Vissani e Morelli perdono una stella Michelin e reagiscono in malo modo. Il primo, il cuoco più conosciuto in Italia dopo Marchesi e Cracco, ha sparato a zero. Il secondo, più noto nel mondo degli specialisti e comunque in Lombardia, in una intervista all’edizione milanese del Corriere della Sera si è autoassolto sostenendo che è la Michelin a cambiare perché adesso insegue quelli di cui si parla di più.
Senza voler entrare nel merito delle scelte della Rossa (impossibile condividere il declassamento di Vissani da due a una), devo dire che sono rimasto colpito dalle dichiarazioni aggressive e ho capito che nella vita è difficile avere successo ma è ancora più difficile saper perdere. “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere” cantavano negli anni ’60 i Rokes.
In effetti noi ci immaginiamo costantemente in ascesa e in miglioramento mentre la nostra vita reale è un po’ come quella delle azioni in borsa, con continue oscillazioni. L’importante è capire se in un trend di salita o se si rischia il default.
Uno dei modi per accelerare il default è proprio non sapere perdere, non saper accettare uno stop, un giudizio negativo per quanto ingiusto possa apparire. Come se la storia finisse e non ci fosse un domani.
Anche Niko Romito con la 50 Best Restaurant ha fatto più o meno lo stesso errore quando è uscito fuori dai primi 50.
Per non parlare poi di Marc Veyrat e la sua crociata contro la Michelin.
Ma quali sono gli errori che non si dovrebbero mai commettere nel commentare?
1-Parlare contro il sistema della guida o delle guide dopo averne fatto parte ed aver tratto benefici. Si è credibili se la critica ai meccanismi di assegnazione avviene quando si prendono le stelle, non quando vengono tolte.
2-C’è un proverbio napoletano molto volgare ma che rende bene come bisogna comportarsi: quando lo prendi in quel posto non ti devi muovere altrimenti ti fai più male. O, in termini di potere: quanno si ‘ncudine statte e quanno si martiello vatte. Ormai il giudizio è dato, reagendo male non si può tornare indietro. Reagendo male non solo dai soddisfazione a chi ha preso la decisione, ma fai godere chi legge perchè gli italiani amano vedere cadere i miti, soprattutto in questi anni di invidia sociale. Sicuro non si schierano dalla tua parte perché sotto sotto sono contenti della tua caduta.
3-Fare la parte di chi è retrocesso perché non è attenzionato dalla stampa, sempre dedito al lavoro. In realtà sappiamo tutti le enormi cifre che vengono spese in uffici stampa che si spera, si pensa o si sa collegati a chi decide, spese di viaggi in Italia e all’estero e altri benefit abnormi investiti per essere visibili, fare un passaggio in televisione, essere chiamato sul palco a un congresso, fare un quattro mani con chi è più famoso. Allora, se nonostante tutto questo vieni retrocesso, chiediti se quei soldi non potevi investirli meglio. Per esempio comprando caramelle a tuo figlio o una casa. Soprattutto in Lombardia dove si investe per avere più valore che per sfizio personale come avviene al Sud. Ma qua scatta la rabbia di chi pensa di essere stato fatto fesso.
Nella vita è molto difficile ammettere di aver sbagliato eppure è sempre la soluzione migliore da adottare in qualsiasi contesto. Quando facevo il cronista di giudiziaria non ho mai visto un colpevole acclarato, di corruzione, di omicidio e di altri reati, ammettere la propria colpa. E’ un meccanismo di difesa di chi non è sicuro di se.
Vorrei chiudere la settimana Michelin indicando Enrico Bartolini come esempio da seguire per tutti i giovani, ma solo perché sono quelli più irruenti sui social e con meno esperienza nella vita. Il suo intervento a Porta a Porta è stato istruttivo su come ci si deve comportare in pubblico: alle parole sgradite sorridendo e rispondendo con cortesia, alle critiche con una massima di valore assoluto: bisogna parlare dei propri pregi e non dei difetti degli altri.
Ecco, le guide italiane parlando dei difetti della Michelin l’hanno fatta diventare la più importante in meno di dieci anni.
Ma tu che stai leggendo, hai mai visto una nota Michelin contro il sistema della guide italiane? E si che gli argomenti non mancherebbero, come sanno bene Vissani e Morelli.
Ps: sulle reazioni poi di alcuni pizzaioli in queste circostanze poi mi taccio. Ci sta lavorando un team di psichiatri e scriveremo un libro :-)
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Ps: Gianfranco Vissani mi ha appena telefonato per precisare la sua posizione: “Sì, è vero, alla notizia ho sbottato, ma lo supponevo da tempo perché ogni direttore ha le sue idee e non dico che lo sapevo, ma me lo aspettavo. Credo di non peccare di superbia affermando che non sia giusto il modo in cui mi hanno collocato e, come fece Marchesi, chiederò di non essere più inserito in questa e nelle altre guide. Non ho reagito come potevo perché mi hanno chiamato tutti i canali televisivi, nessuno escluso, e ho rifiutato di andare proprio perché penso che, grazie a Dio, nessuna guida possa incidere più di tanto sulla mia storia, sul mio lavoro e sulla sorte del ristorante. Deve essere chiaro a tutti.”
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