di Daniele Lencioni
Reduci e soddisfatti della nostra prima visita al “Caffè ristretto” a Lucca, decidiamo di chiudere il cerchio attorno alla nostra ricerca maniacale delle possibili sfumature del gin miscelato con l’acqua tonica e altri possibili, occasionali altri ingredienti.
Ritorniamo quindi dalla premiata ditta Mario&Mario ma, a differenza della volta scorsa, la famiglia si allarga. Oltre al sottoscritto e all’amico (!) M., si aggiungono altre due persone: Nik il birraio, vecchia conoscenza, compagno (!) di lunghe e impegnative notti, dove, anni fa con molta meno conoscenza (parlo per me) e più spregiudicatezza, consumavamo già le nostre buone dosi di gin tonic, e poi un amico di Giancarlo, che per scrupolo mio mi limiterò a chiamare L.
La squadra è fatta.
La sete è al punto giusto e la fila infinita di bottiglie ci osserva dalla bottigliera.
E noi osserviamo loro.
Nella puntata precedente abbiamo esaminato in maniera esaustiva l’Inghilterra, la nazione sicuramente simbolo di questo distillato e abbiamo dato un primo sguardo al mondo spingendoci oltreoceano negli stati uniti. Da qui ripartiremo, dal momento che, se si vuole anche per estensione territoriale, ci sono varie proposte interessanti.
Rapido e indolore ripassino sul gin per chi si è da poco approcciato a questo prodotto, e utile per capire alcune diciture e aspetti organolettici del prodotto. Sarò breve, lo giuro.
Il gin discende dal genever, un distillato prodotto in Olanda dal gusto simile a un whisky non invecchiato e aromatizzato con qualche spezia tra cui il ginepro, ottimo diuretico e consigliato per la gotta.
Il gin trova la sua espansione nel Regno Unito, dove per una serie di manovre commerciali governative e successive leggi, diventa un prodotto da poter produrre a basso costo, privo di disciplinari e controlli. L’alcolismo legato al consumo di questo prodotto dilaga e finalmente il governo decide di regolamentarne la produzione e la qualità.
Per produrre gin si parte da una base alcolica cerealicola, aromatizzata in fase di distillazione con un pacchetto botanico selezionato dall’azienda, all’interno del quale predomina la presenza del ginepro. L’aromatizzazione avviene all’interno dell’ alambicco, rigorosamente discontinuo, e prevede i metodi:
-Steeping, ovvero i botanicals vengono messi in infusione dentro al liquido in distillazione. Produrrà distillati decisi e dal carattere forte.
-Racking, i botanicals sono appesi grazie a un cestello appena sopra il liquido in distillazione e aromatizza quindi i vapori che si sprigionano dalla caldaia. Distillati più delicati e raffinati.
-Carter head, tecnica molto simile al racking, ma il cestello è appeso più in alto, dopo il collo di cigno. Aromatizzazione estremamente delicata.
-Distillazione sottovuoto, tecnica recente che consente di abbassare la temperatura dell’alcol e quindi estrarre più aromi dai botanicals. Se questa tecnica viene fatta a freddo, la temperatura dei botanicals sfiora lo zero e cattura praticamente tutti i loro sentori.
Per concludere, (promesso), tra le vostre mani potrete trovarvi bottiglie appartenenti a diverse tipologie.
Il London dry gin è il classico, distillato e non ritoccato. Se viene addizionato di una piccola percentuale di zucchero, si ha il più rotondo Old Tom.
Il Distilled gin aromatizzato con infusione aggiuntiva di botanicals non adatti alla distillazione. Se si segue il calendario delle stagionalità dei botanicals e si distillano o estraggono singolarmente si assembleranno tutti in un Blended gin.
Lo Sloe gin, viene invece aromatizzato mediante infusione di prugnole selvatiche.
“Small Batch” sta ad indicare una distillazione accurata e mirata a estrarre un prodotto particolarmente puro e pregiato.
Mi sembra cattivo a questo punto non menzionare la tonica.
Bevanda sodata arricchita di aromi tra cui spicca il chinino, miracoloso farmaco antimalarico e utile per molte altre cose. Si estrae dalla corteccia di china, pianta diffusa in Africa e America latina, di cui se ne conoscono decine di specie.
Utilizzatissima dai soldati britannici nelle spedizioni asiatiche per prevenire gli effetti della malaria, la mescolavano con il gin, dando così origine a una delle miscele più consumate della storia. Ogni tonica ha un sapore particolare, dato anche in questo caso dalla presenza di un pacchetto di aromi che le aziende selezionano e addizionano insieme a una percentuale di zucchero.
Bene, per chi non sta ancora dormendo dopo la lezione didattica, proseguiamo il viaggio.
America dicevamo, e questa volta Mario estrae dal cilindro il Brooklin distilled gin small batch, prodotto dall’odore netto, leggermente resinoso e intenso, in bocca è pieno non si susseguono gli elementi, ma te li porti tutti insieme fino in fondo alla persistenza, lunghissima per altro. Ginepro un po’ nascosto.
Convengo con la compagnia che la parte agrumata è carente.
Due versioni, una con tonica Monelli, completa ma non esuberante, forse un po’ povera per questo statunitense. L’altra con tonica 1724, già conosciuta, decisa e arricchita di infuso di mandarino, drink più equilibrato e accattivante. In tutti e due i casi twist di arancio.
Ci rimettiamo in marcia e andiamo nella patria primordiale del gin: l’Olanda.
