Ci sono momenti in cui si torna dove si è partiti. La passione è la molla di qualsiasi lavoro nel quale non c’è distinzione tra privato e pubblico. Poter vivere una bevuta spensierata e convinta è momento sempre più raro per chi è nel settore.
Ritrovarsi a bere Piedirosso ottenuto da una delle vigne più eroiche della Campania perché strappate al cemento in un’azienda che hai visto trasformarsi anno dopo anno, tra amici e persone perbene, enologi di qualità, una domenica a mangiare un sacramentato ragù napoletano da carne finissima, non ha prezzo.
Dopo quattro mesi dall’ultimo assaggio questo Piedirosso, premiato da Slow Wine e dalla guida Mangia&Bevi del Mattino, mantiene la verve giovanile e conferma l’annata davvero fortunata. Così pare debbano andare quelle pari dalla 2004 in poi. Tanta freschezza, sapidità, sentore di cenere, ma soprattutto una beva agile e scattante, moderna, piacevole: ci sono davvero Emanuela e Gerardo in questo bicchiere esuberante. L’impegno e la gioia di vivere. E saltare gli ostacoli con quell’impulso vitale che fa di questa città davvero uno dei luoghi più belli ed entusiasmanti del mondo.
Non so quanto ancora durerà questo Piedirosso.
Ma la serenità di questa domenica resterà per sempre.
Scheda del 16 settembre 2013. Non so se i vini abbiano una loro antropologia, ma è singolare come Aglianico e Piedirosso rappresentino i due caratteri della Campania. L’uno quello recalcitrante, difficile, indomabile e poco espansivo delle zone interne, l’altro quello estroverso, di spontanea e immediata comunicazione, facile da trovare della costa.
Certo è che dopo decenni bui in cui sembrava che per questo vino non ci fosse altro destino possibile se non il taglio, finalmente a partire dalla metà degli anni ’90 si è cominciato a lavorarci sopra. C’è stato sicuramente un fuoripista, una falsa partenza, quando si è pensato di farne un rosso di struttura e importante. Non è nella sua natura, non a caso il Piedirosso è uno dei pochi vini campani, più dei tre bianchi, che si possa bere nell’arco di anno dalla sua vendemmia.
Che questo vino sia espressione di una grande tradizione lo si vede dal fatto che, pur nelle diverse interpretazioni, dai Campi Flegrei, suo luogo di adozione perché le radici amano il terreno caldo, sino al Vesuvio e persino nel Sannio, i profumi varietali sono ben precisi e identificabili, facilmente riconoscibili anche quando non si è esperti di vino: geranio al naso, un po’ di prugna, rimandi di cenere a corredo, bocca secca, salata, facile, poco complessa, dissetante.
Secondo il nostro modo di vedere il Piedirosso deve essere questo, il vino della gioia, dell’allegria di stare insieme, di abbinamento tanto ai piatti della tradizione quanto a quelli dell’alta gastronomia. Colle Rotondella di Cantina Astroni 2012 ha questi tratti distintivi: magnifico, giustamente premiato dalla Guida Slow Wine di Slow Food 2014 per l’incredibile rapporto qualità-prezzo. Nasce sui Camaldoli, su una splendida vigna di sette terrazze che ti porta dai 300 sino ai 400 metri di altezza carezzati dalla brezza marina.
Una sapiente esecuzione che abbiamo potuto apprezzare nel corso dell’ultima verticare svoltasi in Cantina per Malazé in compagnia di Tommaso Luongo, delegato dell’Ais Napoli, in una sala zeppa di amici e appassionati.
NAPOLI
via Sartania 48
Tel. 081.5884182. www.cantineastroni.com
Enologo: Gerardo Vernazzaro Ettari: 13 di proprietà Bottiglie prodotte 300.000
Prezzo: sui 8/10 euro
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