Civitella del Tronto era la Bolzano del Regno delle Due Sicilia. La monumentale fortezza, oggi perfettamente restaurata, fu l’ultima a cadere nelle mani dei piemontesi ed motivo di orgoglio oggi ricordare questa storia in un paese dove la cultura dei Borbone è ancora più forte che a Napoli, dove un circolo nautico è titolato ai Savoia.
Tutto passa: alla terza generazione, un albergo che di fatto è uno dei monumenti di Civitella. La sala del ristorante è arredata in stile classico, qualche bel mobile di famiglia, colori caldi, un servizio molto professionale che si alterna al benvenuto di Daniele che si diverte sempre e comunque a fare il padrone di casa.
Slancio e guizzo innovativo negli antipasti senza rinunciare all’ABC della cucina abruzzese, a partire dalla cultura del pane e dall’olio. Lo stile è semplice, senza molti fronzoli, si gioca sulla qualità del prodotto, la sua ricerca, il suo recupero.
Buona e divertente la rivisitazione del tacchino alla canzanese, che riabilita una carne altrimenti stravolta dagli allevamenti in batteria. Ma Daniele ha risolto il problema alla radice tirando su un po’ di animali da cortile per il proprio consumo e quello del ristorante. Incredibile ma vero: il tacchino, come il pollo, può anche essere molo buono.
La panzanella è un gioco di destrutturazione, divertimento puro di buona spinta acida e golosa.
Si inizia ad entrare nelle montagne abruzzesi con il secondo piatto di entrata, ben eseguito e tranquillo.
La polpettina di agnello con chitarrina fritta e zafferano anticipa con un boccone un po’ ruffiano il classico primo piatto che sta per essere servito. Prima c’è un delicato ma deciso flan di pecorino, solo leggermente addomesticato dal miele e in ottima compagnia con un saporito prosciutto locale, bottino personale di caccia di Daniele che lo ha scoperto da un vicino artigiano.
Solidi e di grande tradizione i due primi piatti provati: la chitarra al ragù bianco d’agnello e zafferano dell’Aquila – praticamente un calcio di rigore; e i confortevoli agnolotti di Marchigiana in brodo di cappone. Serviti, tra l’altro nello splendido servizio da zuppa anni Cinquanta di Richard Ginori.
Ancora agnello, per continuare. Come scrive Daniele nel menu, un omaggio ai pastori della sua terra.
Una sorsata di mirtilli per arrivare col palato pronto al dessert. Il giovane chef addetto ai pani e ai dolci, quattro anni da Bottura propone un “soffio di primavera”, in effetti un leggerissimo e profumato parfait alle fragole.
Nel bicchiere ritroviamo il Trebbiano 2008 di Valle Reale, molto pieno, fresco, decisamente interessante e destinato a camminare a lungo.
Insomma, una cucina precisa, pulita, di territorio, aggiornata nelle presentazioni. Un bel rifugio gastronomico, proprio al confine tra Abruzzo e Marche.
ZUNICA 1880
Piazza Filippi Pepe, 14
Civitella del Tronto
Tel.0861. 91319
www.hotelzunica.it
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