Non so se Michele Perillo manterrà la sua innocenza rurale, ma in tanto ce la godiamo. Però dobbiamo intenderci sul termine, perché nel vino ha un significato preciso: dare il giusto tempo a prescindere dalla pressione commerciale. Ossia la vera filosofia dell’artigiano che domina e non si fa dominare dal mercato.
Se un giorno dovessero dirmi non bevi più vino campano sarebbe proprio questo l’ultimo bicchiere che chiederei e il motivo è semplice: si tratta di un bianco straordinario, incredibile, diverso da annata in annata e nonostante il successo Michele Perillo non ha accelerato l’uscita. Basti pensare che siamo al 2011 mentre tra un paio di mesi avremo già in commercio Fiano, Falanghina e Greco del 2015!
E siccome il vino si abbina sempre alle giuste persone, mi è sempre capitato di berlo insieme alle belle amicizie maturate nel mondo del vino, quelle lontane dalla follia urbana, dalle frustrazioni del non avere qualcosa, immerse nella felicità di una semplice passeggiata in vigna tra paesi semideserti nei quali gli abitanti non si rendono conto di essere seduti sull’oro.
La 2008 spunta dalla cantina di Alessandro Barletta, per anni pilastro della Fiera Enologica di Taurasi. Ci riuniamo per provare vecchie bottiglie di Macchia dei Goti di Caggiano e inevitabilmente il mio pensiero va ai bianchi. La 2008 sta poggiata su una mensola, l’afferriamo e ne godiamo il sorso pieno e lunghissimo. Ma la cosa più straordinaria è sicuramente la vitalità che viene espressa al naso come al palato di un bianco che sembra aver appena terminato la fermentazione. Si tratta di uno dei pochi vini che no vanno abbinati al cibo perché complessi, pieni, assolutamente perfetti in se stessi. La conferma, ancora una volta, del potenziale irpino ma anche dell’incredibile spreco di ricchezza dovuto alla fretta di guadagnare subito l’uovo senza aspettare la gallina.
Sede in Castelfranci, contrada Valle 19. Tel e fax 0827.72252. Ettari: 5 di proprietà.Bottiglie prodotte: 17.000. Enologo: CarmineValentino. Uva: coda di volpe ed aglianico
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