Coda di Volpe Perillo 2012.Fa una certa impressione rivedere questo vino esattamente cinque anni dopo il battesimo che facemmo in cantina a Castelfranci.
Il responso è sempre quello: un bianco che va oltre ogni immaginazione possibile per compostezza, complessità, energia territoriale. Ci sono i profumi dell’uva coltivata da Michele Perillo con passione contadina. Il vino, come sempre, si presenta assolutamente integro a cominciare dal tappo, come del resto tutte le altre volte. Il nas è di frutta matura, zafferanno,note balsamiche, il tutto in una cornice fumè e un accenno di idrocarburi. Al palato c’è ancora un’ottima spinta acida che lo sostiene senza alcun problema e che lo rende attuale, stappabile ancora tra qualche anno. Un vino di corpo, con un ottimo allungo finale che lascia il palato pulito e con tanta voglia di ripartire.
Un piccolo grande, che esce con ritardo e che costituisce un vero gioiello della viticultura bianca campana.
Report del 1 luglio 2015
Cari appassionati preparatevi. Mancano pochi giorni e dalla cantina di Michele Perillo esce la Coda di Volpe 2012 dopo tre anni di attesa in vasca d’acciaio. Un piccolo grande capolavoro, che io considero tra i migliori bianchi italiani, capace di incredibili evoluzioni a distanza di sei, sette anni. Il prezzo è commovente, perché in cantina la trovate sui dieci euro circa, in enoteca difficilmente oltre i 15.
La grande forza del Sud è proprio quello di proporre queste chicche a prezzi più che accessibili, ma è anche un punto di debolezza perché un vino che ha aspettato tre anni prima di uscire e che promette un elevamento dovrebbe costare molto ma molto di più.
Il valore aggiunto è dato dal marchio e dal territorio, ma su questo siamo ancora ai primi passi. Ben diverso invece il discorso sul vino: la sensibilità contadina di Michele, adesso seguito con passione anche dal figlio, ne fanno un viticoltore vero, senza fronzoli, assolutamente integro nel suo fare vino. Il suo piccolo grande segreto è dare tempo al tempo, quella che cioè dovrebbe essere la prima regola in agricoltura di cui noi non vogliamo più tenere conto da alcuni decenni.
Qualche anno basta per trasformare quello che è considerato il piccolo anatroccolo in un bellissimo cigno: la Coda 2012 infatti ha sentori di frutta bianca ben evoluta, note balsamiche, rimandi ancora florali di ginestra e di macchia mediterranea. In bocca la freschezza è assoluta, domina la beva sin dall’attacco prima di lasciare spazio alle memoria olfattiva. Chiude pulita, precisa, lunga, starei per dire immensa.
Questa capacità di far esprimere al massimo un vitigno considerato secondario mi ricorda i grandi autori del Trebbiano.
Il mio consiglio è fare incetta di queste scarse duemila bottiglie, bloccarle e conservarle. Non è un bianco da bere mentre si parla, va bevuto con chi si si ama, senza fretta, chiacchierando a lungo e rinnovando il piacere della compagnia attraverso questi sorsi d’Irpinia, tra i migliori mai prodotti in assoluto.
Sede in Castelfranci, contrada Valle 19. Tel e fax 0827.72252. Ettari: 5 di proprietà.Bottiglie prodotte: 17.000. Enologo: CarmineValentino. Uva: coda di volpe ed aglianico
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