DI MEO
Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: legno
Non so se Robertino Di Meo gira per i locali sostituendo le bottiglie, fatto sta che ogni volta il Colle dei Cerri 2002 è più fresco della precedente. Merito di un’annata particolarmente votata all’acidità e un po’ magra, anche. ma soprattutto di una vinificazione particolarmente centrata in legno, usato per irrobustire la complessità olfattiva del vino e per lanciarlo evidentemente nel lungo periodo. Così è ancora, a quasi due anni dal precedente assaggio, già di per se stupefacentre, stavolta il bianco si presenta in forma smagliante, quasi privo dei sentori della barrique, libera la mineralità, l’estrema finezza complessiva del bicchiere il cui unico limite è quello di finire un po’ asciutto. Lo abbiamo trovato, non a caso, in un ristorante dove si pensa, Palazzo Petrucci a Napoli, ché ormai trovare bianchi campani d’annata è una sorta di certifificazione di laurea per un locale che abbia l’ambizione di far vivere belle sensazioni al proprio cliente. Per cui dove lo trovate, prendetelo: ne vale davvero la pena.
Assaggio del 27 aprile 2007.
L’azienda Di Meo nasce con il Fiano e si vede in ogni sua esecuzione. Anche in questa nella quale Roberto usa esclusivamente il legno perché siamo di fronte ad un grande vino bianco, provato dai fratelli Fischetti all’Oasis di Vallesaccarda su candele di Setaro cacio e pepe con lardo irpino e una ricottina su letto di zucca napoletana, cioé su due piatti molto diversi fra loro per consistenza e struttura, sapidità e dolcezza, ma con entrambi il vino si è abbinato bene rivelando la sua struttura nel primo e la sua freschezza nel secondo. Anche in questo caso la barrique ha aiutato il frutto di una annata molto difficile, soprattutto su queste vigne a 600 metri di altezza che circondano la proprietà dei tre fratelli, lo ha sostenuto e poi progressivamente si è ritirata lasciando un bicchiere elegante, pulito, ben strutturato, ricco di espressione e che ben si adatta a spiegare il suo terroir.
La carta dell’Oasis, da questo punto di vista, è una sorta di Bengodi per gli appassionati del vino campano perché Nicola e Carmine amano conservare le diverse annate e si pescano davvero belle sorprese grazie al costante lavoro di aggiornamento. Quando ci siamo trovati di fronte al Colle dei Cerri non abbiamo esitato perché avevamo in testa questa tipologia di bianco. Il bicchiere non ci ha delusi, anzi, ci ha stupito per l’assoluto stato di salute pimpante in cui lo abbiamo trovato e ci ha confortati nella convinzione che il Fiano va bevuto sempre dopo alcuni anni, minimo due, ma a quota tre o quattro sicuramente è meglio. Dopo aver provato il naso ci siamo chiesti infatti quanto tempo ancora avrebbe potuto durare il 2002, considerata annata esile e acida: forse il legno ha avuto il pregio di correggere proprio questi due difetti esaltando invece gli aromi dell’uva con un marker di nocciola fresca e non tostata come in genere si trova.
Mentre la vinificazione in acciaio dipende molto dal lavoro in vigna, quella in legno richiede molta esperienza perché non bisogna mai esagerare per non piallare il frutto, in questo caso funziona a perfezione l’esperienza ormai più che decennale di Roberto che si presenta in modo autorevole ma discreto, comunque mai in maniera ruffiana. Degli abbinamenti ho già in parte accennato, si tratta di un bianco a tutto pasto capace di seguire l’estro dei grandi ristoratori oppure su materia prima pura e poco lavorata come la mozzarella di bufala e gamberi appena pescati. Bello. Molto bello.
Sede a Salza Irpina, Contrada Coccovoni
Tel. 0825.981419
Sito: http://www.dimeo.it
Enologo: Roberto Di Meo
Bottiglie prodotte: 500.000
Ettari: 25 di proprietà
Vitigni:aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, Greco di Tufo, coda di volpe e falanghina
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