di Mariangela Barberisi
«La mia filosofia per le pizzerie è: pazienza, riflessione, azione. Limitare quel desiderio irrefrenabile di voler pubblicare qualsiasi cosa in qualsiasi momento, di voler entrare subito in una guida o in una classifica. Prima è bene avere un messaggio da comunicare e chiedersi se quello che andrà on line sarà davvero capace di arricchire chi legge». E’ un vulcano Nerina Di Nunzio, metà napoletana, metà romana, la speaker, manager e docente universitaria, esperta di comunicazione che ha mosso i primi passi nel mondo del food formandosi con Stefano Bonilli, fondatore del Gambero Rosso. Nel febbraio 2012 ha creato Food Confidential e oggi rappresenta un punto di riferimento del settore enogastronomico in Italia e nel mondo. Non a caso è ospite fissa su Rai Due quando si parla di cibo
Qual è il suo approccio quando un cliente le chiede una consulenza?
«Per prima cosa provo “da cliente” i suoi servizi e chiedo di conoscere la sua storia in modo approfondito, la storia dell’azienda e soprattutto della persona. Il primo passo è capire se il pizzaiolo è pronto a iniziare un percorso di comunicazione oppure se deve ancora evolvere».
Cosa intende?
«Per comunicare un messaggio è necessario avere gli strumenti giusti, ma soprattutto avere l’offerta completa, pronta e di qualità. Spesso consiglio di migliorare il servizio, investire in macchinari o nel personale prima di iniziare il lavoro come agenzia. Per avere un ufficio stampa e PR la qualità è tutto e senza la qualità non si comunica un messaggio etico e di valore. In poche parole una buona comunicazione non può coprire il vuoto di proposta. Vale anche sui social oltre che sui media tradizionali».
Il suo curriculum è unico, ma la sua formazione è in continua evoluzione. Oggi è anche Mental Coach.
«Questa scelta è nata dall’esigenza di aiutare i pizzaioli, i ristoratori e i pasticcieri della nostra squadra ad esprimere al meglio il loro potenziale. Ho pensato che questo titolo potesse essere un’area di miglioramento per me e nello steso tempo che potesse aiutare chiunque desiderasse chiedermi un supporto per crescere. I pizzaioli per esempio dovrebbero avere il curriculum su Linkedin, studiare le lingue straniere e saper parlare in pubblico, un coach può aiutare a farlo».
Esistono regole per una buona comunicazione?
«Il contenuto è il re. Se c’è un progetto interessante, il cibo è di qualità e il cliente si alza contento e soddisfatto, si possiede già un contenuto di valore. Attenzione però sui social e negli altri media a distinguere il profilo dell’azienda da quello privato».
Ci spiega meglio?
«E’ fondamentale distinguere tra persona e azienda. Il profilo personale on line deve esprimere autenticità».
Cosa deve comunicare invece un’azienda?
«Per una pizzeria post o immagini devono essere coerenti con il proprio lavoro, con la propria offerta. Devono essere ben strutturati e realistici».
Come fare per migliorare i propri contenuti sul web?
«Partire da zero. Il primo passo è quello di creare il proprio sito internet che deve essere fruibile e chiaro. Deve dare indicazioni sull’indirizzo, sulle proposte, avere un servizio di prenotazione efficiente. I social sono di proprietà di “Meta” che avrà sempre la facoltà di cancellare facebook e instagram, mentre il sito quello resta di proprietà ed è vitale. E’ necessario essere presente sui portali soprattutto Google e verificare le recensioni dei clienti».
Regole dunque anche per gestire le proprie informazioni sul web?
«Non bisogna semplificare. I social racchiudono post, storie, reel, ma insieme alle piattaforme, al sito, agli articoli, che usciranno sul conto del brand, sono l’insieme integrato e coordinato della reputazione on line».
Lei ha creato anche uno slogan unico in Italia. Ce ne parla?
«E’ semplicemente un’osservazione di buon senso e riguarda quello che veramente conta in una pizzeria. Le tre P: pizza, persone e posto, una regola che vale anche in lingua inglese: pizza, people e place. I social della pizzeria devono essere curati in ogni dettaglio, mostrando proprio le tre P. Se l’offerta non è presentata non si vende e se non è di qualità si è destinati a fallire prima o poi. Ed è per questo che non accetto tutte le proposte».
Segue clienti molto diversi tra loro per esempio Coldiretti, Enilive e Diego Vitagliano. Hanno qualcosa in comune?
«La voglia di migliorarsi, crescere, mettere il cibo al centro, imparare cosa comunicare all’esterno e lasciare indietro il superfluo».
Esiste ancora una forma di comunicazione diversa rispetto ai social?
«La televisione rappresenta ancora un canale di comunicazione importante in particolare può essere utile per un pizzaiolo partecipare ad un programma di contenuto per presentarsi. Rilevanti restano i quotidiani quando si specializzano con rubriche di food. Credo anche negli editori di Life Style e Travel perchè il cibo è il collante della vita, dei viaggi, del divertimento. Il cibo è identità, passione, è segno del lavoro dell’uomo».
Qual è l’approccio giusto con i giornalisti di settore?
«Sono il nostro target di riferimento. Non basta farli venire a mangiare una pizza, devono conoscere il progetto, scoprire i luoghi che accolgono la pizzeria, i prodotti con i quali si preparano i piatti, gli stessi pizzaioli diventano ambasciatori del territorio. Nei nostri pressi tour li portiamo a mungere le capre, ad incontrare i produttori di olio, di mozzarella e farina. I giornalisti del food sono dei portavoce importanti e colgo l’occasione per ringraziarli del loro lavoro».
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