Mozzarella di bufala e bufale. Uno strano destino riguarda il latticini più godurioso e amato dagli italiani: quello di essere diventato una metafora della Terra dei Fuochi e di tutti i mali della Campania.
A questo hanno contribuito un modo di fare giornalismo secondo il quale quando una cosa non fa notizia non è vera, le eterne diatribe tra produttori e trasformatori, l’ascesa del comparto negli ultimi vent’anni con un incremento a due cifre che ha visto l’ingresso di imprenditori di altri comparti che spesso e volentieri hanno puntato a massimizzare il reddito senza pensare sempre alla qualità. E infine le pressioni delle multinazionali che hanno l’interesse a distruggere la dop di territorio per veicolare il loro marchio.
Ed ecco alcune bufale sulla mozzarella di bufala.
1-La brucellosi è fuori controllo in Campania.
Falso!
Dopo la crisi del 2007 i dati confermano una media regionale ben al di sotto di quella nazionale e di almeno dieci volte più bassa della media di paesi come gli Stati Uniti. Gli ultimi dati 2015 confermano l’assoluta sanità del prodotto in oltre ventimila prelievi.
2-La brucellosi crea seri rischi a chi mangia mozzarella.
Falso!
Per fare la mozzarella bisogna riscaldare il latte, e ogni rischio è eliminato scientificamente. Da quando scrivo su questo settore, 1986, non c’è stato un solo caso registrato di una persona che ha preso la brucellosi mangiando la mozzarella di bufala.
3-Non c’è latte a sufficienza per rispondere alla domanda dei caseifici.
Falso!
I dati presentati dal consorzio confermano invece che la produzione è in grado anche di sostenere la crecita della domanda. Chi truffa non lo fa spinto dalla necessità ma dall’avidità.
4-La mozzarella si divide tra quella di Caserta e quella di Salerno.
Falso!
La Dop comprende parte del Lazio e del Foggiano. La differenza non è territoriale ma riguarda i sistemi di allevamento e nella sensibilità del casaro.
5-La mozzarella va conservata in frigo per sicurezza.
Falso!
Mai mettere il prodotto in frigo, ma lasciarlo nell’acqua di governo anche per il giorno dopo l’acquisto.
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