Ciccimmaretati, la festa più bella del Cilento, compie 25 anni. E’ nata infatti nel 1991 a Stio, piccolo borgo di origine normanna di poco più di 800 anime, come sagra per valorizzare la cultura contadina attraverso i suoi piatti tipici. Claudio D’Ambrosio, presidente dell’Associazione Culturale ‘Il Punto’, ci racconta di come e perchè iniziò questa avventura, e delle prime edizioni, quando addirittura si cambiava il menu ogni giorno per una settimana: «L’idea era quella, sin da allora, di far conoscere i piatti della tradizione veri – e dunque poveri, tutti senza carne, vegetariani ante litteram, per necessità. E tali sono rimasti, sino ad oggi».
Ciccimmaretati che si tiene dal 17 al 23 agosto ha ormai un menu fisso consolidato, ma sempre basato su una decina di ricette della tradizione cilentana, a partire proprio dai ‘Ciccimaretati’, la zuppa di legumi beneaugurante e propiziatoria che a Stio si prepara nelle case il giorno del Primo Maggio, mettendo insieme i ceci (vengono utilizzati quelli di Cicerale, presidio Slow Food), i fagioli tabacchini e regina, lenticchie, grano e granturco, il tutto condito con aglio, olio e peperoncino e servito nel tegamino di coccio. Un trionfo di sapori, gustoso e appagante, davvero il piatto che vale il viaggio, anzi, la festa.
Gli altri piatti tipici del menu sono le Mulignane ‘mbuttunate, cioè le melanzane imbottite alla cilentana, con pomodoro e ripieno di uova e cacioricotta di capra; il grano al forno, antica ricetta pasquale; i cavatielli al sugo di pomodoro; foglie e patane cu’ lu vicci, ossia una sorta di mallone con patate lesse e foglie di barbabietola insaporite da un soffritto di olio, aglio e peperoncino e servito con una sorta di pane pizza; e le patate al pomodoro e formaggio cotte al forno.
Completa il menu un piccolo assortimento di formaggi, con caciocavallo e cacioricotta di capra fresco. Nel corso del tempo, poi, si è affinata anche la proposta nel bicchiere, con una lista di vini cilentani: tutti produttori locali, compresa una piccola azienda di Stio.
Ma la festa di Ciccimmaretati merita di essere segnalata non soltanto per la valida e genuina proposta gastronomica, già di per sé motivo di vanto, viste le centinaia di sagre paesane che impazzano in estate da Nord a Sud, solo per raccattare turisti per caso – come ricorda Marco Contursi qui, nel suo intramontabile pezzo contro le pseudo fiere del cibo improvvisato, veri e propri mangifici da evitare come la peste.
Questa di Ciccimmaretati è anche (diremmo soprattutto) una festa popolare bene organizzata, cioè un qualcosa che nel 90% dei casi è un ossimoro. Si mangia bene, si paga il giusto e si sta bene perché l’organizzazione è semplicemente perfetta. Vediamo perché.
- Si svolge in un parco verde attrezzato. Un grande bosco di castagni secolari, ampio, pulito alle porte del paese, a circa 650 metri di altezza, con un parcheggio esterno grande, ordinato e disciplinato. Il clima è fresco, l’aria è pulita. La manutenzione viene fatta con cura e regolarmente.
- I tavoli, numerati, con sedute di legno e tettucci di copertura anti umidità sono ben distanziati, suddivisi in piccole aree individuabili grazie a colori diversi su mappe ben disegnate, dislocate in tutta la zona coinvolta.
- All’ingresso un paio di postazioni elettroniche registrano al computer la prenotazione ai tavoli con nome e numero di cellulare, in modo che il codice col numero del tavolo – che arriva via sms – semplifichi la prenotazione e riduca il tempo di attesa. Una volta ricevuto il numero di prenotazione si ritira il voucher stampato e si individua il proprio tavolo per accomodarsi.
- Una volta al tavolo, uno dei ragazzi dello staff viene a prendere l’ordinazione: il menù, semplice ed immediato, così come i vini, sono riportati sulla tovaglietta in carta riciclata: 7 piatti (dai 4 euro e 50 ai 5 euro) e tre tipi di dolci.
- Il personale coinvolto (circa 100, tra ragazze e ragazzi ai tavoli e signore del paese che si occupano della cucina) è educato, preparato, gentile, prodigo di informazioni. Ma soprattutto è entusiasta e partecipativo. In una parola, tutti condividono lo spirito della festa e la gioia dell’ospitalità.
- La festa è anche una fiera del piccolo artigianato locale, e non solo gastronomico. Vengono ospitati produttori di fichi, di miele, confetture, formaggi, salumi ma anche artigiani che lavorano il legno di olivo, la paglia, le canne, le foglie di granturco, e ancora, cosmesi naturale, uncinetto, cucito.
- La musica è quella popolare, di gruppi locali che suonano dal vivo, senza pseudo suoni spaccatimpani.
- Le cucine si trovano in un enorme locale rivestito di legno, e sono aperte e visitabili: lo spettacolo delle signore che cucinano e assemblano i piatti (12 soltanto per fare i cavatielli, dalle 7 di mattina alle 17:00 e molte sono le stesse da 25 anni, ci racconta Claudio D’Ambrosio) non ha prezzo. Le norme igieniche e di sicurezza, tutte rispettate, nulla possono sulla spontaneità dei loro visi e dei loro sorrisi. Una festa nella festa.
- Ogni sera partecipano circa 2000 visitatori. D-U-E-M-I-L-A. Bene: non ci sono assembramenti, calche, gruppi chiassosi, non c’è violenza acustica o verbale di sorta, non vedrete una sola carta – o, peggio, un solo bicchiere di plastica – per terra.
Insomma, anche nel profondo Sud, un’altra sagra è possibile. Quando i grandi numeri non abbassano la qualità del cibo e dei prodotti e vengono convertiti invece per investire di più e per fare – e organizzare – sempre meglio. Lunga vita a Ciccimmaretati!
Tutte le info su:
www.ciccimmaretati.it
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