Uva: coda di volpe
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Ecco un esempio produttivo e commerciale che a me molto: Michele Perillo è fondamentalmente un produttore di Taurasi a cui dedica gran parte del lavoro in vigna, tra la’ltro in una zona particolarmente vocata ai confini tra i comuni di Castelfranci e Montemarano. Da un paio di anni è uscito con un bianco. Fiano? Greco? No e no. Allora Falanghina? Noooo. Cari amici, Coda di Volpe. Ecco cosa significa impostare seriamente il rapporto con il territorio quando si producono poche bottiglie e si vuole restare una piccola azienda. Il sodalizio con Carmine Valentino è particolarmente fortunato, devo dire che i rossi sono emersi millesimo dopo millesimo con una buona forza e lunghezza, tra l’altro l’interpretazione non è particolarmente forzata. Poi la decisione di operare questa piccola diversificazione con un bianco di territorio, la Coda di Volpe è sempre stata particolarmente diffusa nell’areale del Taurasi, certamente molto di più del Fiano e del Greco che si sono affacciati molto di recente tra queste colline. Il Coda 2007 di Michele è davvero impressionante, non ha nulla da temere nel confronto con i più nobili cugini bianchi irpini, sicché la mineralità lo potrebbe far confondere con un Greco prodotto a Tufo, la struttura e la finezza in bocca con un Fiano. Un mio amico si è detto convinto della presenza di sauvignon ma io, conoscendo le precedenti versioni, francamente ne dubito anche perché questo vitigno non è mai stato diffuso tra i contadini irpini e mi viene difficile pensare che Michele si metta a fare inguacchi su un vino base bianco. Però la finezza di questo Coda, soprattutto la sua pimpante e appagante freschezza a un anno dalla vendemmia è davvero notevole e sconvolgente e la dice lunga sulle potenzialità di questo vitigno a cui abbiamo giustamente dedicato una manifestazione a Fabbrica dei Sapori lo scorso giugno. Rispetto all’interpretazione sannita, decisamente più fruttata, questo bianco si caratterizza invece per una austera mineralità al naso con precisi riscontri anche in bocca: è molto intenso, persistente, ben strutturato. Un vinone, insomma, da spendere su tutto lo scibile umano gastronomico avendo cura di fare buone previsioni anche sulla sua durata. Del resto se Valentini, Masciarelli, Pepe e tanti altri abruzzesi hanno fatto miracoli con il trebbiano, non c’è alcuno motivo per non provare a ragionare su questo vitigno con uno sforzo che vada oltre la faciltà di beva e la immediatezza. Scrivo questo non perché ogni bottiglia debba essere storica, ci mancherebbe, ma per la curiosità comprensibile verso il comportamento varietale e poi enologico in bottiglia. Un vero affare per gli amanti della Coda di Volpe.
Sede a Castelfranci, contrada Valle 19
Tel e fax 0827.72252
Enologo: Carmine Valentino
Bottiglie prodotte: 20.000
Vitigni: coda di volpe e aglianico
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