di Lello Tornatore – Tenuta Montelaura
AV 2011C000016 è il numero identificativo del marchio collettivo geografico registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico e che fa riferimento alla Cipolla Ramata di Montoro. Nell’intento del comitato promotore per la tutela del prodotto, tale iniziativa serve a distinguere questa cipolla da altre assicurando al consumatore, attraverso scrupolosi controlli affidati ad organismi terzi, un’ origine da un territorio ben circoscritto e quindi tracciabilità e qualità. La storia di Montoro è strettamente legata alla sua cipolla, abbandonata solo per un periodo di tempo per inseguire il miraggio della tabacchicoltura con le laute integrazioni della comunità economica europea.
Con il dimagrimento delle risorse comunitarie che hanno comportato la diminuzione dei contributi per la coltivazione del tabacco, fino ad arrivare alla totale eliminazione degli stessi, le aziende agricole della piana montorese sono tutte, chi prima, chi dopo, alle prese con la riconversione delle proprie produzioni. Ed ecco che si ritorna alle coltivazioni ancestrali della Cipolla “color rame”. Gli ettari attuali coltivati a cipolla sono circa 39 rispetto ad un potenziale di 195ha. Lo studio del dott. Giuseppe Napoli, esplicitato dallo stesso nella relazione più interessante dell’incontro, ha svolto delle proiezioni comparative tra la situazione attuale e quella potenziale.
Ne è uscito fuori che consorziandosi, i produttori, riuscirebbero a più che raddoppiare il valore della produzione lorda vendibile, naturalmente in condizioni ottimali di filiera corta e di opportuni lavori di marketing sulla falsariga di quelli già in corso. Oltre alla relazione del dott. Napoli, ha infiammato la pletea, composta in massima parte da produttori, l’appassionata introduzione del presidente del comitato promotore Nicola Barbato che ha spiegato passo passo il lavoro svolto e quello ancora da svolgere.
” La nuova agricoltura per essere valorizzata – ha detto Barbato – ha bisogno del proprio territorio e dei giovani che ci vivono, perchè il “prodotto locale” garantito e tracciato è il prodotto che si associa al patrimonio culturale di cui il nostro territorio è ricco”.
A confortare il presidente Barbato, gli altri produttori e gli amministratori di essere sulla strada giusta, ci ha pensato l’assessore regionale all’agricoltura Vito Amendolara, uomo di terra, ex coldiretti, che con il suo intervento denso di complimenti per il lavoro svolto, ha puntato il dito contro le sirene dell’occupazione dai grandi numeri della grande industria, sottolineando l’attuale situazione di crisi della stessa, in Campania e fuori da essa, anche alla luce della recentissima annunciata chiusura dell’ Irisbus di Grottaminarda (circa mille addetti).
“Bisogna ripartire dal territorio – ha detto Amendolara dopo un fulmineo passaggio contro il “napolicentrismo”– per rimettere in moto una nuova economia “, che è poi lo slogan della campagna promozionale del suo assessorato, risultata la migliore in Italia, prima ancora di quella della Farnesina, almeno questo ha rivendicato nel corso del suo intervento. Ma…la proposta?
Ah si, l’assessore ha lanciato l’idea di far vendere ai produttori i loro prodotti nelle sedi dei beni di patrimonio dell’Unesco.
Bene, allora tutti a degustare la zuppa di Cipolla Ramata di Montoro e le altre prelibatezze, sempre a base di cipolla, preparate per la grande occasione.
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