di Antonella Amodio
Colle dei Cerri è l’unico vino bianco della cantina Di Meo a fermentare e affinare in legno. Una provocazione del Fiano di Avellino da parte di Roberto Di Meo nata sul finire degli anni ’90, con una visione stile “d’oltralpe” delle uve fiano, ponendo altresì l’accento sull’ eccletticità e sulle potenzialità del vitigno più elegante della Campania. Roberto Di Meo è considerato il grande affinatore dei vini bianchi d’Italia (ricordo a tutti che solo da pochi mesi è uscito in commercio Erminia 2004, il Fiano di Avellino Riserva, e da qualche anno Vittorio 2008, il Greco di Tufo Riserva) tiene banco con le sue bottiglie ai tasting wine con i mostri sacri della produzione mondiale, ad esempio con gli inimitabili Montrachet e Borgogna.
La prima annata di Colle dei Cerri è stata appunto la 2000, un magnifico vino, dove la barrique era leggermente predominate rispetto alle note primarie del vitigno e che in qualche modo in quegli anni cavalcava la tendenza produttiva di altri bianchi italiani (il Cervaro della Sala di Antinori e il Trebbiano d’Abruzzo Valentini, ad esempio), che col tempo hanno subìto alleggerimento con un’impiego più misurato e meno invasivo delle botti (scelte dei legni e tostature). L’annata 2000 di Colle dei Cerri era in realtà passato leggermente in sordina rispetto alla bellezza del vino che oggi manifesta.
Lo avevo bevuto allora e poi nel corso di questi anni. Spero che Roberto Di Meo prima o poi ci possa far fare una comparazione di annate, giusto per prendere atto del lavoro “a togliere” che ha applicato nel tempo. Oggi, con l’annata 2008, uscita in commercio da pochi giorni, Colle dei Cerri ci ha confermato la complessità, la capacità di invecchiamento e l’eleganza del Fiano di Avellino targato Di Meo, dove il legno è appena accennato, non tanto percepibile all’olfatto, ma nella struttura del vino, conformandosi con la ricercata finezza che contraddistingue tutta la produzione della cantina di Salza Irpina.
Cosa racconta nel bicchiere Colle dei Cerri Fiano di Avellino Riserva 2008? Una integrante gioventù olfattiva di frutta bianca e di menta piperita, che si mixano al pepe bianco e alla sottile nota di caffè. Al sorso è complesso e fresco, articolato e verticale, palesando solo in seconda battuta la sottile nuance fumé e i toni agrumeti che danno spazio alla sapidità e alla persistenza. Insomma, una meraviglia di vino che ha sostato 15 anni in cantina prima di vedere la luce del sole, con una fermentazione in tonneau di rovere francese e un affinamento di due anni sulle fecce fini. Sono poi seguiti 11 anni di acciaio.
Colle dei Cerri è stato prodotto in 3.000 bottiglie e sin dalla nascita ha cambiato la fisionomia del vino bianco campano, in particolare del Fiano di Avellino, anticipando i tempi e le tendenze di altre cantine che oggi sono considerate dalla critica enologica mondiale. Le sorprese di Roberto e Generoso Di Meo non finiscono qui, tra non molto vedrà la luce un bianco che va molto, ma molto indietro nel tempo. Di questo, però, ne parleremo al momento giusto.
Colle dei Cerri 2008 Di Meo allo scaffale costa intono alle 90,00 €
Azienda Agricola Di Meo
Contrada Coccoloni, Salza Irpina (AV)
www.dimeovini.it
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