
di Titti Dell’Erba
Nel cuore pulsante del Monferrato, là dove le colline sembrano sussurrare storie di vino e di uomini, le Cantine Coppo si ergono come custodi di un sapere antico, ma proiettato con eleganza verso il futuro. Fondate oltre 130 anni fa, queste cantine storiche di Canelli non sono solo un punto fermo nel panorama enologico piemontese, ma anche un simbolo vivente della perfetta armonia tra tradizione e innovazione.
Le Cattedrali Sotterranee Coppo: un tempio scolpito nel tufo e nel tempo
C’è un luogo, sotto le colline di Canelli, dove il tempo si ferma e la pietra racconta.
Un luogo dove il vino non è solo prodotto, ma celebrato come in un rito antico.
Qui, nelle profondità della terra, vivono le Cattedrali Sotterranee di Coppo, dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO: non semplici cantine, ma veri e propri santuari della cultura enologica.
Scavate con pazienza e visione a partire dal XVIII secolo, modellate e ampliate nei secoli successivi, si snodano oggi per oltre 5.000 metri quadrati sotto la collina, toccando i 40 metri di profondità. Una rete di gallerie, volte maestose e cunicoli scolpiti nel tufo che sembrano sospesi tra sogno e realtà, tra luce e ombra, tra silenzio e profumo di vino in evoluzione.
Il tufo calcareo di Canelli, solido come la volontà di chi lo ha scavato, è più che roccia: è custode silenzioso di bottiglie preziose, regolatore naturale di umidità e temperatura. Qui, tra i 12 e i 14 gradi costanti, si compie la magia dell’affinamento. Ed è forse proprio questo equilibrio perfetto tra natura e ingegno umano ad aver reso le Cattedrali così uniche.
Ma non è solo la bellezza ad affascinare. In questi spazi vive la storia del fare vino: antiche presse, botti, torchi e strumenti d’altri tempi testimoniano un’epoca in cui ogni bottiglia era frutto di fatica e passione artigiana. Un’eredità ancora palpabile, nonostante il passare del tempo.
Oggi, grazie a un attento progetto di recupero e ampliamento avviato nel 2022, le Cattedrali sono tornate a splendere in tutta la loro maestosità. I visitatori possono finalmente percorrerle nella loro interezza, ammirando anche gli affioramenti geologici che svelano la memoria antica del sottosuolo di Canelli.
Luogo di lavoro, di silenzio, di culto e di visione: le Cattedrali Sotterranee Coppo non sono solo il cuore dell’azienda, ma l’anima stessa del vino che qui nasce, cresce, matura. Un’esperienza da vivere con tutti i sensi che oggi accolgono i visitatori in sale degustazione di raffinata eleganza e in un nuovo wine shop all’avanguardia.
Una nuova visione, lo stesso spirito
Dal 2021, l’ingresso della famiglia Lanci-Soldadino ha segnato una nuova era per Coppo 1892. Con uno sguardo rivolto al futuro e un cuore radicato nel passato, la nuova proprietà ha avviato un ambizioso progetto di rilancio: dall’ampliamento dei vigneti all’adozione di pratiche sostenibili in vigna – che hanno portato alla certificazione ambientale di tutte le parcelle – fino all’installazione, nei primi mesi del 2024, di un impianto di imbottigliamento di ultima generazione.
La rinascita passa anche per i luoghi: accanto alla cantina, il restauro di un palazzo seicentesco sta per dare vita alle Suites Clelia Coppo, cinque appartamenti esclusivi pensati per accogliere chi desidera vivere il Monferrato con lentezza, tra degustazioni, paesaggi e silenzi preziosi.
Dalla Barbera al Barolo: l’eccellenza si veste Coppo
Nel calice, Coppo1892 racconta il Piemonte con rispetto e carattere. La produzione abbraccia varietà autoctone e internazionali, con un occhio attento alla qualità e alla territorialità. Protagonista indiscussa resta la Barbera, soprattutto nella sua versione più iconica: Pomorosso Nizza DOCG, un vino che ha riscritto la storia del vitigno. Ricco, elegante, profondo, Pomorosso porta con sé profumi di frutta rossa e fava di cacao, accarezzati da echi balsamici. Un vino che ha fatto scuola.
E poi c’è l’apertura alle grandi denominazioni delle Langhe: i nuovi vigneti nei cru di Ravera e Bussia, insieme a quelli nel comune di La Morra, annunciano l’arrivo di Baroli firmati Coppo 1892 – vini che promettono longevità e straordinaria espressività. Non mancano le declinazioni più fresche e immediate, come il Langhe DOC Nebbiolo, che incanta con fragranze di frutti rossi, viola appassita e tannini finemente cesellati.
Spumante ancestrale e Gavi di corte: due etichette straordinarie
Durante la recente edizione del Vinitaly, ho avuto il privilegio di degustare alcune delle gemme della nuova Coppo 1892. Tra queste spicca lo Spumante Brut Rosé Metodo Classico Clelia Coppo, una raffinata unione di Chardonnay e Pinot Nero vinificato in rosso. Il suo segreto? La rifermentazione con i propri zuccheri secondo il “metodo ancestrale”, che gli regala finezza, autenticità e un perlage setoso. Profuma di piccoli frutti rossi, pane e mineralità; al palato è sapido, vivace, perfetto con il pesce o carni nobili come il piccione in casseruola.
Dalla Tenuta La Rocca, invece, nasce il Gavi DOCG, un bianco che rende omaggio al nobile Cortese, vitigno storicamente destinato alla corte. Giallo paglierino brillante, note di pesca, agrumi e una bocca dove si intrecciano cocco, vaniglia e scorze di limone: un inno alla complessità in chiave elegante.
Alcuni dati e numeri delle cantine Coppo 1892: 470.000 bottiglie prodotte annualmente, 86 ettari di vigneti 210 acri, 30 Paesi che importano i vini Coppo, 19 sono le etichette prodotte e commercializzate: Spumanti – Nizza – Barbera – Chardonnay – Barolo – Nebbiolo – Gavi – Moscato, mercati di riferimento 60% Italia e 40% estero.
Ospitalità, territorio, experience
Il progetto Coppo non è solo vino, ma esperienza coinvolgente e unica.
Le cantine sono oggi un polo di accoglienza e cultura, con percorsi di visita suggestivi, eventi esclusivi e spazi per degustazioni memorabili.
A breve, il sogno si amplia con l’apertura di Villa Giada, altra tenuta di proprietà Lanci-Soldadino, dove prenderà vita anche un bistrot di charme, realizzato nell’antico fienile, per regalare agli ospiti un’esperienza gastronomica senza pari.
Con questi investimenti, Coppo si conferma non solo interprete d’eccellenza della viticoltura piemontese, ma anche ambasciatrice di uno stile che unisce eleganza, ospitalità e profonda conoscenza del territorio.
Un viaggio tra passato e futuro, dove ogni calice racconta una storia e ogni visita diventa un’esperienza da ricordare.
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