di Bruna Sapere
La ristorazione di Capaccio Paestum sta vivendo un momento d’oro. Alle più note e consolidate insegne, si affiancano nuove realtà, spesso gestite da ragazzi giovani e di belle speranze. E’ il caso di Vincenzo Maio, supportato dalla compagna Elena D’Angelo.
Entrambi 27 anni. Laureata in ortottica e assistenza oftalmologica lei; diplomato al liceo scientifico con una carriera calcistica interrotta troppo presto, a causa di un infortunio, lui.
Il Club Morera nasce in seguito all’infortunio di Vincenzo, sette anni fa.
Dapprima il giovane segue un corso per pizzaioli, insieme alla mamma, dove apprende l’arte della pizza. Impara le basi della cucina, facendo pratica nei ristoranti della zona, e approfondisce le tecniche attraverso un continuo e intenso studio sui libri, viaggiando, stringendo amicizie con chef più esperti e condividendo con loro esperienze ai fornelli. Vincenzo trasmette la sua passione anche ad Elena, che segue i corsi sui lievitati e piccola pasticceria di Luca Montersino.
Il desiderio di far apprezzare la bellezza antica di un paesaggio immerso nel verde incontaminato, situato lungo la Strada Provinciale 168 – ribattezzata “Capaccio-Paestum” dagli abitanti del luogo – che collega direttamente la zona archeologica di Paestum a Capaccio Capoluogo, spinge Vincenzo a creare un circolo ricreativo dedicato agli amanti della cucina.
Prima pizzeria, poi, da un anno e mezzo, anche ristorante. Il Club Morera si distingue per l’ambiente tranquillo ed elegante e il clima familiare e accogliente; si divide tra il verde del giardino, riservato alla pizzeria, con circa 30 posti a sedere, e la sala intima che accoglie 6 tavoli, per 18 posti, destinata al ristorante. Il locale è aperto tutto l’anno a cena e, di domenica, anche a pranzo; le pizze sono presenti in menu solo nel periodo estivo.
Travi a vista, in legno, di stampo rustico e pareti in pietra che danno un tocco di lusso, si combinano con tavoli dalle linee semplici e dagli accenti romantici. A pochi passi l’orto, in cui sono coltivati gli ortaggi utilizzati in cucina. Spazio quindi al Km 0 e al “fatto in casa” a cui si affianca il km buono, con formaggi e salumi provenienti da aziende locali. Rigorosamente locale anche la carne, acquistata giornalmente.
La pizza, profumata e soffice, ha un impasto maturato 72 ore a temperatura controllata ed è cotta nel forno a legna. In foto la margherita con pomodoro San Marzano DOP e fiordilatte.
Nei piatti si ritrova la tradizione del Cilento abbinata ad un’idea di cucina moderna.
Partiamo dall’entrèe: Cannoncino di pasta fillo ripieno di mousse di ricotta di bufala aromatizzata al limone; tartellette con pâté di olive e guanciale e peperoni in agrodolce e pecorino.
Polpo verace, nocciole e porri.
La nostra parmigiana. Molto ben realizzata. Non fa rimpiangere la versione classica.
Proseguiamo con Candele “Pastificio Gentile” con ragù cilentano 8 ore tagliato al coltello e cacioricotta di capra. La pasta è perfettamente al dente; il ragù cilentano, che prevedere l’uso di carne di maiale, vitello e castrato nelle stesse quantità, è ben realizzato e corposo. Il cacioricotta cilentano, presidio slow food ed eredità dei nostri avi, è uno dei simboli della tradizione, sebbene sia sempre più in disuso nella cucina moderna.
A seguire filetto di maiale laccato al miele di acacia, pancetta croccante e patate alle erbe aromatiche e fondo di manzo. Gustoso. Sarebbe stato delizioso se fosse stato un po’ meno asciutto.
Il pane, con Lievito Madre, è di produzione propria; così come i tarallini, fragranti e saporiti.
Chiudiamo con lingotto nocciola e cioccolato che gioca sulle diverse consistenze.
Presenti birre artigianali e una discreta carta dei vini con particolare attenzione alle etichette campane.
L’amore per la cucina e per la propria terra traspare sia nei piatti che nelle parole di Vincenzo che sorride, mentre si racconta, con l’umiltà di chi ha ancora tanta strada da fare ma è sulla via giusta.
Club Morera Capaccio-Paestum
Strada Provinciale 168, nr. 46
Chiuso il martedì
Aperto a cena e, di domenica, anche a pranzo
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