Zuidan Dutch Courage (così veniva chiamato il jenever che dava coraggio ai soldati olandesi) dry gin, distillazione artigianale olandese da lunga tradizione, 9 botanicals,
Predomina un naso forte, agrumato e speziato, addomesticato da una punta di vaniglia. In bocca si fanno strada le spezie quali coriandolo e cardamomo, che tengono a bada un alcol comunque deciso. Lo abbiniamo con Shweppes al ginger e cardamomo. Secondo me scelta azzeccata, ne deriva una bevuta certamente non delicata ma piacevole nella sua complessità, aggiungiamo due bacche di ginepro.
M.non è soddisfatto, ha lasciato il cuore in Inghilterra e continua a puntare la bottiglia di Langley’s.
L.è concentrato e alla ricerca di ogni sfumatura.
Nick sostiene di avere troppi sentori conficcati in gola, nel suo ambito di degustazioni mi spiega che sono errori, impurità del gusto. Per me sono retrogusti a volte necessari per sviluppare la complessità di un distillato.
Tant’è che l’Olanda scatena opinioni e allora rincariamo la dose.
VL92 gin, bottiglia asettica, da flacone ospedaliero, prodotto a base di malt wine, un liquore a base di birra fermentata, quindi un chiaro riferimento al jenever, è aromatizzato con poche botanicals e la particolarità è la chiara predominanza del coriandolo su tutti, anche sul ginepro. In bocca ha una rustica aggressività, il coriandolo è palese e anche la nota agrumata di fondo l’alcol è vivace, ballerino sui sentori e punzecchia il palato.
Con cosa allungarlo? Quale tonica? L’idea mi viene dalla necessità di trovare un prodotto sufficientemente amaro e con una percezione maggiore del gas. Acqua brillante Recoaro!
Ecco, adesso prima che tutti i puristi del gin&tonic prendano a sputarmi addosso per poi lapidarmi, io consiglio di provarlo. E’ piaciuto anche agli altri, anche a M. che fino ha solo scosso la testa.
Scivoliamo giù, in una nazione famosa per altri nobili distillati, la Francia.
Mario parte sicuro, nemmeno un indugio e mette sul banco BR gin 14 botanicals, 5 distillazioni, sentori di pepe giamaicano, timo e ginepro, alcuni botanicals sono distillati singolarmente e aggiunti dopo. Spiccano anche sentori di agrume candito e anice. Mario allunga sicuro e tranquillo di fever tree, aggiunge twist di buccia d’arancio e bacca di anice stellato. Tutto scorre su un buon equilibrio, ma un’intera stella di anice è decisamente troppa, stucchevole, si consiglia un passaggio veloce e via.
Sempre per parlare di Francia avevo anche portato dalla mia personale riserva una bottiglia di Saffron gin, dal bel colore arancione e prodotto dalla Gabriel Boudier di Dijon, con il quale faccio ottimi Martini cocktail (ma questa è un’altra storia).
I timori sono tanti, a parte il ricco pacchetto botanico, 8, che comprende tra l’altro semi di finocchio e angelica viene arricchito poi di pistilli di zafferano in infusione.
Veramente molto morbido. Si tenta un allungamento fever, il colore bello, di oro rosso, ma il gusto decisamente troppo morbido. Nick solo lo trova piacevole, mah, che dire qua si che la morbidezza di finocchio, zafferano, residuo zuccherino della tonica ecc… rimangono piantati in gola. I gusti son gusti.
Finiamo in Spagna, e abbiamo in abbinamento Botanic gin ultra premium e Syndrome raw tonic.
Per produrre questo gin, l’alcol arriva dalla distilleria Langley, in Inghilterra, a Jerez de la Frontera dove si arricchisce dei botanicals locali. Al naso si sentono i 45° alcolici, ma si percepisce un bel sottobosco che si sprigiona in bocca tramite l’agrumato ottenuto con una tipologia particolare di cedro chiamato la mano di Buddha, poi i soliti cardamomo e ginepro. Syndrome raw è una bella tonica decisa, aromatizzata al pompelmo rosa, aggiugiamo quello che potrebbe mancare, una nota speziata, quindi una bacca di pepe giamaicano e un a grattata (una!) di noce moscata.
N. L. e Nik annuiscono moderatamente all’unisono.
Germania, uno dei miei preferiti in assoluto: Monkey 47.
Fu ideato da un comandante inglese che finita la guerra decise di trasferirsi in Germania per costruire orologi, ma finì per adottare una scimmia e elaborare un grande gin.
47 botanicals! Tutte raccolte nella foresta nera, anche insolite, come abete rosso, mirtillo nero, pomelo.
47 gradi! Una potenza esplosiva, arriva in bocca statuario, i sentori sono tutti li e poi si fanno avanti uno a uno, come dice bene Nik, “puoi berne dieci, ma devi chiudere con questo”.
Tonica Morelli, perchè è il supporto silente e giusto a un grande gin incredibilmente ricco.
Bello arriva in bocca glaciale ma poi si scioglie, difficile capire da dove parti e dove finisci. Goduria fino in fondo, ma anche fino al giorno dopo.
Io e Nick ci lanciamo in questo finale testa testa alle ricerche delle sfumature nascoste. Non basterebbe una settimana. Lui ne prova anche una con Q tonic che preferisce. Io preferisco Morelli.
Finisce qua il nostro tour de force tra gin e acqua tonica. Esausti, soddisfatti, provati.
Ringraziamo di cuore il “Caffè ristretto” Mario&Mario per l’accoglienza, l’ospitalità e per averci permesso di “giocare” un po’ con le loro bottiglie.
Per la verità avremmo concluso son una piccola rassegna di gin invecchiati, ma li racconteremo meglio un’altra volta.
Ci è piaciuto sperimentare e divagare, ma come disse qualcuno, essendo il gin&tonic una miscela libera, ognuno ha il suo che può sfociare in mille accorgimenti.
Buon Gin&Tonic a tutti!
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