di Roberto Muzi
La storia dell’uomo è legata in maniera inscindibile a quella dei cereali: il loro addomesticamento ha significato il sostentamento principale alla sedentarietà, il grano è il simbolo della civiltà contadina, il pane il simbolo alimentare della cultura cristiana e dunque europea. Nonostante questo, con l’industrializzazione produttiva, le necessità della GDO e la nostra diseducazione sul cibo, hanno posto questo fondamentale elemento base della nostra dieta nella spirale della lotta al prezzo più basso possibile, con il conseguente, ovvio, scadimento della qualità.
Ecco, la straordinarietà del lavoro dell’Azienda Agricola Poggi sta proprio in questo: porre nuovamente i grani nella posizione che gli spetta, quella di pietra angolare della nostra cultura alimentare. Ecco il senso di questa impresa a conduzione familiare: la ricerca di cereali e legumi caduti in disuso semplicemente per la loro scarsa “attitudine economica”, che si regge solo su due aspetti, il prezzo basso e la facilità di trasporto e conservazione. Con la chiara idea di unire l’etica al gusto, utilizzando concetti un po’ diversi che quelli insostenibili della quantità fine a se stessa, la famiglia Poggi, che produce a Ciciliano, piccolissimo comune tra Tivoli e i verdissimi Monti Simbruini, conduce la sua piccola rivoluzione quotidiana: con la ricerca, coltivando oltre a lenticchie, fagioli, mais, frumento, anche la cicerchia, il grano saraceno, il farro, e con l’operazione più importante, fondamentale, la macinatura in azienda.
Partendo dal presupposto che sarebbe stato inutile coltivare bene e poi portare i prodotti per imbustarli o farli lavorare da mulini dozzinali, i Poggi hanno deciso di lavorarseli da soli e di acquistare un mulino. Ma non uno comune. Convinti che, proprio a causa dei tipi di mulini utilizzati, ci diano da mangiare la polvere di grano e non della farina vera (ecco la ragione per cui hanno completamente bandito la 00 che è il risultato della lavorazione solo della parte amidacea – interna – del chicco), hanno scelto la straordinaria pietra di La Fertè-sous-Jarre, pregiata e robustissima selce molare francese, le cui realizzazioni sono numerate per una produzione qualitativa che utilizza materie prime eccezionali e le tratta senza sfibrarle. Le macine non scaldano i chicchi, producono farine con più corpo, puliscono meglio la crusca e non provocano scarti. E’ così che si riescono a produrre prodotti straordinari e dal grande valore nutrizionale. E’ per questo che li abbiamo selezionati per i nostri Mercati della Terra, per questo che ammirarli all’opera durante la raccolta e la molitura diventa una straordinaria esperienza culturale.
Via del Castagneto Ciciliano (RM)
Tel. 347. 9829164
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