di Fabrizio Scarpato
Numeri. Avere i numeri. Fare grandi numeri. Numeri da circo. Fare un numero. Storia dei numeri. Legge dei grandi numeri. Numeri naturali e numeri interi. Numero atomico. Numero di Avogadro. Numeri arabi e numeri romani. Numero di targa. Numero di telefono. Nemico pubblico numero uno. Numero di scarpe. Essere il numero uno. Due di numero. Numero legale. Numero civico. Numeri del lotto. Estrarre un numero. Numero acrobatico. Fare numero. Numeri primi. Numero chiuso.
Do i numeri, enumerando i numeri del Numero Chiuso: sbarramento, severa selezione dei migliori grappoli di vermentino sulle pendici dei Colli di Luni, versante esposto a sud-est, chiuso ai venti freddi di settentrione. Chissà se è gioia quella che risplende nel bicchiere, mentre s’avviluppa in cerchi concentrici densi d’oro e metallo, un cristallo cangiante e festoso, quasi consapevole della propria bellezza. Finisci con l’esserne soggiogato, per via dei rimandi profumati di frutta gialla ed esotica, per la nitidezza del cedro candito e del melone, per la freschezza delle erbe aromatiche, dalla salvia alla menta, tenute insieme da un filo dolcemente sottile e sottilmente affumicato, eppure confortevolmente familiare, come potrebbe essere una domestica torta coi pinoli.
Numero Chiuso è fatto di piccoli numeri: millesimo selezionato e duemilaseicento ascetiche bottiglie nere, contrassegnate da una marchiatura a fuoco dorata, un prezioso e atavico stilema che sembra collegare i fasti romani alla lingua germanica del Minnesang, attraverso il galoppo dei barbari lungo la via Francigena. Piccoli numeri, lungimiranti scarti di traiettoria, preziose invenzioni all’interno di una produzione che invece mette in fila circa mezzo milione di bottiglie, suddivise in tante, forse troppe referenze, che blandiscono ogni palato e supportano argutamente ogni situazione. I numeri si addicono quindi a questa Cantina: comunicazione e accoglienza, selezione delle aspettative e della qualità, con punte di eccellenza che brillano, a tratti misconosciute, al di sopra dei grandi numeri. La solitudine dei numeri primi.
Sarà per questo che il vino ti abbraccia in un sorso largo, grande e opulento, fitto di pungenza e di una morbidezza vibrante e masticabile, forse ricordo di un mapo o di un kiwi perfettamente maturo. E ti rilassi nella sensazione avvolgente di un infuso di tè profumato di fiori, di un succo caldo variegato di miele di castagno, per poi abbandonarti al calore, seppure a stento mitigato dalla vena sassosa, che tuttavia porta con sé un finale pieno di finissima dolcezza, esiti di mandorle e frutta disidratata, in una persistenza lunga ben oltre i numeri minimi.
Un Vermentino Duemilaotto, un vino che sosta quaranta mesi, tra legni grandi e acciaio, prima di vedere la luce: eleganza dai tratti forestieri, dai richiami franzosi. Un riferimento affrontabile con convinzione e soddisfazione, un po’ come giocare contro il Barcellona di Guardiola, con quella musichetta barocca in sottofondo. E anche questo, alla fine, sarebbe un gran bel numero.