di Francesco Ciccio Costantino *
Un punto di vista, il mio.
De Luca non ha torto, se si dà retta alla statistica. Non ha torto, se si analizzano, in modalità quantitativa, i feedback che lasciano i clienti, specie stranieri.
Non ha torto, neanche se si prendono in considerazione il livello igienico-sanitario, la competenza nelle procedure, la conoscenza delle materie prime e la capacità di trattarle per tirare fuori il meglio possibile da un prodotto.
Ma siamo onesti. Di chi è la colpa? Chi è che ha riversato orde di barbari, attratti come falene dal finto sbrilluccichìo delle Luci D’Artista, e che hanno dato speranze ed illusioni a molti improvvisati del settore? Guardatevi intorno.
Quanti bar, che magari rasentavano appena la sufficienza in termini di servizi igienici, hanno cominciato, in barba a tutte le, seppur stringenti, normative in materia, a tirare fuori piatti da fantomatiche cucine? Chi ha concesso licenze come fossero indulgenze, senza controllo, senza verificare prerequisiti, competenze e capacità? Quanti prestanome hanno trovato impiego?
Ricordate gli anni ’90, quando a dispetto di poche attività qualificate, spuntavano come funghi venditori di sostanze alcoliche indefinite? A quel tempo, ci si fregiava di aver creato la movida, che divenne ben presto insostenibile, ingestibile, per assenza di visione e di almeno il minimo sindacale di esperienza sul campo. Complice poi, un’assenza intrinseca di programmazione, una confusione totale sui regolamenti relativi agli spazi esterni, con degli immondi dehor concessi in base a questa o quell’amicizia politica, ecco che la movida diventa l’Idra dalle infinite teste, il mostro da sconfiggere, il degrado da combattere. Purtroppo ci si dimentica, o si tenta appositamente di non ricordare, che creare un vivaio di una ristorazione di livello, implica un supporto all’indotto e una creazione di una rete strategica e sinergica.
Una rete fatta di programmi culturali, eventi e spettacoli di spessore, servizi adeguati, trasporti sostenibili, parcheggi, ed ogni sorta di servizio che renda l’esperienza della ristorazione il valore aggiunto di un territorio.
Ma Salerno è stata fortunata. Imprenditori intelligenti hanno cambiato la rotta, e hanno deviato dalla decadenza di un intero settore grazie all’attenzione che hanno posto sull’ambiente, sul servizio, sulle cantine, sulle materie prime di grande qualità. Inutile dire che questi imprenditori visionari non devono ringraziare nessuno, tantomeno il trombone legislatore di turno, che invece sembra divertirsi un mondo a rendere la ristorazione un percorso irto di ostacoli, fatto per cuori coraggiosi. E invece di usarli come esempio virtuoso, il trombone legislatore di turno li offende, li denigra, li ridicolizza, con paternalistico sarcarmo e satira da guitto da quattro soldi.
Caro De Luca, mi sei stato sinceramente simpatico, nonostante tutto sembravi il meno peggio, ma adesso hai davvero toccato il fondo. Come un novello Nerone, continui a far spazio ad altro cemento, altre cattedrali nel deserto che negli anni di incompletezza. Come Nerone, suoni la lira e componi poemi mentre innumerevoli attività muoiono sotto i tuoi piedi, in attesa delle tue promesse.
I tuoi ruggiti, se non fossero profondamente offensivi per la nostra categoria, sarebbero solo comici.
D’altronde, come dicevano i Romani, “è sempre la ruota più malmessa del carro, che fa più rumore”.
*Ex Patròn Osteria del Taglio
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