SALVATORE MOLETTIERI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: fuori commercio
Fermentazione e maturazione: legno e bottiglia
Una domanda mi gira sempre per la mente ogni qualvolta mi ritrovo ad affrontare degustazioni di vini campani di questa levatura, di questa età, di queste peculiarità (per la verità molto lontane dalle aspettative moderne). Venti anni anni in bottiglia e denominarsi Taurasi, ovvero, sapevano i produttori di stare producendo allora vini di così grandi aspettative? Boh, chissà. Ebbene, oggi io manifesto la mia approvazione, a suo tempo mi sono inchinato ad un Radici 1968 di Mastroberardino come ad uno strepitoso Piano di Montevergine 1997 di Feudi, passaggi obbligati di una grandeur inaspettata ma così esplicita ed emozionale tanto da oscurare in degustazione parallela, d’un colpo, blasonati Barbaresco e nobili Sangiovesi.
Il corredo organolettico che ti si pone dinanzi ha tratti caratteriali storici eccezionali, fondamentali per capire fino in fondo l’evoluzione di un vitigno come l’aglianico, di un areale come quello irpino e di un vino come il Taurasi. Oggi il Cinque Querce ’88 è del tutto o quasi sconosciuto ai più, divenuto ben presto, dopo i successi aziendali degli ultimi anni una icona rara, introvabile, familiare solo a chi oltre vent’anni fa ha creduto ciecamente nell’autenticità di un personaggio come Salvatore Molettieri ed i suoi vini, rustici e schietti ma di grande sincerità espressiva.
Oggi dell’azienda Molettieri si sa tutto o quasi, il dna vitivinicolo è stato tracciato e marcato con successo immenso, si è partiti dall’antica vocazione alla viticoltura della famiglia di Montemarano, dai padri fondatori fino alla fine degli anni Settanta, quando proprio Salvatore già godeva di grande stima in loco per la sua alacre attitudine a produrre uva di assoluta qualità, che però non avendo abbastanza mezzi economici per strutturare un’azienda vera e propria, preferiva vendere alle principali aziende campane di allora. Nel 1983 la svolta, l’inizio di un percorso lento ma proficuo che giungeva al suo compimento dieci anni dopo, nel 1995, con l’ingresso in azienda del figlio Giovanni, divenuto nel frattempo enologo maturando anche alcune interessanti esperienze formative in giro per l’Italia e la Francia, tali da aprirlo alla giusta prospettiva con la quale affrontare il lavoro di vigneron nell’ostico ma meraviglioso terroir di Montemarano.
Il primo millesimo a venire commercializzato in questa fase è il Taurasi Cinque Querce 1992, poi a seguire una serie di millesimi tra alti e bassi non senza alcune grandi interpretazioni, per immediatezza ed unicità, come il 1994 e il 1998, sino agli ultimi pluripremiati 2000 e 2001, vini apprezzatissimi, sicuramente lontani dalla classicità delle prime vendemmie, quasi innovativi per concentrazione e complessità del frutto ma che soprattutto nella versione riserva hanno solcato una traccia indelebile per l’Aglianico di Taurasi consacrandolo alla grande viticoltura italiana e mondiale.
Nel bicchiere un vino rosso granato con nette sfumature aranciate, limpido ed ancora abbastanza consistente. Lasciato lungamente respirare in ampio cristallo, il primo naso apre a sensazioni olfattive terziarie molto marcate, mallo di noce, terra bagnata, grafite, poi viola passita, erbe aromatiche. Un naso importante, riflessivo, particolare, molto profondo. In bocca il vino è asciutto, abbastanza morbido, la nota alcolica aiuta a mascherare una beva certamente poco fluida e carezzevole, qua e là si percepiscono note gustative slegate, figlie di un vino probabilmente arrivato alla sua estrema sintesi, alla sua massima espressione, alla quadratura del cerchio; Da bere per puro piacere o magari abbinato a grandi formaggi stagionati e/o erborinati, avendo cura di decantarlo preventivamente per separare un evidente e nutrito residuo solido.
Una gran bella esperienza gustativa, che racchiude in se un auspicio ed una speranza: l’auspicio è che quella decina di bottiglie gelosamente segrete nella cantina Dolce Vite de L’Olivo sappiano aspettarmi negli anni a venire come balia, come longa manu di educati futuri avventori. La speranza è che tra vent’anni a produttori come Molettieri, ma potrei ben dire Mastroberardino, Lonardo, Caggiano, si affianchino decine di altri capaci di trasmettere attraverso i loro vini gli stessi valori, la stessa qualità, la stessa valenza: la terra, il vitigno, le persone. Storie uniche e straordinarie!
Questa scheda è di Angelo Di Costanzo
Sede a Montemarano. Contrada Iampenne, 36. Recapito Contrada Musanni 19
Tel. 0827.63424. Tel e fax 0827.63722
Sito: http://www.salvatoremolettieri.it
Enologo: Giovanni Molettieri
Bottiglie prodotte: 60.000
Ettari: 11 di proprietà
Vitigni: aglianico, fiano, greco, coda di volpe
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