Si è concuso ieri il congresso di Assoenologi a Cagliari dopo un programma fitto e interessante centrato sul mercato. Come sappiamo il consumo del vino sta cambiando rapidamente e, come ha sottolineato il presidente nazionale Riccardo Cotarella, ormai il mestiere di enologo non è relegato più solo a fare il vino, ma deve puntare ad avere un piglio imprenditoriale, cercare di capire cioé cosa fare al di là delle poesie e della retorica per consentire alle aziende di fare reddito e andare avanti.
Alcuni dati sono emersi con chiarezza nei diversi interventi di operatori ed esperti che, oltre al mercato italiano, hanno passaato in esame la situazione in Usa, Germania, Gran Bretagna e Cina.
1-Complici il cambio delle abitudini alimentari e dello stile di vita, oltre che di una ristorazione fusion e mediterranea in cui prevalgono il vegetale e la meteria marina, il mercato dei bianchi e degli spumanti ha ormai superato quello dei vini rossi in Italia. La gente vuole vini meno alcolici, meno strutturati e, cosa che incide, anche con un prezzo più vantaggioso.
2-La qualità non è un matra retorico, ma una opzione commerciale ormai prevalente tra i consumatori. Il vino non è più un alimento, per cui chi lo sceglie compra una storia, un territorio, un paesaggio, un ricordo. L’elemento culturale, umanistico è ormai decisivo nella scelta della bottiglia da stappare.
3-L’appeal italiano sui mercati mondiali è sempre molto alto, non ha raggiunto quello della Francia ancora, ma ormai esibire un vino del nostro paese a tavola, ma anche un cibo è uno status symbol non solo di lusso, ma soprattutto culturale e mentale. Come ha detto Galloni, il consumatore quando stappa un vino del Belpaese cerca il sogno italiano.
4-L’unico mercato in controdennza con questi assunti è quello cinese, dove il vino vola sfuso o nei brick e registra un segmento in forte crescita. Ma quello cinese è anche il mercato più attivo sull’e-commerce quindi chi punta a questo enorme mercato di un paese che sta diventando anche produttore, farebbe bene ad attrezzarsi di conseguenza.
5-Infine un dato confortante riferito dal ministro Lollobrigida nel corso della intervista con Anna Scafuri che ha chiuso la prima giornata di lavori: sulla difesa del made in Italy destra, sinistra, centro sono abbastanza compatti e in continuità. Forse l’agroalimentare è l’unico settore dove non ci sono le contrapposizione ideologiche che vediamo su tante altre cose. Questo ha consentito ai nostri prodotti di avere maggiore tutela, a cominciare dalla questione dei nutriscore e altre cazzate dell’algoritmo orwelliano pagato dalle multinazionali del cibo spazzatura e delle bevande gassate.
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