di Raffaele Mosca
Alla grande kermesse dedicata ai Tre Bicchieri del Gambero Rosso c’erano più vini interessanti che in qualsiasi edizione precedente, grazie anche alla nuova sezione vini rari della guida, che per la prima volta dà spazio a una cinquantina di chicche pseudo-introvabili.
Diverse le etichette che apprezzo da sempre e che finalmente hanno trovato una collocazione in questo spazio: per esempio il Cupo di Pietracupa, il Vigna di Milo di Salvo Foti e il Piano delle Colombe di Girolamo Russo. Ma a lasciarmi senza parole in questo caso sono state due espressioni dello stesso vitigno – seppur menzionato con nomi diversi – assaggiate tete a tete.
Il Cinabro 2020 de Le Caniette è un’espressione magnifica del Bordó, ovvero il clone di Grenache riscoperto negli ultimi anni nel Piceno. Un vino spiazzante, dotato di quella delicatezza aromatica e cromatica che accomuna tutti i vini dei territori in cui questo vitigno è in ascesa: dalla Sierra de Gredos ad alcune aree di Barossa in Australia. Con il suo profumo di acqua di rose, mirtilli rossi e botanicals da Vermouth, è agli antipodi rispetto alla maggioranza dei rossi marchigiani, ancora giocati tutti sui muscoli e spesso carenti di precisione. La bocca segue lo stesso tracciato: piena e allo stesso tempo slanciata, con tannino soffice e tanto agrume che traina la progressione senza peso fino al finale di meravigliosa delicatezza. L’errore che i vigneron piceni – forse trainati dal successo di Oasi degli Angeli – hanno commesso in partenza è posizionare subito i Bordó a prezzi abbastanza proibitivi, ma qui la cifra riportata per le circa 1.000 bottiglie commercializzate – ovvero 92 euro – è coerente con quel che c’è nel calice.
Grenache è anche sinonimo di Cannonau, e, negli ultimi anni, grazie a miglioramenti mostruosi in campo enologico, alcuni produttori sardi sono riusciti finalmente catturare l’anima gentile che la varietà riesce ad esprimere anche in contesti torridi. Ma proprio torrida Mamoiada non è: le vigne del paese grand cru della Barbagia rasentano spesso i 1000 metri e la potenza data dalla luminosità è generalmente abbinata alla grazia tipica dei vini d’altura. Subito prima del Cinabro, avevo fatto un salto in zona Piemonte per il meraviglioso Barolo Vigna Rionda Ester Canale Rosso 2020 di Giovanni Rosso e, mettendo il naso nel Riserva Franzisca 2021 di Giovanni Montisci, mi è parso di trovarci più di qualche somiglianza.
C’è quella dolcezza un po’ “baroleggiante” di fragola, anguria e pastiglia alla viola, abbinata ad erbe di macchia, liquirizia, anice, bergamotto, cannella… e chi più ne ha, più ne metta. I gradi alcolici riportati in etichetta sono 15 e mezzo, ma la sensazione calorica non disturba nemmeno un po’; amplifica il frutto invece di sfocarlo, arrotonda un sorso che ha più corpo e spessore rispetto a quello del Cinabro, ma anche la giusta freschezza a stemperare, tannino delicato ma netto che accarezza il finale veramente notevole per profondità.
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