di Simona Mariarosaria Quirino
Non bisogna contaminare il Vesuvio, a meno che a farlo non sia lo chef Giuseppe Molaro. Invitato giovedì scorso da Massimo Setaro nella sua azienda vinicola, lo chef si è dilettato in un gioco di abbinamenti tra i suoi piatti orientali, i vini di Casa Setaro, i lievitati di Paolo De Simone di Storie di Pane e le pietanze snack di ZioMì, il pub aperto con il papà Mimmo. Pupillo dello chef Heinz Beck, Molaro ha conquistato la stella Michelin come executive chef nella sua esperienza a Sensi a Tokyo. Quanto ha imparato, lo ha portato con sé, a Somma Vesuviana in Contaminazioni Restaurant, assieme alla sua splendida moglie giapponese Yuki Mitsuishi.
La serata ha avuto inizio con un wine tour in cantina, accompagnato dagli snack di ZioMì: un aperitivo che ha condotto alle origini di Molaro, ossia a una commistione tra le sue idee e l’esperienza di suo padre Mimmo, da sempre proprietario di hamburgherie nel vesuviano.
Ad aprire le danze, un brindisi con Pietrafumante di Casa Setaro, un Caprettone Metodo Classico, nella sua nuova etichetta che mostra una pietra vulcanica in braille e un “Kanpai” alla giapponese al posto del “cin cin”. Come antipasto ci si “contamina” con un ricordo di “pasta&fagioli con le cozze”, una rivisitazione di sapori autentici nella memoria dello chef, e i più orientali churros di pelle di pollo, rolls di riso giapponese con sgombro marinato e spigola marinata al pepe Sancho con Mayo al sedano e meringa al pomodoro. Il tutto accompagnato dal pane creativo di De Simone, integrale, alle alici o con cipolle, meglio ancora se insieme all’Olio Extravergine d’Oliva di Casa Setaro.
Tra una portata e l’altra, un intermezzo piacevole, il Bloody Mary, uno tra i cocktail più famosi al mondo.
Dal sapore ricco e speziato, deve il suo nome alla sua vivace tonalità rosso sangue e con tutta probabilità fa riferimento alla figura di Maria Tudor d’Inghilterra, anche detta Maria la Sanguinaria. La ricetta tradizionale prevede l’utilizzo del succo di pomodoro fresco miscelato alla vodka che, per rendere più personale, Molaro ha anche aromatizzato alla lavanda. Come primo, è servito un risotto al pistacchio verde di Bronte e profumo di limone accompagnato dall’Aryete, un Caprettone Doc con affinamento anche in anfora, connubio di eleganza e profumi perfetto. Come secondo lo chef ha proposto la spigola con rucola selvatica, assieme al Munazei Rosso, un Lacryma Christi del Vesuvio Doc, vino che non ruba la scena al piatto ma che lo affianca con stile.
A sorpresa, però, in chiusura Casa Setaro ci versa Fuocoallegro, un Piedirosso doc con affinamento in anfora e grandi botti di rovere francese. Un vino di una certa struttura e che rappresenta un po’ il cuore della produzione dei rossi di Casa Seraro. Come dessert, una crema di latte, mango e passion fruit, assieme al Limoncello del Vesuvio.
Una contaminazione che, quindi, inizia e finisce alle falde del vulcano, dove diverse anime si incontrano per capirsi e soprattutto per divertirsi. Incantevoli incastri che riempiono il cuore.
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