Cocotte Osteria Mediterranea a Benevento: l’esperienza di Nunzia incontra il cuoco Iacoviello, tre anni da Ducasse e il pollo da Blumenthal

Antonio e Laura Callea con il cuoco Antonio Iacoviello

Coccotte Osteria mediterranea
Piazza Guerrazzi, n°12
Telefono: 0824 279354
Aperto a pranzo e a cena

Oltre Clemente Mstella e Sandra Lonardo Benevento vanta un’altra icona dal 1970: Nunzia. Di nome e di trattoria, ossia la storica chiocciola Slow Food che ha nutrito intere generazioni a fusilli, baccalà e con le millemila ricette della tradizione ruralpastorale del Sannio, sia pure contaminata dalla tradizione partenopea.
I figli di questa donna straordinaria, Antonio e Laura, dopo una lunga gavetta nella trattoria di famiglia, hanno aperto il ristorante Cocotte nel cuore di Benevento, proprio di fronte all’Università. La differenza tra l’apertura di chi è del mestiere e di chi non lo è è evidente sin dalle prime battute perché il primo pensa come i clienti, il secondo pensa che i clienti si debbano adattare ai propri gusti.
E c’è tanto mestiere in questo nuovo spazio, era dai tempi di Pedicini che non c’era un bel ristorante a Benevento. Tanto mestiere a cominciare dai prezzi, decisamente contenuti con due menu degustazione di quattro portate a 32 (la prima volta) e a 38 euro (Mediterraneo). Alla carta si viaggia sui 40-45 massimo 50.
La seconda notizia è che in cucina c’è Antonio Iacoviello, beneventano sposato a Benevento dunque non a rischio fuga “vado a comprare le sigarette”. Un beneventano che, come tutti i meridionali, ha girato davvero tanto prima di rientrare. Tre anni, dunque non una affacciata, da Ducasse a Montecarlo dove ha imparato le basi dopo aver frequentato l’Alberghiero, poi anche Blumenthal dove per molti mesi ha lavorato solo il pollo (piatto che da solo vale il viaggio come si scriveva un tempo nelle guide gastronomiche), un po’ dal Pescatore e poi come secondo di Paolo Barrale dopo che Luigi Salomone ha lasciato il Marennà per andare a Piazzetta Milù.
Il mix  di questo incontro a nostro giudizio può portare molto lontano l’esperienza appena avviata se riesce a scapolare bene l’estate che da queste parti è un po’ come dire gennaio e febbraio a Napoi. C’è infatti un punto di equilibrio che riassume bene quello che Pino Cuttaia ha diciarato alla nostra Floriana Barone: “Il cuoco contemporaneo deve custodire la cucina popolare.”
Dunque qual è il compromesso raggiunto tra l’esperienza della famiglia Callea e gli ormoni gastronomici ancora esuberanti del giovane Iacoviello? Intendere per cucina popolare tutto quello che si affaccia sul Mediterraneo, dal cous cous alla bouillabesse, dallo spaghetto alla granseola alla caprinette di quaglia. Insomma, una finestra affacciata sulle culture gastronomiche dove per foruna le idee, le merci e gli uomini viaggiano da quattromila anni.

 

Quindi cosa trovate qui? Piatti leggibili, un menu ampio e stagionale il cui ricambio avverrà ogni due, tre mesi e in cui soprattutto si può tornare più di una volta. Noi per esempio non abbiamo preso il polletto alla diavola e abbiamo tutta l’intenzione di farlo. Si può seguire un percorso di crudi di mare, uno di terra, da manuale la mattonella di scarola come esempio di piatto vegetariano. La pasta fresca è fatta in proprio, altrimenti c’è quella di Gragnano di Di Martino. La lista dei vini è ampia, con una buona selezione di Champagne, anche qui non costosi, e ovviamente con il Sannio e la vicina Irpinia in grande spolvero. Mentre il servizio è seguito personalmente da Antonio e Laura.
La cocotte è la pentola regina dei servizi, le cotture sono dirette (il sottovuoto l’ho trovato ormai solo in Italia ci dice lo chef).
L’ambiente ha per tema il viaggio: vecchi modellini di motoscafi in legno riva, auto da corsa, aerei, manichini che pedalano sul tavolo, sui muri le immagini delle città che fanno il Mediterraneo, da Marsiglia a Barcellona, da Napoli e Tunisi. C’è anche uno spazio bar per cocktail o per cui vuole bancare sullo sgabello un crudo e bere uno champagne.

Insomma una formula sicuramente originale ma soprattutto piena di sostanza che lascia ben sperare per il futuro. Una città come Benevento, bellissima ed elegante, aveva bisogno di un ambiente così e soprattutto di una cucina ricca di sapienza e tecnica che si va ad affiancare a quella, anch’essa di mestiere, di Dionisio Mignone (ristorante e bistrot): più l’offerta è varia, più c’è la possibilità di essere attrattori.

Ma ecco la nostra cena con i nostri voti.

CONCLUSIONI

Il mio suggerimento è di prendervi un bel week end a Benevento, visitare i suoi palazzi e i suoi musei, l’Ortus di Palladino, la chiesa bizantina di Santa Sofia, provare la cucina di Nunzia, quella di Dionisio questa di Cocotte. Divertimento e sapore assicurati, tecnica ed esperienza al sevizio del clienti e il portafoglio che suderà poco, pochissimo. Insomma un grande rapporto tra qualità e prezzo. Siamo convinti che nessun risultato può essere precluso a questa realtà e la città ne ha bisogno.

 

Cocotte Osteria Mediterrenaea Benevento


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