Cima Caponiera 2017 di Ca’ Rugate: l’ Amarone al di là degli stereotipi

Pubblicato in: I vini da non perdere
Cima Caponiera 2017 di Ca’ Rugate

di Raffaele Mosca

Fino a qualche anno fa, dire che un produttore di Amarone della Valpolicella aveva mano quasi “bianchista” poteva sembrare un affronto. Oggi è un bel complimento fare (anche se in molti non apprezzano!). Sicuramente le versioni canonicamente opulente hanno ancora un appeal in alcune parti del mondo – tipo Germania e Nord Europa – ma chi vuole evitare battute d’arresto in futuro deve rinunciare alla ricerca della dolcezza e della ricchezza ad ogni costo, perché il mondo del vino va in quella direzione. Ca’ Rugate, azienda fondata a Soave e che poi si è allargata in Valpolicella, ci è riuscita anche in un’annata rovente come la 2017, grazie ad una mano decisamente bianchista e a una nuova etichetta legata a una piccola vigna a 600 metri, tra le più alte della Valpolicella classica. Per Michele Tessari, proprietario dell’azienda, l’Amarone della Valpolicella Cima Caponiera 2017 è riflesso di di una zona marginale e a tratti estrema, dove le uve non sono mai esuberanti in termini di materia, ma anche di un lavoro in sottrazione: “ il vino in Valpolicella non si può giocare tutto sull’appassimento: bisogna preservare il frutto invece di intaccarlo. Anche noi abbiamo iniziato seguendo uno stile più concentrato, ma ci siamo resi che forzare non serve, perché abbiamo già una grande materia di partenza e, spingendo troppo, si finisce solo per omologare”. Sembra che anche le istituzioni consortili si siano accorte della necessità di cambiamento. Negli ultimi anni hanno cominciato ad anticipare la data per la vinificazione dell’Amarone: quest’anno il hanno dato il via dal 4 Novembre, consentendo a chi lo riteneva opportuno di fare un appassimento più corto.

La degustazione

Il Cima Caponiera 2017 ha un colore luminoso e non troppo fitto, molto più tipico delle varietá che lo compongono di certe vesti inchiostrate. Il profumo è dolce, ma senza tracce di surmaturazione, di confettura di mirtilli e scorza d’agrume ricoperta di cioccolato con qualche accenno vegetale e pepato sul fondo. La bocca è fresca, tipicamente ammandorlata all’attacco, con un frutto molto misurato, residuo zuccherino non pervenuto e tannino sottile, ritorni pepati e salini che allungano il sorso sorprendentemente scorrevole. I gradi sono 15,5 – non troppi per un Amarone – e non si sentono nemmeno. Per gli amanti dello stile “classico” potrebbe sembrare fin troppo leggero e sottrattivo. Per il sottoscritto è un prototipo dell’ Amarone del futuro.

Gli altri vini di Ca’ Rugate

L’azienda è partita negli anni 50’ da Soave, per poi proseguire con l’acquisto di vigne in Valpolicella, e il Soave Monte Fiorentine 2022 continua ad essere il suo cavallo di battaglia: affinato solo in acciaio, il connubio di dolcezza aromatica e tensione citrina è allettante, ma ha bisogno di qualche altro annetto di bottiglia per sviluppare piu profondità. Poi c’è il Valpolicella Superiore Campo Lavei 2022: da vigne all’estremo est della Valpolicella, non lontane da Soave; è un po’ più rustico del Cima Caponiera, ma scorre senza intoppi tra ritorni di bacche nere, rimandi pepati e leggermente erbacei. Ultimi, ma non per importanza, il Lessino Durello Amedeo 2018, Pas Dosè frutto di un recente investimento a ridosso dei Monti Lessini: è lineare e dinamico, compiuto nella sua essenzialità ed asciuttezza. Valido anche il Vermouth da Amarone da Valpolicella, che mette insieme il frutto tipico della tipologia con la parte officinale derivante da Botanicals della Lessinia e dà il meglio di sè on the rocks.


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