianico, vino difficile in vigna come in cantina. Dopo la prima versione del Core 2011 ecco la seconda annata, provata durante la manifestazione organizzata da Luca Maroni a Paestum.
Dicevo della cifra aziendale, che per me quando si parla dei vini di Silvia Imparato si traduce in eleganza assoluta. Anche in questo caso l’Aglianico si esprime al naso con una amarena molto precisa e appagante, ampia e lunga.
In bocca non ci sono dolcezze, il vino chiude anzi amaro e pulito, ben sostenuto dall’acidità già in ottimo equilibrio con tutti gli altri elementi. Piacevole anche il ritorno di frutta rossa e una leggera nota tostata.
Il paragone con il vino top viene spontaneo, sicuramente non ne raggiunge la complessità, ma secondo me il termine giusto deve essere fatto con altri Aglianico della stessa fascia, a volte eccessivamente freschi, altre troppo piallati in cantina da sembrare inverosimili o troppo omologati. In questo caso, invece, l’Aglianico esprime un frutto deciso, piacevole, ed è assolutamente abbinabile ai cibi della tradizione a tavola.
Una bella bottiglia, sicuramente superiore alla prima annata grazie alle caratteristiche della vendemmia 2012.
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